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Rassegna stampa di Roman Polanski

Roman Polanski (Roman Liebling) è un attore francese, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 18 agosto 1933 a Parigi (Francia). Roman Polanski ha oggi 90 anni ed è del segno zodiacale Leone.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Intorno a Roman Polanski s'è condensata nel tempo una fama sulfurea, sia per le sue vicende personali considerate demoniache dall'ingenuità americana (l'orribile uccisione della sua giovane moglie incinta a Beverly Hills; l'accusa di stupro d'una ragazzina minorenne, che ancora lo tiene lontano dagli Stati Uniti), sia per alcuni suoi film: ma non esiste fama più ingiustificata. Lui stesso racconta che dopo la realizzazione di Rosemary's Baby tutte le streghe e tutti gli stregoni d'Inghilterra e d'America lo strinsero d'assedio, un vero inferno: ma la storia del figlio di Mia Farrow e del Diavolo l'aveva scritta Ira Levin nel suo romanzo, lui l'aveva soltanto trasferita in immagini. Repulsion, la migliore interpretazione in assoluto di Catherine Deneuve, era un film psicoanalitico, soltanto somari o visionari potevano giudicarlo diabolico. Per favore… non mordermi sul collo non era un film di vampiri, ma una brillante parodia del genere. L'inquilino del terzo piano, tratto da un romanzo di Roland Topor, era un grottesco kafkiano più che un racconto d'orrore. Ma i luoghi comuni sono invincibili, e anche Polanski ha finito per arrendersi e per vedere almeno di sfruttare commercialmente una fama che l'ha fatto soffrire per tutta la vita. La nona porta è ricavato infedelmente dal romanzo di Arturo Perez-Reverte Il Club Domino, ricco di tre idee molto belle. Prima: Satana autore di incisioni, illustratore del manuale satanico La nona porta del Regno delle Ombre con tavole accuratamente firmate dalla sigla LCF (Lucifero). Seconda: Johnny Depp detective dei libri, cacciatore di opere rare e preziose per conto di clienti collezionisti appassionati, che si trova coinvolto nella ricerca e nel confronto di tre copie dello stesso libro fatale. Terza idea: un racconto di demonismo, cadaveri e magia, ambientato soprattutto tra bibliofili e libri, in biblioteche uniche, in negozi d'antiquariato librario, tra pagine cautamente sfogliate e tentativi infami di mettere al rogo i libri. Eppure, nonostante le belle idee, Johnny Depp irresistibile, la singolare fotografia di Darius Khondji, le scenografie di Dan Tavoularis, Emmanuelle Seigner (moglie del regista) che svolazza come un attraente Diavolo Custode e Lena Olin con un serpente tatuato sul sedere, il film che è stato anche prodotto da Polanski resta antiquato, lento, lungo, svogliato. E se, come dice, Polanski voleva “esprimere un senso di derisione nei confronti del soprannaturale e della magia” , l'intenzione non s'é realizzata.

MICHAEL CIEPLY
The New York Times

LOS ANGELES — At the end of “Manhattan,” the celebrated movie romance from 1979, a teenager played by Mariel Hemingway delivers some good news to the 42-year-old television writer, portrayed by Woody Allen, with whom she has had a long-running sexual affair.
“Guess what, I turned 18 the other day,” said Ms. Hemingway, in what was framed as a poignant encounter. “I’m legal, but I’m still a kid.”
That was then.
Roman Polanski’s arrest on Sept. 26 to face a decades-old charge of having sex with a 13-year-old girl stirred global furor over both Mr. Polanski’s original misdeed and the way the authorities have handled it — along with some sharp reminders that, when it comes to adult sex with the under age, things have changed.
Manners, mores and law enforcement have become far less forgiving of sex crimes involving minors in the 31 years since Mr. Polanski was charged with both rape and sodomy involving drugs. He fled rather than face what was to have been a 48-day sentence after he pleaded guilty to unlawful sex with a minor.
But if he is extradited from Switzerland, Mr. Polanski could face a more severe punishment than he did in the 1970s, as a vigorous victims’ rights movement, a family-values revival and revelations of child abuse by clergy members have all helped change the moral and legal framework regarding sex with the young.

