Roberto Nepoti
La Repubblica
Metti una sera, a cena. Intorno alla tavola imbandita, sono riuniti una giovane coppia e una coppia matura. La prima è composta da Alain e Bénédicte, l'altra dagli invitati: Richard, il principale di Alain, e sua moglie Alice. Presto, la serata prende una piega imbarazzante sotto i colpi della sofisticata ospite, che insulta e aggredisce senza ritegno. Frattanto, nella casa degli sposini si verifica un fastidioso inconveniente: il lavello di cucina è otturato. Alain ci trova dentro un piccolo roditore scandinavo, un lemming.
Se la situazione di partenza ricorda Chi ha paura di Virginia Woolf?, Dominik Moll s'avventura più in là del lavaggio in pubblico dei panni sporchi borghesi. Facendo qualcosa di simile al precedente Harry, un amico vero, dove dissezionava l'amicizia per mostrarne la parte morbosa, qui il regista mette sul tavolo anatomico i rapporti amorosi.
S'inoltra in una terra di nessuno di ossessioni private (i fantasmi della coppia "normale", il desiderio di Alain e Bénédicte di esperienze sessuali esogame), ambiguità e nevrosi, dove la traccia del thriller vagamente hitchcockiano, riverniciato con l'acido di Lynch, si smarrisce in un dedalo psicologico pieno di angoli oscuri.
Non sempre Moll mantiene il controllo della materia; per la maggior parte del tempo troppo enigmatica e simbolica prima di concedersi, alla fine, chiarificazioni superflue. Ciò detto, Due volte lei spande un che di morbosetto e perverso piuttosto seducente e gli attori (maliziosamente scelti a contro-ruolo) sono perfetti.
Da La Repubblica, 31 marzo 2006
di Roberto Nepoti, 31 marzo 2006
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