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Totò Mignone

Totò Mignone (Salvatore Mignone) è un attore italiano, assistente alla regia ed è morto il 1 gennaio 2001 a Roma (Italia).

Chiamatemi Totò

A cura di Fabio Secchi Frau

Anche se oggi nessuno lo ricorda, ai tempi d'oro di Cinecittà fu giudicato uno dei più bravi attori di secondo ruolo italiani nelle commedie. Altissimo, baffuto, fronte spaziosa, Salvatore Mignone, da tutti soprannominato "Totò", è stato la spalla di grandissimi comici italiani, in particolar modo del grande omonimo artistico Totò De Curtis, con il quale ebbe il piacere di stringere una solida amicizia, oltre che di accompagnarlo per tutta la sua carriera, davanti e dietro l'obiettivo.
Abbandonato dal padre, fratello dell'attrice e cantante Milly e della ballerina Mitì, grazie all'aiuto della prima, che faceva la cassiera al Teatro Fiandra, riuscì a debuttare a teatro come musicista in un trio d'avanspettacolo che lo vide sul palco con le sorelle. Una gavetta durissima, ma che lo portò con successo nei migliori teatri della sua regione (il Trianon di Torino fu uno di questi), fino a far entrare lui e le sorelle nella compagnia dei fratelli Schwarz con Isa Bluette, Camillo Pilotto, i De Filippo e Umberto Melnati nelle riviste "Wunderbar", "Al Cavallino bianco" e Broadway", specializzandosi anche come attore.
Il debutto cinematografico avvenne invece grazie all'intervento dell'altra sorella, Mitì, che sposata al regista Mario Mattoli, introdurrà lui e Milly nella Cinecittà fascista e nel cinema dei "telefoni bianchi". Il suo esordio fu infatti nel film Cinque a zero (1932) di Mario Bonnard, con Franco Coop, Tina Lattanzi e la sorella maggiore, Milly. Successivamente fu una presenza fissa nelle pellicole del cognato: Voglio vivere così (1942), La donna è mobile (1942), Ho tanta voglia di cantare (1943) e L'ultima carrozzella (1943).
Dopo essere stato diretto da Giorgio Simonelli in Soltanto un bacio (1942), recitò accanto ad Amedeo Nazzari, Paolo Stoppa e Carlo Romano che diventeranno i suoi migliori amici. Ma Mignone fu ricordato soprattutto per essere stato la spalla del re della risata Totò De Curtis. Con il grande attore napoletano recitò in: I due orfanelli (1947), Totò al Giro d'Italia (1948), I pompieri di Viggiù (1949), Totò terzo uomo (1951) e Un turco napoletano (1953), tutti diretti da Mattoli, e poi in 47 morto che parla (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia. Ma non sarà solo attore; infatti diventò uno squisito produttore cinematografico, investendo soprattutto nelle pellicole dell'attore che per tanti anni ebbe come partner. E con il "re della risata", la ricchezza fu assicurata.
Spalla anche di Renato Rascel (Adamo ed Eva, 1949), di Walter Chiari (I cadetti di Guascogna, 1950) e di Ugo Tognazzi (La paura fa novanta, 1951), fu una presenza assidua perfino nella cinematografia tedesca partecipando a pellicole come Il grande truffatore (1960) di Georg Marischka. La sua carriera continuò con Le monachine (1963) di Luciano Salce, Arriva Dorellik (1967) di Steno e Lo chiamavano Bulldozer (1978) di Michele Lupo. Fino a chiudersi in bellezza, diretto da Federico Fellini che fortemente lo volle nel 1986 per Ginger e Fred, con Mastroianni e la Masina.

Ultimi film

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