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Rassegna stampa di Stephen Frears

Stephen Frears è un attore inglese, regista, produttore, produttore esecutivo, è nato il 20 giugno 1941 a Leicester (Gran Bretagna). Stephen Frears ha oggi 82 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.

ANDREA CHIRICHELLI
MYmovies.it

Uno dei maggiori talenti del cinema inglese contemporaneo. Si forma in teatro, lavora anche nel cinema finché nel 1986 si fa notare a pubblico e critica con un film crudo e diretto sui temi della integrazione e dell'omosessualità girato in una Londra periferica e degradata, My Beautiful Laundrette. Seguono due pellicole altrettanto dure al limite del cinismo come Prick Up - L'importanza di essere Joe (1987), storia del commediografo inglese Joe Orton, e Sammy e Rosie vanno a letto (1987). Si trasferisce negli Stati Uniti dove con Le relazioni pericolose (1988), interpretate da due splendidi attori come Malkovich e la Close, conquista un successo internazionale e si aggiudica tre premi Oscar. Descrive ancora una situazione estrema in Rischiose abitudini (1990) e in Eroe per caso (1993). Lo stesso anno dirige The snapper (1993), film meno tirato e cinico dei precedenti, a cui dà un seguito tre anni dopo con il meno felice Due sulla strada. Si cimenta poi con una rivisitazione da par suo della strana storia del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, girando Mary Reilly (1996). Con The Hi-Lo Country , tragica storia australiana di un lestofante con Harvey Keitel e un'esuberante Winslet, riceve nel 1999 l'Orso d'argento per la regia al Festival di Berlino. Il suo film successivo è Alta fedeltà (2000) tratto dall'omonimo romanzo di Nick Hornby, che ha portato alla ribalta il simpatico Jack Black e la bella Iben Hjiele. Nel 2003 esce Piccoli affari sporchi ambientato in una Londra marginale e disperata.

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

È vero, Stephen Frears non è americano. Ma come i registi del treno Vienna-Berlino-Hollywood negli anni trenta (che però non prevedeva un ritorno) lui, e con lui tra gli altri Neil Jordan, si è imbarcato invece su uno shuttle, e dall’America va e viene alternando umori e dimensioni produttive, ispirazione e necessità alimentari, stile e atmosfera.
Nella sua filmografia, al film di debutto(Gumshoe, del 1971, un singolare noir con Albert Finney) seguono almeno venticinque produzioni televisive, di cui molte scritte in collaborazione con Alan Bennett e David Hare: si potrebbe dire una meglio dell’altra se non fosse che ne abbiamo viste (grazie a una personale di Antenna Cinema) solo una decina, e nelle terribili condizioni in cui le televisioni anche benemerite conservano il loro patrimonio di memoria.

EMANUELA MARTINI
Film TV

Autore bizzarro, Stephen Frears, che nel 1985, quando con il successo di My Beautiful Laundrette diede una mano all’insperata rinascita del cinema inglese “piccolo” e a Channel Four che lo produceva, fu scambiato in Europa per un giovanotto, mentre invece, a 44 anni, aveva già alle spalle una carriera lunga e altalenante. Aiuto di Lindsay Anderson e Karel Reisz negli anni ‘60, si era poi rintanato nella regia televisiva, dopo un esordio curioso, Gumshoe, del ‘72, un noir molto British con Albert Finney. Il noir è sempre stata la sua passione; infatti ci riprovò con Il colpo, nel 1980, e ha intinto spesso nel nero le sue scorribande americane. Perché la caratteristica più curiosa di Frears non è tanto il lungo silenzio cinematografico negli anni ‘70 (che lo accomuna a Loach, Leigh e gli altri che furono bloccati dalla crisi del cinema nazionale), né il gusto per il thriller (vena sotterranea e poco nota dei cinema inglese), quanto la sua magnifica capacità di spostarsi tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti adattandosi a sistemi produttivi opposti, senza per questo perdere la sua personalità. In pratica, riesce a essere hollywoodiano a Hollywood (vedi Le relazioni pericolose, Eroe per caso, Mary Reilly) e a ritornare profondamente britannico a casa, anzi, più che britannico, addirittura regionale, locale: irlandese quando fa The Snapper, Due sulla strada e Liam, tipicamente londinese invece in Prick Up, Sammy e Rosie vanno a letto, Piccoli affari sporchi. Non si è mai messo “al servizio” del cinema americano, appiattendosi nelle eleganti trascrizioni letterarie che alle majors piace tanto girare in Inghilterra, ma se mai ha portato un po’ della sua Londra cupa e colorata, nevrotica e solitaria nella nerissima Los Angeles di Rischiose abitudini e nella New York “provinciale” di Alta fedeltà, anche questi in fondo due film relativamente piccoli e decisamente “trasversali”, specchio di quell’universo a sé che è ormai la cultura metropolitana. E ogni volta che torna nel suo paese recupera una spontaneità, una concisione umoristica, un gusto del particolare vero che sembrano venire dritti dal Free Cinema,

PRESSBOOK

Stephen Frears è uno dei registi inglesi più acclamati dalla critica che ha avuto l’occasione di lavorare con i migliori talenti sia dietro che d’avanti la telecamera. Il suo più recente successo è stato il film The Queen (2006) per cui Helen Mirren ha vinto il premio Oscar come miglior attrice protagonista e per cui lo stesso Frears ha ricevuto diverse candidature all’Oscar, Golden Globe e BAFTA. Il film è inoltre diventato un successo al boxoffice dopo il suo lancio al Festival Internazionale di Venezia. Frears iniziò la sua carriera presso il London’s Royal Court Theatre, dove lavorò con il regista Lindasy Anderson, per poi avvicinarsi all’industria cinematografica nel 1996 come assistente del regista Karel Reisz. Gumshoe – Sequestro Pericoloso (1971) segna il suo debutto nel cinema, il film è un omaggio ironico verso il genere noir, nel cast è presente Albert Finney. Dopo diverse produzioni televisive di successo e il film cult Il Colpo (1984), con John Hurt e Tim Roth, il successo arrivò nel 1985 con il film My Beautiful Laundrette, che lanciò la carriera di Daniel Day-Lewis e dello sceneggiatore Hanif Kureishi che venne candidato all’Oscar per Migliore Sceneggiatura Originale. Frears e Kureishi si riunirono per il film Sammy e Rosie Vanno A Letto (1987), che come per My Beautiful Laundrette si interrogava su molte delle questioni che caratterizzavano l’Inghilterra degli anni ’80. Frears in seguito diresse L’Importanza Di Essere Joe

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