Mario Gromo
La Stampa
Dissimulata o evidente, carezzosa o aggressiva, la sensualità «alla Sternberg» sembra avere compiuto la sua parabola. Destatasi nella taverna di Lola-Lola (L'angelo azzurro), dopo essersi esasperata fino a un torbido barocchismo (L'imperatrice Caterina), ora si accende dell'ultima vampata in Capriccio spagnuolo, e ha sempre come insegna un volto, quello di Marlene Dietrich. Proprio quando l'archetipo della cosidetta «donna fatale» pareva collocato a riposo, lo Sternberg vi appuntò invece ogni attenzione, e ne nacquero i melodrammi imperniati su Marlene. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (2402 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957