In The Cut

Roberto Nepoti

Il soggetto che traversa tutti i film della Campion, da "Lezioni di piano" in poi, è il sorgere dell'attrazione carnale, l'irresistibile potere del desiderio. Con In the cut, Jane trova l'occasione d'oro per tematizzarlo raccontando i casi di Frannie, docente di letteratura sessualmente frustrata il cui mondo è ribaltato dalla scoperta del piacere.
Mentre cerca la toilette di un bar, la (fino ad allora) pudica prof è testimone di una fellatio; quindi apprende che la protagonista femminile della scena è stata vittima delle attenzioni di un serial killer. Col delitto entra nella sua vita Malloy, poliziotto tenebroso e macho che gliela sconvolge facendole scoprire i perturbanti fremiti della sessualità.
Ma desiderio e pericolo viaggiano in tandem: Frannie non riesce a sottrarsi all'attrazione fatale, benché cominci a credere che l'assassino sia proprio lo sbirro. Ovviamente non sveleremo se i suoi sospetti sono fondati o no; proprio qui, però, sta il problema di un film molto bello nella prima parte, deludente via via che l'attenzione si focalizza sulla ricerca del colpevole.
All'inizio la regista strega lo spettatore col voyeurismo, argomento cinematografico per eccellenza; quindi gli fa accompagnare i suoi antieroi per i quartieri oscuri del Village, traducendo in immagini potenti della metropoli, girate con macchina da presa a spalla, i vacillamenti emotivi dell'eroina. A un certo punto, però, la trama poliziesca prende il sopravvento e trasforma il film nella cinquecentesima trama di serial killer.
Da La Repubblica, 21 dicembre 2003


di Roberto Nepoti, 21 dicembre 2003