«Nel sogno, lettore, ti apparirà la maestosa, la formosa figura di Cleopatra, raffigurata da un'attrice dal bellissimo volto espressivo come non mai, dalle pose superbe nella loro eleganza». Così all'indomani della prima di Marcantonio e Cleopatra (1913), che ebbe luogo al San Carlo di Napoli, scriveva Matilde Serao.
A quell'epoca, Giovanna Terribili-Gonzales era l'attrice più popolare del cinema italiano. È pur vero che la Bertini e la Borelli erano alle porte ma, per il momento, la diva incontrastata che passava con suprema disinvoltura dai pepli di Cleopatra agli stracci di Il buttero, dalle sfolgoranti toilettes di Wanda alla corazza di Clorinda ne La Gerusalemme liberata, era solo lei.
Erano già vari anni che Giovanna lavorava nel cinema, per la precisione dal 1908. Era stato Enrico Guazzoni che, incontratala ad un ricevimento, le aveva offerto di «posare» e, anche se oggi è praticamente impossibile conoscere la filmografia completa dell'attrice, è certo che Giovanna si gettò a capofitto nel lavoro, diventando nel giro di un anno o due un volto ben noto agli spettatori di quel tempo.
Alla fine del 1912, la Cines decide di superare ogni produzione precedente, mettendo in cantiere due opere grandiose,«a gloria dell'italico passato», come riportano orgogliosamente le note pubblicitarie. I film saranno Marcantonio e Cleopatra e La Gerusalemme liberata. Guazzoni regista, interpreti principali Amleto Novelli, un volto virile ma segnato dalla tristezza, e la corvina, meridionale Terribili-Gonzales, che ha il physique du rôle per parti del genere. I due film conosceranno un successo sfolgorante, Cleopatra verrà presentato a Londra al Queen's Hall, presenti i reali, con Giovanna e Guazzoni festeggiatissimi.
Nel 1914 Guazzoni la dirige ancora in Scuola d'eroi. Sulla carta è lei la prima attrice, in realtà chi si impadronisce del film è una certa Pina Menichelli che saprà far dire ai recensori che è nata una nuova stella nel firmamento cinematografico italiano. Infuriata, Giovanna lascia la Cines, litiga con Guazzoni e fonda una sua casa di produzione, l'American. Ma i film di questa e di altre imprese non solo sue saranno una teoria di opere senza storia, e di veri disastri economici. Gian Paolo Rosmino, che le era stato partner in alcuni film della fine degli anni Dieci, così si ricordava dell'attrice in un'intervista di molti anni dopo: «Un bel caratterino d'attrice, conosceva tutti i segreti del mestiere. Era del genere "Fatti più in là" ed anche se questo mi dava tremendamente sui nervi, devo anche riconoscere che nel periodo delle dive - e la Gonzales era una diva a tutte lettere - il compito del partner era quello di "farsi più in là"».
All'inizio degli anni Venti, il genere rarefatto ed estenuato della decade precedente non ha più presa, e la Gonzales si accorge che il suo tempo è ormai passato. Messo da parte lo spagnolesco Gonzales, che s'era inventato per darsi un tono - diceva - voluttuosamente iberico, diventa, semplicemente, la signora Gandolfi, madre di ben cinque figli.
Non si sentirà più parlare di lei. Anche la morte, sopravvenuta in ancor giovane età, passerà inosservata, non darà luogo nemmeno a qualche nostalgico articoletto di giornale. Solo Nino Frank, che aveva vissuto in Italia all'epoca dello splendore dell'attrice, si ricorderà di lei con queste parole. «Ce nom irréfrenable, qui vaut à lui seul les miroirs d'Archimède et la statue de Moloch: Giovanna Terribili-Gonzales!».

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.