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Ellen Burstyn

Ellen Burstyn (Edna Rae Gilhooley) è un'attrice statunitense, regista, produttrice, è nata il 7 dicembre 1932 a Detroit, Michigan (USA).
Nel 2009 ha ricevuto il premio come miglior attrice ospite in una serie tv drammatica al Emmy Awards per il film Law & Order: unità speciale. Dal 1975 al 2009 Ellen Burstyn ha vinto 3 premi: Emmy Awards (2009), Golden Globes (1979), Premio Oscar (1975). Ellen Burstyn ha oggi 91 anni ed è del segno zodiacale Sagittario.

Ellen Burstyn non abita più qui

A cura di Fabio Secchi Frau

All'origine della sua carriera c'è la voglia di riscatto. Uno schiaffo morale che voleva dare ai genitori che le avevano ripetuto per tutta la vita, quanto potesse essere una buona a nulla. Poi l'interesse per lo spettacolo, la passione per la recitazione e quel modo di presentare sullo schermo dei personaggi che avevano un'ideologia senza che però parlino di ideologia. Come un fascio di luce, si è spiegata sulle nuove generazioni di attori e registi, in continuo cambio, accettando quei ruoli che principalmente davano più spazio alle ragioni umane, piuttosto che esistenziali. Fondamentalmente legata all'idea che un'attrice debba avere uguale dignità e stesse opportunità di un attore, è stata una delle carte più belle e vincenti di Hollywood e di quei registi indipendenti, diventati poi maestri del cinema. Adorata dalle femministe e certo meno impegnata politicamente di quel che si creda, costei risponde al nome di Ellen Burstyn.

Fuga da casa, aborto e matrimonio
Nata a Detroit, Ellen Burstyn, prima di diventare Ellen Burstyn, si impiegò in un sacco di lavori, oltre a scontrarsi con una vita abbastanza turbolenta. A soli 14 anni, nel contempo che frequentava il liceo e prendeva lezioni di ballo, ha lavorato come cuoca e cameriera in una mensa scolastica. Lasciati poi gli studi superiori alla Detroit's Cass Technical High School, al compimento del suo 18° compleanno, si trasferisce in Texas, stanca ormai della convivenza con la madre e il suo padrino, il quale le ripeteva molto spesso che non sarebbe mai diventata niente di più che una prostituta o una stenografa, anche perché la Burstyn era rimasta incinta di un uomo sposato, William Alexander, che divenne suo marito nel 1950, pur abortendo il figlio nato dalla relazione clandestina.

I primi contatti con il mondo dello spettacolo
Incapace di essere una brava mogliettina casalinga, lavora come modella e si trasferisce repentinamente a New York, trovando una prima scrittura nella sitcom Jackie Gleason Show (1952). Per tutto il resto degli Anni '50, si guadagna da vivere come ballerina in un nightclub di Montreal, arrivando finalmente ad avere una prima esperienza come attrice sui palcoscenici di Broadway. Ovviamente però, nessuno la nota, perché la Burstyn è solo una delle tante ballerine/cantati/attrici che sgambettano, urlano e si muovono sul palco.
Divorzia dal suo primo marito nel 1955, ormai lo sentiva come una zavorra che le impediva di esprimersi artisticamente, e va alla ricerca del padre biologico, ma quando lo trova ha una brusca sorpresa. L'uomo tenta di sedurla e lei non aveva alcuna intenzione di cedere, così decide che può fare benissimo a meno delle sue radici d'ora in poi. Nel 1958, trova lavoro in uno dei tanti film tv della Hallmark, con il nome di Ellen McRae, cui seguiranno altri ruoli televisivi. L'anno prima, si risposa con un amico di vecchia data, Paul Roberts; il matrimonio dura però dal '57 al '59.

Il debutto cinematografico e la pausa per imparare a recitare
Debutta finalmente nel cinema nel 1964, nella commedia di Vincent Minnelli Ciao, Charlie con Tony Curtis, Debbie Reynolds e Walter Matthau, poi passa al film di Leslie H. Martinson For Those Who Think Young (1964) con Nancy Sinatra, ma scopre di non avere le opportune basi per continuare, così si prende una pausa e studia recitazione con Lee Strasberg all'Actor's Studio.

