Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu

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Dal cinema d'autore a Rina Gaetano. Senza passare dal via

di Elena Martelli Il Venerdì di Repubblica

Fenomenologia di Laura Chiatti: dalle soap a Cannes, suo malgrado. E ora, nella fiction sul cantante (accanto a Claudio Santamaria), interpreta una sua fidanzata: «Amo fare i film per cervelli normali. Come il mio»
Fino a due anni fa Laura Chiatti, che ha da poco presentato al RomaFictionFest il film su Rino Gaetano che vedremo quest'autunno su RaiUno, era una magnifica sconosciuta di belle speranze che aveva firmato un precontratto per Notte prima degli esami. Sulla carta, un filmetto come tanti. Poi, arrivò Paolo Sorrentino, la soffiò a Fausto Brizzi, e all'inimmaginabile successo del suo film generazionale, e la scelse per L'amico di famiglia.
Il cielo è sempre più blu, è la fiction sulla vita di Rino Gaetano, il cantante calabrese morto a 30 anni in un incidente stradale, Interpretato da Claudio Santamaria, bravissimo anche nel cantare dal vivo le canzoni dell'artista. Dal film per la televisione, diretto da Marco Turco, si è dissociata Anna, la sorella di Gaetano: «Con la sorella ci siamo viste in poche occasioni» racconta Laura Chiatti «e mi pareva poco delicato entrare nell'intimità di una persona che ha tanto sofferto. Al contrario, Marco Turco ha raccolto tantissime testimonianze. Il film è un'interpretazione della vita di i Gaetano: come dice il regista, avremmo potuto fare quindici fiction diverse su di lui proprio perché ha avuto una vita breve quanto ricca».
Anna Gaetano ha avuto da ridire su come viene rappresentato il rapporto di Rino con il padre che nel film appare molto tormentato: «Il padre sognava per lui un posto fisso» continua l'attrice j«considerava la chitarra una perdita di tempo. Mai avrebbe immaginato che il figlio ce la potesse fare». Invece, a Sanremo 1978, cantando Gianna vestito da folletto, arriva terzo: è il grande successo. Che nemmeno lui riesce a gestire. Complesso è anche il suo rapporto con la casa discografica che vorrebbe sfruttare il successo commerciale, orientando la sua vena artistica, formatasi nei piccoli teatri in piena contestazione studentesca, sul versante pop spensierato di Gianna. «Chiara, il personaggio che interpreto io» racconta ancora la Chiatti «è una donna con cui Rino ha un flirt durante una delle sue serate. È stato bello, per me che ho i studiato canto, poter interpretare anche una sua canzone in coppia con Santamaria». Un'avventura occasionale: Chiara e il cantante, tempo dopo, si incontreranno nella stessa casa discografica dell'artista. Dove lei, scaltra, da groupie si è trasformata in agente discografica. Gli resterà accanto sino alla fine, cercando di sublimare la mancata storia d'amore in un sodalizio artistico. Un personaggio inventato, al contrario della fidanzata, nel film la bella e delicata Kasia Smutniak, con cui Gaetano nella realtà doveva sposarsi tre giorni prima di morire. «Chiara, il mio personaggio, è un po' il simbolo di tutte le donne di Gaetano» dice l'attrice «un poeta dall'indole rivoluzionaria, che ha rinnovato la musica italiana. Io sono cresciuta ascoltando le sue canzoni e quelle di Tenco. Mi piaceva che fossero dei maledetti. I ribelli mi sono sempre piaciuti. Purtroppo, perché in amore spesso sono fonte di sofferenza».
La nuova fiction dìretta da Turco è solo una delle tappe di una carriera molto rapida, ma altrettanto curiosa e alterna. A Cannes con Sorrentino, la bionda che in passato aveva grande esperienza solo in concorsi di bellezza, gare canore di provincia e qualche fiction senza glamour come Un Posto al Sole, è diventata la reginetta del cinema d'autore e dunque di nicchia. Tutto questo, malgré soi, direbbero i francesi, perché lei, più che musa, preferisce definirsi un'allegra baraccona, «più vicina alla Marini che alle Laura Morante» del nostro cinema. Tanto che si sente «in sintonia con truccatrici e parrucchiere, perché sono più alla mano dei colleghi».
«Quando ho accettato Ho voglia di te, tutti mi criticavano. Mi dicevano che, dopo i film di Sorrentino e di Francesca Comencini, non potevo buttarmi sul commerciale. Ma io, che avevo visto Tre metri sopra il cielo e l'avevo adorato, morivo dalla voglia. Avevo letto il primo libro di Moccia, e mi era piaciuto moltissimo. Ho voglia di te, no, con ce l'ho fatta: è troppo lungo. E poi stavo leggendo il romanzo di Silvio Muccino».
Dell'enfant prodige, conosciuto sul set di una pubblicità, Laura Chiatti ha un vero e proprio culto, perché è «un genio, alla mia età scrive, recita, dirige film». Questo entusiasmo ha un suo perché: quando lui già scriveva per il cinema con il fratello Gabriele, lei viveva ancora a Castiglion del Lago, in provincia di Perugia in spensierata attesa del Sanremo in tivù, si innamorava di un calciatore e sognava un giorno di cantare.
II cinema è stato come vincere la lotteria: «Non sono mai stata una cinefila, per me Il massimo del divertimento è vedere Vacanze di Natale con gli amici. Film alla portata di un cervello normale, non mi vergogno a dirlo. Infatti, tutti quelli che mi conoscono bene ancora si domandano cosa ci faccia in certi film. Non ho mai amato il cinema d'autore e quando, a cena, si discute dei problemi del cinema italiano io, francamente, un po' mi annoio». Come le è successo di fronte a Le conseguenze dell'amore: «Mi sono addormentata. E l'ho anche detto a Sorrentino, al provino» che fu, in termini di carriera, la sua sliding doors: «Mi hanno consigliata bene. Ma mi sento ancora come un medico che opera senza laurea».
Sarà per questo che il concetto a cui si arriva, a fine intervista, è: «Come diceva Mastroianni sono uno strumento di lavoro». Un'attrice che sarebbe piaciuta a Hitchcock, uno per cui gli attori erano burattini da manovrare. In questo caso, una burattina felice di esser tale.
Da Il Venerdì di Repubblica, 20 Luglio 2007

di Elena Martelli, 20 Luglio 2007

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