La vita che vorrei

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Un film di Giuseppe Piccioni. Con Luigi Lo Cascio, Sandra Ceccarelli, Galatea Ranzi, Fabio Camilli, Roberto Citran.
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Sentimentale, durata 125 min. - Italia 2004. - 01 Distribution uscita venerdì 1 ottobre 2004. MYMONETRO La vita che vorrei * * * - - valutazione media: 3,25 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Paolo D'Agostini

La Repubblica

È proprio il fatto di appartenere alla categoria del film "inutile" - senza dichiarate risonanze sociali o urgenze contemporanee - a far risaltare la tessitura pregiata di questo film. A mettere in mostra, a dispetto dell'esilità di un contenuto "non necessario", una bella densità metaforica. Piccioni, fiduciosamente accompagnato dal suo produttore Lionello Cerri, si è lanciato con passione dalle stesse parti già frequentate magistralmente da Truffaut.
Abbiamo due personaggi, un attore e un'attrice, e un doppio terreno di relazione tra i due: quello personale e quello tra i due personaggi che interpretano in un film in costume ottocentesco.
Stefano (Luigi Lo Cascio) è un attore affermato, anche se dentro di lui avanza il tarlo dell'insoddisfazione, ed è un attore-attore che non fa confusione tra la prestazione professionale e la vita: si comporta con disciplina e freddezza, molti pensano che sia un uomo arido. Laura (Sandra Ceccarelli) è una principiante e non ha formazione, è un'attrice spontanea anzi non è neanche sicura di voler fare l'attrice. Per lei non c'è confine tra la rappresentazione e se stessa: ha bisogno di "vivere" le emozioni dei personaggi e chiede a Stefano come si fa a piangere a comando davanti alla macchina da presa.
Si deve girare un film pieno d'ingredienti melodrammatici, che Piccioni e i suoi sceneggiatori hanno concepito come una contaminazione tra celebri richiami operistici e romanzeschi, dove un gentiluomo (Federico) perde la testa per una mantenuta condannata a morire tisica (Eleonora). Al provino Stefano, designato per il ruolo di Federico, trova una ragazza sprovveduta e dotata di una facilità comunicativa che lo mette in imbarazzo e lo intriga, Laura appunto. Il regista sceglie lei e da qui comincia un'escalation d'interferenze tra realtà e finzione - tra i due nasce una storia d'amore - che sconvolge l'equilibrio di Stefano.
Il pregio di La vita che vorrei è quello di non perdere mai la sua ragione alta e la sua risonanza universale a dispetto della proverbiale futilità del mondo d'apparenze di cui parla. La sua sottigliezza è quella di soppesare di continuo le sfaccettature delle due opzioni rappresentate da Laura e Stefano, di sorprendere con una luce d'indulgenza ogni volta che l'uno sembra migliore dell'altro, di spaesare offrendo ora all'uno ora all'altra una chance di verità. E' così che un gioco apparentemente vacuo, quello del recitare, si risolve in uno specchio della vita.
Da La Repubblica, 1 ottobre 2004


di Paolo D'Agostini, 1 ottobre 2004

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