Il ritorno sulle scene e il legame artistico con Paul Mazursky
Sono momenti di grande maturazione per questa attrice che finalmente sa quello che vuole dalla vita: recitare. Trova l'amore nell'attore Neil Burstyn (1960-1971), dal quale prenderà il nome d'arte e che la renderà madre di un figlio. E si ripresenta nel piccolo schermo, apparendo in un episodio del telefilm Il virginiano (1969). L'amicizia con il regista Paul Mazursky, in questo caso, sarà fondamentale, il regista la sceglie per affiancare Jeanne Moreau e Federico Fellini nel film autobiografico Il mondo di Alex(1970), e replicheranno la collaborazione con Harry e Tonto (1974).

La prima candidatura all'Oscar
La fama, però, la raggiungerà quando Peter Bogdanovich la sceglie come una dei protagonisti de L'ultimo spettacolo (1971), per il quale ruolo verrà nominata all'Oscar, paradossalmente come interprete non protagonista, ma anche se data per favorita non vincerà (l'Academy le preferirà la sua collega di set Cloris Leachman).

La seconda candidatura all'Oscar
Scelta da autori emergenti come il volto di una nuova rabbiosa femminilità e di un nascente femminismo, eccola ne Il re dei giardini di Marvin (1972) di Bob Rafelson, con Jack Nicholson, poi grazie alla relazione amorosa con il regista William Friedkin, entra nel cast del cult horror L'esorcista (1973), nel ruolo della madre della piccola bambina indemoniata Regan. Altra nomination dell'Academy in vista, accompagnata da un danno permanente alla colonna vertebrale, causata sul set. Infatti, durante la scena in cui la figlia posseduta da Pazuzu la spinge via, la cintura di sicurezza, tirata con uno scossone troppo forte, le fece sbattere il coccige in una parte dura del letto. L'urlo di dolore che noi sentiamo nel film è autentico. Friedkin, non lo tagliò via dal montaggio. Ma neanche il trauma fisico le fece avere il caro zio Oscar fra le mani, vinse infatti Glenda Jackson per Un tocco di classe e leggenda vuole che la Burstyn commentò acida: «Hmm, sai che sorpresa...».

L'Oscar per Alice non abita più qui
Dopo bambine invasate da Satana, decide di passa a un genere più soft e viene scelta da Martin Scorsese per interpretare Alice in Alice non abita più qui (1975), storia di una vedova che, rimasta con il figlio adolescente, decide di seguire il sogno che aveva abbandonato prima del matrimonio: diventare una cantante. Meritatamente (e finalmente), si aggiudica il tanto sospirato Oscar come miglior attrice protagonista (nonché un BAFTA). Battendo le colleghe Gena Rowlands e Faye Dunaway (per il mitico Chinatown), la Burstyn non andò a ritirare il premio, perché era rimasta a recitare a Broadway, così salì sul palco Martin Scorsese. Qualcuno disse che non si presentò in segno di protesta: aveva infatti scritto all'Academy, subito dopo la comunicazione delle nominations, esponendo tutto il suo disappunto per aver eliminato Liv Ullmann con la sua interpretazione in Scene da un matrimonio, dalla competizione del 1974, poiché l'associazione escludeva i film presentati in tv e che fra l'altro erano registrati in teatri nello stesso momento in cui si mettevano in scena.

La quarta candidatura all'Oscar Lo stesso giorno, il prossimo anno
Rifiutato il ruolo della protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) per prendersi cura del marito da tempo malato, commette un errore nella sua carriera, perché proprio per quel ruolo Louise Fletcher vincerà l'Oscar. Ma la Burstyn non si dispera e nel 1978, eccola di nuovo fra le candidate per Lo stesso giorno, il prossimo anno, con un Golden Globe in mano e un Tony Award, vinto nel 1975 per la stessa interpretazione sui palchi di Broadway. Anche se data per trionfatrice, la statuetta andrà a Jane Fonda per Tornando a casa. Molto amata in Europa, recita per il regista francese Alain Resnais in Providence (1977) con Dirk Bogarde e conquista una certa autorevolezza in materia cinematografica che le fa occupare il posto di membro della giuria del Festival di Berlino nel 1977 (ma sarà anche co-presidente della medesima giuria nel 1988 e giurata a Cannes).