EMILIO MARRESE
Il Venerdì di Repubblica

Al minuto 27 della chiacchierata, iniziando a parlare di cinema italiano, Roman Polanski si alza dal divano di pelle nera del suo studio e va a prendere sulla scrivania una foto ritagliata da un giornale inglese. È un'immagine di Berlusconi colto mentre sale in auto sorridente e saluta a mano aperta: «Guardi che espressione. Mi fa molto ridere questa foto ed è emblematica: ha un sorriso da clown, pare una maschera, e saluta come Hitler. E guardi il contrasto tra il suo sguardo da giullare e quello truce e solenne delle sue guardie del corpo. Dice così tanto questa foto...». Già. «Onestamente io l'Italia non la capisco» prosegue il regista premio Oscar nel 2002 con Il Pianista. «Per me è del tutto impossibile prevedere dove state andando. Berlusconi sfida ogni norma, ogni regola alla base del funzionamento del Paese. È sorprendente. Una cosa che mi ha sempre preoccupato, sin da quando abitavo a Roma trent'anni fa, è che il vostro eroe nazionale, dalla letteratura al cinema - soprattutto al cinema - è sempre una specie di imbroglione. Piccoli truffatori, furbastri disonesti. Gli italiani amano questi furfanti: si danno di gomito e dicono "ah ah, guarda quello come li ha fregati tutti" (in italiano, ndr). Non so se è un'eredità dell'impero romano, ma è pericolosa. In ogni cultura c'è il personaggio un po' mascalzone e canaglia, ma mai al livello italiano. E ora avete eletto il re degli imbroglioni: uno come Totò».
Roman Polanski, un teenager di 75 anni, ci ha accolto negli uffici della sua casa di produzione, la RP, nella elegante Avenue Montaigne a pochi passi dai Campi Elisi, in maglioncino grigio, jeans strappato sul ginocchio, mocassino nero e ciuffi bianchi impennati sul capo.
Ebreo polacco, durante le persecuzioni razziali fu nascosto presso varie famiglie cattoliche pagate dai suoi genitori. La madre morì ad Auschwitz quando lui aveva otto anni. Il padre, la sorella e la nonna riuscirono invece a sopravvivere ai lager nazisti. Nel Pianista c'era tanto della sua storia personale. Inutilmente? «Sono molto preoccupato e turbato per il vento di destra che tira in Europa» dice. «Mio padre mi diceva: tra cinquant'anni sarete di nuovo punto e a capo. Pensavo fosse un masochista o un pessimista oltre ogni limite, e invece aveva ragione. Sembra che in questa fase la memoria umana sia più corta che mai. In passato la memoria collettiva durava di più. Ora forse i ragazzi hanno troppe cose da ricordare, non so, ma è stupefacente come non sappiano assolutamente niente di quello che è successo sessant'anni fa. Me ne accorgo parlando coi giovani tedeschi, polacchi, francesi. Non sanno cosa fu il nazismo o chi fosse Stalin. Non ne hanno la più vaga idea. Ho provato a spiegare, ma mi sono reso conto che è inutile. Mia figlia ha sedici anni, è brava, studia, legge. Eppure certi argomenti le restano difficili da comprendere. Scopre certe cose a scuola, mi fa domande e vedo quanto sia difficile spiegare le cause del nazismo. Le nuove generazioni non sanno di cosa si parli, non hanno i riferimenti culturali. Bisognerebbe fare loro delle lezioni, ma i ragazzi non amano le lezioni. Non ho ancora fatto vedere R pianista a mio figlio di dieci anni perché ho pensato che potesse essere solo una pena inutile per lui. Ora non saprebbe come mettere in relazione le cose che sono accadute allora e perché. Per questo, dopo Il pianista, ho girato Oliver Twist: mi sentivo molto lontano dal mondo dei miei figli e dei loro coetanei e ho sentito il bisogno di fare qualcosa in cui fosse per loro più facile identificarsi». Però Sarkozy gli piace: «Il primo politico che io abbia mai avuto E tutti questi anni non preoccuparsi della sua rielezione sin dal giorno dopo che l'hanno eletto. Quando parla, lo capiscono anche i miei figli. Sembra che segua quel senso comune che la maggior parte dei politici ha abbandonato. Mi piace come sta cambiando la Francia». Anche in tema di immigrazione: curioso assai, per un apolide sia pur di lusso come Polanski: «E come si dovrebbe fare, altrimenti? Bisogna applicare la legge. Pensi agli sbarchi sulle coste spagnole o a Lampedusa: se c'è gente disposta a morire in mare pur di lasciare la propria terra, deve essere in fuga da qualcosa di veramente grave.

