Dalla natia Hull, la piccola Dorothy dopo il divorzio dei genitori se ne venne a Londra col padre, al quale era stata affidata. E riuscì a convincerlo ad iscriverla alla Thorne School per imparare a recitare e a una scuola di ballo per imparare a danzare. Dimostrò molto talento come attrice e scarsissima attitudine al ballo ma, paradossalmente, fu come danzatrice che iniziò la sua carriera artistica, nel corpo di ballo del London Hippodrome Subito dopo, assieme ad altre ballerine, costituì il gruppo delle «London Chickens», protagoniste di un numero di tale successo che Maurice Chevalier se la portò a Parigi in una sua rivista. Un coreografo americano che aveva assistito al balletto suggerì a Dorothy di tentare la fortuna in America, da Ziegfeld. E così fu, Ziegfeld la vide e la scritturò come «The typical American Girl» nella sua «Midnight Frolic».
Benché il suo aspetto fosse inconfondibilmente british, in capo a pochi mesi Dorothy era diventata davvero una tipica ragazza americana, dolce e pungente a un tempo, padrona dei vezzi e dei lezìi, che aveva assorbito senza sforzo, osservando attentamente le sue coetanee d'oltre oceano. Fu così che il cinema si presentò a Dorothy nella persona del regista Marshall Neilan, il quale, dopo averle dato una piccola parte in The Lotus Eater (1921), ne fece una delle protagoniste di Bits of Life (1921), film in cui la critica la notò favorevolmente. Nel 1922, a soli diciannove anni, Dorothy si trovò impegnata come protagonista di diversi film girati sulla costa orientale, generalmente ruoli drammatici. Divenuta amica di Marion Davies, si trasferì a Hollywood e per la Inspiration girò due film con Richard Barthelmess, The Fighting Blade (1923) ambientato nell'Inghilterra ai tempi di Cromwell e una deliziosa commedia romantica intitolata Twentyone (1923).
Sarebbe lungo elencare i tanti film che Dorothy girò nel corso degli anni Venti alla First National, di cui era diventata una figura di punta. In coppia con attori misurati ed eleganti come il già citato Barthelmess o Jack Mulhall o Milton Sills, animò sullo schermo raffinate figurine di donne di mondo, sofisticate attrici di teatro, trepide madri, ma anche prostitute sulla via della redenzione, tossicomani destinate ad una squallida fine e in The Crystal Cup (1927) una larvata - e per l'epoca quasi impensabile - allusione ad un personaggio lesbico.
La transizione dal muto al sonoro fu assolutamente senza problemi per Dorothy. Uno dei suoi primi film parlati, The Office Wife(1930), fu uno dei più grossi successi di critica e di botteghino. E la carriera di questa spigliata inglesina tanto bene americanizzatasi proseguì ancora per anni, fino al 1934, quando con il terzo marito, un coltivatore hawaiano di orchidee, si trasferì a Honolulu per trascorrere in queste isole, che aveva imparato ad amare sin da quando vi aveva girato Her Captive Woman (1928), il resto della vita.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.