Non bussare alla mia porta

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Un film di Wim Wenders. Con Sam Shepard, Jessica Lange, Tim Roth, Gabriel Mann, Sarah Polley.
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Titolo originale Don't Come Knocking. Drammatico, durata 122 min. - Germania 2005. uscita venerdì 30 settembre 2005. Acquista »
   
   
   

Claudia Morgoglione

La Repubblica

A due giorni dal Palmares, a Cannes è momento di Wenders e del suo "Don't come knocking". Un film che rivela totalmente il grande amore del regista tedesco per la cultura a stelle e strisce: "Sono cresciuto a Berlino, quando ho scoperto nella musica, nei libri e nei film il western americano, ho deciso che per me quello era il luogo ideale del pianeta". E il film è un omaggio al cantore dell'epopea della conquista del west, John Ford, alla mitologia dell'ovest e alla solitudine dell'uomo davanti ai grandi spazi. "Don't come knocking", (a ottobre in Italia) è stato accolto a Cannes con applausi (e qualche fischio) alla proiezione stampa e con una autentica ovazione alla conferenza dei giornalisti.
La trama. Howard (Sam Shepard) è un attore famoso, che trascina stancamente il proprio personaggio di star del western, vittima della sua stessa fama tutta sesso, droga, alcool. Sta girando in mezzo al deserto l'ennesimo western quando decide di fuggire, sparire. La troupe lo cerca, il regista senza di lui non può continuare, un emissario dell'assicurazione (Tim Roth) lo vuole rintracciare a tutti i costi. Howard va nel posto dove tutti gli uomini si rifugiano in questi momenti della vita: dalla madre (Eve Marie Saint). L'anziana donna, che non lo vede da anni ma colleziona ritagli di giornale delle sue gesta spesso negative, gli dice che trenta anni prima una donna lo aveva cercato per dirgli che aspettava un figlio da lui.
Il figlio. La notizia dell'inattesa paternità diventa a quel punto lo scopo della vita. Attraversa il Nevada, arriva nel Montana e ritrova Doreen (Jessica Lange), una delle antiche fiamme. Trova anche il figlio Earl (Gabriel Mann), musicista di pub, che non ne vuole sapere di conoscere un padre che mai si era interessato a lui. A sorpresa trova anche una figlia (Sarah Polley) che invece sul suo mito era cresciuta.
Solitudine. "E' la storia di un uomo che ha perso il centro della propria vita, il filo della propria esistenza. E' una storia sulla solitudine e sulle relazioni familiari", dice Wenders che ha scritto con Sam Shepard la sceneggiatura "realizzandola scena per cena pensando solo a seguire il personaggio e non costruendola in termini di intreccio". L'idea del film - ha spiegato Wenders - era di seguire "un uomo solo ma anche conoscere le donne fondamentali della sua vita che piano piano prendono il sopravvento".
Delusione. Il regista avrebbe voluto girare nei luoghi di John Ford, nella Monument Valley. "E' stata una delusione andarci, ormai quei bei paesaggi sono troppo legati agli spot pubblicitari. Ti vengono subito in mente le sigarette". Quando Wenders è andato in Montana, dice di aver "capito perchè era il posto ideale: perchè era familiare a tutti, universale. Volevo trovare un posto a cui ci si sente di appartenere e quei paesaggi sono nella testa di tutti. Così ho scelto quei luoghi e i miei amici attori hanno saputo ben tradurre la mia solitudine davanti a quei paesaggi".
La provincia. Il film subisce l'influenza triste dei dipinti di Hopper, quegli spaccati di vita di bar fumosi di provincia americana. "E' vero, sono sempre stato affascinato da quei quadri" ammette Wenders che ha girato da par suo le albe e i tramonti delle montagne desertiche e scene di grande suggestione come quando utilizza il carrello circolare per mostrare l'attesa di Howard su un divano in mezzo alla strada sperando che appaia il figlio. O anche scene divertenti come una convention delle manicure che, riconoscendo in quell'uomo stropicciato il cowboy di tanti film, gli si spogliano davanti e finiscono a fare un'orgia insieme.
Shepard. Wenders è tornato a lavorare con Sam Shepard, lo sceneggiatore di Zabriskie Point, di Frances, i cui lavori teatrali lo hanno posto nell'olimpo culturale americano dagli anni’70, è tornato a lavorare con l'amico tedesco Wim Wenders con cui aveva scritto nell'84 "Paris, Texas".
La politica. "Non credo ci siano implicazioni politiche in questo film - ha scherzato Wenders - a meno che non vogliate che dica che non vorrei mai un padre come Bush". Gli ha fatto eco Sam Shepard: "Non faccio dietrologie politiche ma neppure psicologiche: Howard è un personaggio pratico e tosto". Per Wim Wenders, "Don't come knocking" è, per ora, l'ultimo film americano: "Per il prossimo - annuncia - torno in Europa".
Da La Repubblica, 18 maggio 2005


di Claudia Morgoglione, 18 maggio 2005

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