La quinta candidatura all'Oscar con Resurrection
Stracciata la vittoria di Sissy Spacek alla Big Night dell'Academy nel 1980, che lasciò la Burstyn, nominata perResurrection (1980) a bocca asciutta. L'attrice continua la sua carriera di interprete e si presta felicemente per autori emergenti e indipendenti (John Mackenzie, Joel Schumacher e Mary Lambert), lavorando sovente anche in televisione, fino a quando, nel 1986, avrà un telefilm tutto suo: The Ellen Burstyn Show.

La carriera negli Anni Novanta
Alla fine degli anni Novanta, dopo aver Un adorabile testardo (1995), spicca fra le interpreti femminili in Gli anni dei ricordi(1995), passando, nel Duemila, al telefilm That's Life, con il ruolo della matriarca di una famiglia italo-americana, Dolly De Lucca.

Co-Presidente dell'Actor's Studio e la sesta candidatura all'Oscar
Diventata co-presidente dell'Actor's Studio nel 2000, assieme ad Al Pacino e Harvey Keitel, arriva anche la sua ennesima nomination per Requiem for a Dream (2000) di Darren Aronofsky, che poi la rivorrà ne L'albero della vita (2006).

Le ultime apparizioni
Dopo un momento di dispersione che l'hanno vista protagonista di alcuni film mediocri (eccetto uno splendido ritratto della ex first lady Barbara Bush in W. di Oliver Stone), forse per dare tutto il suo tempo all'Actor's Studio e al suo lavoro di insegnante (una delle sue pupille è Megan Mullally, che aveva preso sotto la sua ala protettiva fin dai tempi di The Ellen Burstyn Show), entra nel cast dei telefilm Big Love (2007-2011, dove interpreta la madre di un poligamo) e Louie, e stringe una forte amicizia con Marcia Gay Harden, con la quale lavorerà in tanti film (fra cui l'italiano Un giorno questo dolore ti sarà utile di Roberto Faenza). Celebrata e amata da molti nuovi registi, preferisce il palcoscenico al cinema ("Oldest Living Confederate Widow Tells All", "The Little Flower of East Orange"), accettando però, di quando in quando, di apparire in numerosi film, anche solo in piccole parti. È il caso di Interstellar(2014), dove veste i panni di una invecchiata Murph (figlia dell'astronauta interpretato da Matthew McConaughey), e Adaline: L'eterna giovinezza(2015).

Nuove polemiche
Ma nonostante l'età non smette di essere al centro di polemiche e proteste. Nel 2006, è stata infatti nominata agli Emmy Awards come miglio attrice non protagonista in una miniserie per una semplice apparizione della durata di 14 secondo con sole 38 parole nelle battute, nel film tv della HBO Mrs. Harris. A seguito di questa candidatura, la stampa, alcuni colleghi e l'opinione pubblica hanno vivacemente protestato, dichiarando che il nome della Burstyn era stato "gettato" fra i nominati solo per pubblicizzare il riconoscimento e non per la sua reale prestazione drammatica. A questo punto, la direzione degli Emmy hanno cercato di spiegare come poteva la presenza dell'attrice fra i candidati, senza però convincere pienamente il pubblico. La stessa Burstyn ha commentato la sua nomination come un atto non meritato: «All'inizio, ho pensato che fosse fantastico. La mia prossima ambizione sarà ottenere quella stessa candidatura per soli sette secondi e, dopo quella, voglio essere candidata per una foto in cui non appaio neppure», aggiungendo poi che «questa storia della candidatura non ha nulla a che fare con me. Non voglio saperne più niente». In ultima analisi, dopo la vittoria di Kelly Macdonald che si aggiudicò il premio, battendo la Burstyn, la commissione degli Emmy modificò il regolamento ammettendo che gli attori meritevoli di una candidatura al premio dovessero comparire sullo schermo in almeno il 5% del progetto. Divertente il fatto che, la Burstyn vinse comunque un Emmy nel 2013, nella stessa categoria, per Political Animals e fece dei piccoli riferimenti alla vecchia polemica che si era scatenata nel suo discorso di accettazione.

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