Amerika

Un film di Maurizio Scaparro. Con Max Malatesta, Giovanna Di Rauso, Enzo Turrin, Mario Monopoli Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 80 min. - Italia 2004.
   
   
   

Roberto Rombi

La Repubblica

La Statua della Libertà nel porto di New York non ha in mano una fiaccola, ma una spada sguainata. L’errore, o la trasfigurazione voluta, è nel romanzo di Franz Kafka Amerika, che è diventato un film, realizzato da Maurizio Scaparro, nelle sale distribuito dall’Istituto Luce. Raffinato ibrido tra cinema e teatro, Amerika è il primo capitolo di un progetto, promosso da Istituto Luce e Ente Teatrale Italiano, per trovare un nuovo punto d’incontro tra le due espressioni artistiche. Scaparro infatti ha realizzato lo spettacolo teatrale andato in scena all’Eliseo nel 2000 e poi portato in giro per il mondo. Nel film il regista ha voluto lo stesso cast: Max Malatesta nel molo principale, e poi Enzo Turrin, Giovanna Di Rauso, Lalla Esposito. La sceneggiatura è stata scritta da Masolino D’Amico e Fausto Malcovati insieme al regista.
Amerika spiega Scaparro «è oggi più che mai attuale. Si parla di qualche cosa infatti,un paese dalle molte contraddizioni, che in questi giorni c’interessa da vicino. Il romanzo di Kafka è insomma figlio del nostro tempo. L’11 settembre sembra già una data antica rispetto a quello che sta succedendo oggi. Amerika è il romanzo più ottimista di Kafka, quello dove c’è più ironia. L’abbiamo letto con l’occhio di oggi, ci siamo inerpicati in questo viaggio fantastico perché c’interessava il riferimento all’America come un altro mondo e il rapporto tra questo altro mondo e l’Europa. Kafka ha saputo cogliere, insieme alla vitalità dirompente del paese, anche i suoi lati oscuri.
La storia è quella di Karl Rossmann, giovanotto ebreo di Praga che viene cacciato da casa perché ha messo incinta una matura domestica. Imbarcato su una nave, deve raggiungere uno zio che ha fatto fortuna in America. Al ritmo della musica jazz di Scott Joplin seguiamo l’ingenuo emigrante alla rincorsa del sogno americano che però si rivela un incubo. I suoi incontri sono quelli con una cameriera, una cuoca, un capoportiere tirannico, due vagabondi imbroglioni, una cantante pazza. Fino a essere reclutato in un circo equestre e a iniziare un viaggio in treno con la troupe verso l’immensità degli spazi americani.
«Abbiamo trasformato il Teatro Valle in un set cinematografico» ricorda Scaparro «dove con un gioco a incastro di porte scorrevoli abbiamo ricreato la stiva di una nave, l’interno di una casa borghese, le strade americane. Abbiamo così potuto abbattere la quarta parete teatrale. La scelta è stata quella di girare in digitale. trasferendo poi tutto su pellicola». Ma Scaparro difende l’impianto teatrale: «Abbiamo solo cercato di rendere un ritmo diverso. La vitalità di cinema e teatro si sono sposate scegliendo le soluzioni migliori dell’uno e dell’altro.. Non voglio comunque fare un altro mestiere, continuo a fare il mio di sempre. La scelta del film» aggiunge «è nata dalla voglia di trasmettere, artisticamente e tecnicamente, la passione e l’ansia di comunicare oggi i nostri sogni teatrali a una platea sempre più ampia attraverso i nuovi percorsi che il cinema prima e oggi le nuove tecnologie offrono all’artista e allo spettatore».
Da La Repubblica, 27 aprile 2004


di Roberto Rombi, 27 aprile 2004

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