EDOARDO BRUNO

Dal suo primo cortometraggio incompiuto La bicicletta, realizzato in Polonia nel 1955, Polanski ha sempre guardato il mondo come attraverso una lente che ingigantisce il reale fino a farlo coincidere con i lembi di un incubo, in una struttura mentale che fa di ogni azione un'affascinante avventura metafisica, in una linea espressiva profondamente polacca, alla Gombrowicz, su un piano di ricerca formale di un immaginario visivo, denso di mistero, di fughe nell'orrore quotidiano, nel silenzio di una situazione vagamente surreale. Il coltello nell’acqua conferma questa scelta di un cinema mentale, tutto teso a rintracciare la paura, (ansia, la follia e il tremore dell'eros. Polanski avverte i richiami nascosti nel quotidiano, la presenza di uno sguardo alieno che osserva, l'angoscia di qualcosa di misterioso che condensa il segreto di una dimensione diversa, la terza dimensione dell'immaginario. L’acqua del lago, che isola i due protagonisti, e che diverrà il mare che circonda la nave in Luna di fiele, è il liquido amniotico di un universo che ha la struttura del sogno, in una avventura del pensiero sospesa tra vero e falso, tra realtà e fantasia. Andrzej de Il coltello nell’acqua non saprà mai se lo studente caduto nel lago, è vivo o morto, se Krystina ha mentito o no. Costruito sull'attesa di qualcosa di imprevedibile, il film lascia aperta ogni conclusione; il silenzio riassorbe in un esistenzialismo piccolo-borghese, gli impulsi di una società che voleva essere (e non poteva) socialista. Con questo suo atteggiamento nihilista, Polanski si colloca tra gli autori che non problematizzano le idee, per affermare il carattere costruttivo del linguaggio, la priorità della forma rispetto alla stessa esigenza ideologica. Sono, infatti, i movimenti della mdp, le cose, i dettagli, gli oggetti, i materiali che 'parlano', che trasferiscono senso. In Repulsion è il ritratto di famiglia che si intravede alla fine in primo piano, con il volto della giovane protagonista (Catherine Deneuve) i cui occhi già presentivano nella indifferenza degli altri, il delirio della follia e in Luna di fiele la nave-oggetto, isolata dal mare, insidia mentale, pulsione panica, luogo del desiderio perverso che viene a coincidere con il personaggio della donna che rappresenta la perversione, il ripugnante che attira. La sua sessualità orgogliosa mette in moto il meccanismo del possesso differito, della masturbazione deviata, degli incontri impotenti.

FERNALDO DI GIAMMATTEO

Nato in Francia da genitori ebreo-polacchi, a tre anni è condotto a Cracovia. I nazisti li internano, la madre muore in un lager. Roman riesce a fuggire. Finita la guerra ritrova il padre, che lo invia in un istituto tecnico. Per campare vende giornali, recita in teatro e alla fine può iscriversi alla Scuola di cinema di Lódz. Il suo talento emerge subito, le prove di esame ricevono elogi e premi, consentendogli nel 1962 di dirigere il primo film, Il coltello nell'acqua. Ha 29 anni. Continua una promettente carriera di attore fino a che non ha la possibilità di girare, in Gran Bretagna, due film intessuti di angoscia, dove già sono in luce tutte le caratteristiche di una poetica: Repulsion (1965), le ossessioni di una donna nevrotica che sfociano nel delitto, Cul-de-sac (1966), una coppia sgangherata raggiunta su una isola da due gangster che la sottopongono a vessazioni inaudite (il primo riceve l'Orso d'argento, il secondo l'Orso d'oro al festival di Berlino).

News

Un doc che tallona il cineasta e il suo amico Ryszard Horowitz durante la visita ai luoghi della loro infanzia, a...
Un dialogo tra Roman Polanski e Ryszard Horowitz, amici separati dalla persecuzione nazista.
Regia di Roman Polanski. Un film con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois,...
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La sua nomina aveva suscitato nei giorni scorsi un coro di polemiche da parte delle associazioni femministe.
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