Giuseppe Marotta
Acciuffai in "anteprima" a Viareggio il film di Richard Quine Criminale di turno, che appare nelle grandi città solo adesso. Bella vita, chi ozia su quei morbidi lidi. Un Tirreno di gala, nitido, lavato e stirato, a due passi dall'albergo; la vetrata-paesaggio, che incornicia vele o pini; l'odore, nella camera, del nuovo nécessaire (cuoio e lavanda, l'aroma eccitantissimo dei viaggi, del provvisorio, del romanzesco); la giacca bianca da sera nell'armadio e un telegramma d'amore (“Bada, ti seguo, ti vedo”, o, meglio: “Arriverò probabilmente sola giovedì”) sul comodino; i pranzi e le cene fra scollature illimitate, fra petti e schiene fragranti e bui come il pane dei contadini, mentre una voce idiota ma insinuante, alla radio, invita un pittore a mescolare col pennello i colori per tentare un apprezzabile ritratto di Nanninella; che altro? L'imminenza di un premio letterario che indicherà ai bagnanti i libri dai quali salvarsi per un intero anno; e infine anche l'inopinata visione di un film autunnale, decente, come questo (molto migliore del suo titolo) Criminale di turno. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6527 caratteri spazi inclusi) su 1956