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Rassegna stampa di Mario Soldati

Mario Soldati è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, assistente alla regia, è nato il 16 novembre 1906 a Torino (Italia) ed è morto il 19 giugno 1999 all'età di 92 anni a Tellaro (Italia).

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

Il viaggio nella nostalgia continua, e, con buone ragioni. Il New York Times annota che il pur bel film di Tornatore, Baarza, cardine del cinema italiano alla Mostra del cinema di Venezia, «impallidisce» dì fronte a La grande guerra, capolavoro scomodo e restaurato nella sua integrità, cinquant'anni dopo aver disturbato la nostra eroica visione, appunto, della cosiddetta Grande Guerra (film che raccomandiamo per la forza antiretorica, per la poderosa orchestrazione delle scene di massa e per il senso di umanità che ne esce).

PIETRO BIANCHI

Accennando in altra sede e fuggevolmente al nuovo film di Mario Soldati, La provinciale, abbiamo detto che esso sarà probabilmente un film guida. Cercheremo ora, esaminando il film, di spiegarci più chiaramente. È noto che, da tempo ormai, Mario Soldati desiderava di fare un film importante, un'opera, come si dice, impegnata, che valesse soprattutto a togliergli.la noia causata da tanta gente che gli rimproverava i film balordi e dimessi a contrasto con le sue fatiche letterarie, culminate nel recente successo dei racconti «A cena con il commendatore».
Uomo di ingegno e di carattere singolari, cattolico «refoulé» («Il mio amico gesuita») Mario Soldati proviene dalla critica d'arte e, come gusto, da quel gruppo torinese che si formò trent'anni or sono nella cerchia di Piero Gobetti e delle sue due riviste «Rivoluzione liberale» e «Il Baretti». Con una borsa di studio si recò negli Stati Uniti, dove restò, clandestino, dopo i termini contrattuali: da questa esperienza nacquero uno dei libri suoi più vivi, «America primo amore», e quella conoscenza di usi e costumi USA che tanto doveva servirgli nel cinema. Aveva anche partecipato, secondo la moda di quegli anni, a una esperienza provinciale, collaborando a una rivista intitolata «La Libra» assieme a giovani che dovevano conquistarsi un buon nome, Enrico Emanuelli e Mario Bonfantini. E il loro sforzo, poco eterodosso anche in chiave politica, doveva meritare una segnalazione da parte di G. A. Borgese in un articolo del «Corriere della Sera», intitolato «i novaresi».

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