Giuseppe Marotta
A tarda notte, sui prati di Villa Borghese, quattro uomini piansero, o quasi, in un fazzoletto d'erba. Non c'era luna; il famoso "ponentino" strisciava sulle ginocchia e ansimava, non riuscendo a superare lo steccato del galoppatoio. Anche l'alito dei vecchi alberi odorava di febbre. Immerso nell'ombra, indefinibile, anonimo, il primo uomo disse: “Mettetevi nei miei panni. Ho una botteguccia in Prati e una moglie nata diciannove anni prima di me, ero il suo commesso e diventai suo marito per ambizione. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (2285 caratteri spazi inclusi) su 1956