Attrice francese che può fregiarsi del titolo di Sua Altezza Reale, Clotilde Courau è la moglie del Principe Emanuele Filiberto di Savoia, conosciuto durante un appuntamento organizzato dall'amico in comune Alberto di Monaco a Montercarlo, nel 2001.
Ma attenzione, non è una fiaba contemporanea alla Grace Kelly, alla Kate Middleton o alla Meghan Markle, all'interno della quale la ragazza semplice segue il cristallino destino di Cenerentola, la Courau era già nobile di nascita, essendo la figlia di Catherine du Pontavice, discendente della dinastia del Conte Louis Auguste Marie du Pontavice, che a sua volta, poteva fregiarsi di avere fra gli avi il monarca francese Ugo Capeto.
Era quindi abituata a frequentare le corti d'Europa e, in particolare, quella monegasca.
Il vero strappo alla regola è invece costituito dal fatto che ha scelto di intraprendere un mestiere come quello dell'attrice, un po' come il Premio Oscar Eddie Redmayne, che proviene da una lunga stirpe di nobili britannici, legati al trono inglese per secoli.
Ma la Courau ha dimostrato col tempo e con un buon numero di film, ma soprattutto tanto impegno e umiltà, quanto si meriti un posto sul palcoscenico e davanti a una cinepresa. Certo, non sempre con ruoli di primo piano, ma offrendo interpretazioni intensissime, anche se brevi.

Famiglia, le quattro C e studi
Classe 1969, figlia di un ingegnere e di un'insegnante, cresce con le sue tre sorelle (tutte e tre con nomi che hanno come iniziale la "C", esattamente come lei), Christine, Camille e Capucine, tra la Francia, l'Egitto e il Benin.
All'età di sedici anni, abbandona gli studi per intraprendere la carriera di attrice, iscrivendosi ai Cours Simon, ai Cours Florent, e all'École de la rue Blanche (oggi École nationale supérieure des arts et techniques du théâtre, ENSATT), cimentandosi principalmente con il teatro, assieme alla compagnia Francis Huster, accanto a colleghi e colleghe come Cristiana Reali, Valentine Varela, Valérie Crunchant, Estelle Skornik e Olivier Martinez.

Il debutto al cinema e la prima candidatura ai César
Il debutto cinematografico è segnato negli Anni Novanta con la pellicola di Jacques Doillon Le Petit Criminel, per il quale ottiene il premio come miglior attrice al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e anche una candidatura ai César come miglior attrice emergente.
Notata anche da autori di altre nazionalità, si ritrova a essere diretta da Vincent Ward in Avik e Albertine nel 1993 e dal grande Paul Mazursky in Buona fortuna, Mr. Stone (1993).

Altre due candidature ai César
Nel 1995, Jean Becker la impone in Élisa, ottenendo per la seconda volta una candidatura ai César come miglior attrice emergente, accompagnata da un'altra nomination ma come miglior attrice non protagonista.
Intanto, continua a costruire la sua filmografia, diretta da cineasti storici come Bertrand Tavernier che la vorrà in L'esca (1995), Patrice Leconte per Les Grands ducs (1996), Pierre Joliver per Fred (1997), ai quali si aggiungono pellicole commerciali come Deterrence - Minaccia nucleare (1999) e Deep in the Woods (2000).
Il nuovo millennio le porta anche un ruolo nell'adattamento del romanzo "Le Nouveau Jean-Claude" di Didier Tronchet ed entra nelle commedie corali Baciate chi vi pare (2002) di Michel Blanc, Un mondo quasi sereno (2002) di Michel Deville e Il codice di Manuel Boursinhac, ai quali si aggiunge l'opera prima di Guillaume Canet, il satirico Mon idole (2002).
A causa del suo matrimonio, è però costretta a un rallentamento della sua carriera che, fino al 2007, si concentrerà sul teatro e sulla televisione, anche italiana visto che sarà diretta da Lodovico Gasparini nella miniserie La signora delle camelie (2005) e nella fiction di Maurizio Zaccaro Mafalda di Savoia - Il coraggio di una principessa.

Il ritorno al cinema
Il ritorno cinematografico avviene con il ruolo della madre di Edith Piaf in La vie en rose di Olivier Dahan, poi entra nella commedia romantica musicale Modern Love di Stéphane Kazandjian e in ...Non ci posso credere di Philippe Claudel. Sarà poi nel cast di Benvenuti a Saint-Tropez di Danièle Thompson e nella commedia Babysitting (2014) di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau.
Ancora molto attiva in teatro, divide il palco del Théâtre Edouard VII di Parigi con la piece "Une situation délicate" al fianco di Gérard Darmon, Max Boublil ed Elodie Navarre, poi è diretta da Philippe Garrel in All'ombra delle donne (2015), accanto a Stanislas Merhar, nel ruolo di due coniugi documentaristi, Manon e Pierre, dove però il merito e la gloria spettano, per scelta di Manon, solo e unicamente a Pierre. Questo almeno fino a quando Pierre non comincia una relazione extraconiugale... Clotilde Courau offre qui il ritratto di una donna aperta e onesta, cieca talvolta alle mancanze del marito e alla sua capacità di ingannarla, ma sarà proprio dal suo personaggio che si innescherà il conflitto.
A questa donna complicata, si aggiungono numerose pellicole diretta da Marie-Castille Mention-Schaar, tornando anche in Italia grazie a Il cattivo poeta (2020) di Gianluca Jodice. Appare anche nello scandaloso e anticattolico Benedetta (2021) di Paul Verhoeven e accetta di partecipare al film di Catherine Breillat L'Été dernier (2023).

Vita privata
Clotilde Courau è la moglie del Principe Emanuele Filiberto di Savoia, sposato con una cerimonia religiosa a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il 25 settembre 2003. Stabilitisi tra Parigi e il Principato di Monaco, sono i genitori di due figlie, la fotomodella Vittoria e Luisa.
Prima di questa unione è stata però legata sentimentalmente a Guillaume Depardieu.