Pietro Bianchi
Les dieux s'en vont. Con questo film dall'astratto titolo Quell'incerto sentimento Lubitsch è alla nostra seconda delusione postbellica, anche se questa pellicola è per molti lati superiore alla prima in cui il musetto da topo di Margaret Sullavan e la lunga anima del simpatico James Stewart face-van di tutto per persuaderci di essere figli di una vecchia e consunta capitale d'Occidente.
Lubtisch, il regista israelita che da tanti anni è in America, era diventato per gli appassionati del cinema, che erano giovani più di dieci anni fa, per i lettori della Storia del cinema di Charensol e delle croniques cinematografiche di Alexandre Arnoux sulle "Nouvelles littéraires", era diventato, dicevamo, il tipo perfetto del regista cinematografico, più artista (nell' accezione che la parola ha in De Sanctis) che poeta, più uomo del mestiere, della raffinatezza tecnica, dell'intelligenza riflessa che dell'invenzione, della poesia, del capolavoro. [...]
di Pietro Bianchi, articolo completo (3710 caratteri spazi inclusi) su 19 Marzo 1946