Giuseppe Marotta
Scottano cieli e asfalti, andatevene da Camillo Mastrocinque, là c’è fresco, solitudine. Alle cinque del pomeriggio sgusciai nell'Adriano" di Napoli, dietro l'accecante edificio della Posta: il film di Mastrocinque, che vi si proiettava davanti a una quarantina di persone, era, figuratevi, Napoli, terra d'amore. Non esiste, oggi, una città più controversa della mia. Il sindaco Lauro grida che la vera Napoli c'. quella dei sottopassaggi e delle aiuole che egli le ha donato. Gli estremisti della narrativa affermano che l'autentica Napoli è affamata, lercia, cupa (“le sue femmine violente, acide e tristi non tirano dalla gola un solo rigo di canzone per un anno intero”, scrive Rea) come la Russia prima della Grande Giustizia che vi ha profuso l'abbondanza e la felicità. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6254 caratteri spazi inclusi) su 1956