Monster

Federica Lamberti Zanardi

Dicono che sia stata la prima donna serial killer della storia. Certamente è stato un caso unico ma non il primo. Perché i romani hanno anticipato tutti con Lucusta, una giovane avvelenatrice seriale per conto di Nerone, fatta poi giustiziare nel 69 dopo Cristo dall’imperatore Galba. Certamente però, Aileen Wuomos di storico ha i tre premi di fila che ha fruttato all’attrice che ne ha vestito i panni in Monster Charlize Theron (Oscar, Golden Globe e miglior attrice protagonista al festival di Berlino).
Ma la caratteristica che, secondo gli esperti, fa della Wuomos una serial killer molto speciale è il binomio sesso-morte e la motivazione sadica legata ai suoi omicidi. «Le donne serial killer sono davvero poche e generalmente uccidono per motivi di profitto: incassare l’assicurazione del marito, ereditare e via di seguito. Al contrario degli uomini in cui l’omicidio seriale è legato a perversioni sessuali», spiega Massimo Picozzi, criminologo, consulente dell’unità di analisi del crimine violento della Polizia che sull’argomento ha scritto, insieme a Carlo Lucarelli, Serial kilier. Storie di ossessione omicida (Mondadori, pp. 338, euro 15). «Il caso della Wuornos è unico perché questa prostituta uccide per sadismo e dopo aver avuto rapporti sessuali con le sue vittime, tutte suoi clienti».
Aileen Wuornos, giustiziata il 9 ottobre deI 2002 alle 9.47 In Florida, aveva ucciso, in meno di un anno (da novembre 1989 a novembre 1990), sette uomini. Una storia che aveva sconvolto l’America e affascinato Patty Jenkis, la regista di Monster, che ha conosciuto la Wuomos in carcere e per scrivere la sceneggiatura ha letto le centinaia di lettere che la donna, nei 12 anni trascorsi nel braccio della morte, ha scritto ad un’amica. Lettere che parlavano di un’infanzia terribile, disperata, segnata dall’abbandono dei genitori, dalle violenze e da una gravidanza a 14 anni. Da allora Aileen comincia una vita on the road fatta di prostituzione e piccoli crimini che la fanno entrare e uscire dal carcere. Fino a quando non incontra l’amore della sua vita: Tyria Moore una ventisettenne molto più fragile e insicura di lei, che la fa sentire amata per la prima volta in vita sua. Nel film, il rapporto fra le due donne è centrale e molto tenero. Nella realtà Tyria Moore fuggì lontano da Aileen per paura che potesse uccidere anche lei dopo i sette uomini fulminati con una calibro 22.
All’apparenza la molla che spinge Aileen a diventare un’omicida seriale è la vendetta: la prima vittima, un uomo di 53 anni, l’aveva violentata in modo brutale. In realtà, come spiega Picozzi, tutti i serial killer, una volta arrestati, parlano dell’omicidio come vendetta sulle angherie subite e dicono sempre due cose: «Non sono stato io, ma quell’altro cattivo che abita dentro di me. Facendo chiaramente intendere di avere una doppia personalità. E poi: sono diventato così perché da bambino mi hanno violentato e picchiato. Anche la Wuornos ha detto le stesse cose e la sua spiegazione dell’omicidio come vendetta non è attendibile. La spinta sadica e sessuale è molto evidente».
Da Il Venerdì di Repubblica, 30 aprile 2004


di Federica Lamberti Zanardi, 30 aprile 2004