Riparo

Il doppio pregiudizio che colpisce donne e immigrati

Ancora un film (e interessante) sugli «altri», sui clandestini, gli immigrati, quelli che cercano «Lamerica», quelli che cercano lavoro o riparo nei nostri Paesi. E si chiama infatti Riparo il film di Marco Simon Puccioni che arriva adesso in dvd (01 Distribution, «rental» per ora, poi in acquisto), dopo un lungo itinerario e premi vari in festival importanti e la solita affannata e breve presenza nelle sale. Da collocare nello scaffale ideale che, appunto, contiene tra gli altri Lamerica di Gianni Amelio, Vesna va veloce di Carlo Mazzaeurati, Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio Giordana, Saimir e il recente Il resto della notte di Francesco Munzi, L'appartamento di Francesca Pirani, L'altro di Moshen Melliti... Per non parlare dei tanti film europei sullo stesso tema, tutti dettati dalla coscienza della vita agra, della difficile integrazione degli immigrati, clandestini e no.
Qui, a rendere le cose più sottili e più complicate, c'è un'altra «alterità»: quella delle due giovani donne legate da un amore omosessuale che si trovano, a loro insaputa, a importare dalla Tunisia, nascosto nel baule della macchina, un ragazzo marocchina senza famiglia che finirà per accettare l'offerta di ospitalità di Anna (Maria de Medeiros) nella casa che divide con Mara, sconvolgendo i delicati equilibri di una relazione delicata. Anna è ricca, Mara (un volto straordinario, Antonia Liskova) è un'operaia con un padre malato e molta rabbia, non felicissima di avere tra i piedi un ospite. Sullo sfondo del ricco Nordest dalle parti di Udine, in un paesaggio alieno segnato dal monumento alla seggiola gigante, da grandi complessi industriali e da immensi centri commerciali, si intrecciano due opposti pregiudizi: quello verso il ragazzo marocchino e quello verso il legame delle due donne, che, allo stesso modo, non è capito e accettato né dalla madre di Anna, né da Anis, incapace, dalla sua cultura tradizionale, di darsi una ragione del perché le sue amiche non sentano il bisogno di un uomo. Uno spaccato di provincia di fronte al cambiamento. Un mondo che non è ancora preparato alle differenze.
Da Il Venerdì di Repubblica 11 Luglio 2008

di Irene Bignardi,