MARIA GIULIA MINETTI
Cleopatra lussuriosa.
È l’attrice Alessandra Negrini, interprete della fatale regina nel film che il regista brasiliano Julio Pressane le ha dedicato un capolavoro. Ma forse non lo vedremo mai.
Alessandra Negrini forse imparerete a conoscerla. Non è escluso che qualche tv pubblica o privata comperi Paradiso tropical, la telenovela in onda da un anno in Brasile con enorme successo dove lei interpreta la parte dei due gemelle, una buona e una cattiva (sulle vicissitudini delle due mi ha raccontato qualcosa, ma non rivelerò niente). Qualche fanatico del piccolo schermo magari addirittura se la ricorda partner di Ornella Muti nel film Rai-Rete-Globo Il figlio prediletto, girato sei anni fa a Rio, regia di Walter Lima jr. (un regista di grande qualità, attenzione, coetaneo di Glauber Rocha, il fondatore del «cinema novo» brasiliano). Sì, le probabilità che l’intensa attrice brasiliana, nata 37 anni fa a San Paolo, faccia palpitare anche i cuori italiani non sono così poche.
Pochissime, invece, che li faccia palpitare con quella che lei considera non solo la parte più bella che le sia mai stata offerta, ma l'occasione della vita: «È stato come vedere avverarsi un sogno». Il sogno avverato è il ruolo di Cleopatra nel film dallo stesso titolo di tulio Bressane, gigante anomalo e solitario del cinema brasiliano, autore di assoluta, magnifica singolarità: «Ho un'idea del cinema come di una cosa che "passa attraverso", un organismo che si crea attraversando le arti, la vita. Non settima arte - macché! - ma esperienza di tutte».
Alessandra Negrini: «In Brasile il cinema in pratica non esiste più. Se non fai la tv non solo non arrivi alla popolarità, ma proprio non arrivi a sopravvivere». Tra ì rari film che Alessandra ha fatto prima di Cleopatra c'è anche Os dfsaf rurdos, l'uhìma, elogiatissima regia di Walter Lima Jr., dov'è la moglie di Rodrigo Santoro, l'artor giovane brasiliano che oggi tenta la fortuna a Hollywood (è stato Serse nel fumettistico 300, ma ora è nel cast dell'immìnente Redbdt di David Mamet e lo aspettano sul set di Blaa Oasis, con la nuova sex bomb Rose McGowan). li gioco americano di Santoro, però, Alessandra non lo vuole giocare: «Mi interessa fare l'attrice, lavorare bene, avere grandi parti -cinema, teatro, tv - chiunque mi voglia. Non mi interessa andare a Hollywood e battere alle porte dei produttori per avere un ruolo di donna latina».
Pronto all'inizio del 2006, Cleopatra non è ancora stato distribuito in Brasile; nel resto del mondo, finora, l'hanno visto soltanto all'ultima Mostra di Venezia, e l'hanno visto pochi e recensito ancor meno, perché stava in una sezione collaterale (intitolata «Grandi Maestri»,
che suona come un Magnificat, sicuro, ma ancor più come un Requiem) e perché era senz'ombra di dubbio un film d'arte, pertanto giudicato arduo per il pubblico, dunque inutile da segnalare nelle preziose pagine festivaliere dei quotidiani (dove ai critici è lasciato pochíssimo spazio). Nessun distributore l'ha comprato, e perciò stiamo qui parlando di un fantasma, un meraviglioso spettro che ha alitato sul Lido un attimo ed è volato chissà dove, scomparso chissà fino a quando.
Alessandra, le dispiace che così pochi abbian suo film? «Sì, ma è in questo modo che va i Però il film resta, credo, per altre generazion a lungo. Può darsi che le cose per pochi duri: quelle per molti».
tulio Bressane ha 61 anni. Ha girato una tr film; scritto saggi sulla letteratura, la musica, ra, il cinema («Scrivo per aiutarmi a pensare Iia nel 2602 il Toríno Film Festíval gli ha ded rassegna e un libro a cura di Simona Fina e Ro rigliatto. «Lettore monacale, cineasta enigma dioso erudito, artista solitario», lo presenta il suo cinema? «Colto e pulsionale, sofisticato e ii Barocco, certo, ma di quel barocco strano, ori è dell'America. Cinema barocco aborigeno». Si potrebbe pensare a un soggetto migliore di per lui? Ma: «Non ho soggetti. Le cose avver caso», rintuzza Bressane. «Perché faccio un filn so. Fare qualcosa è talmente assurdo. È una for Nel 1989 ero in Inghilterra e ho cominciato a interessarmi a Clr il primo testo è quello di Plutarco. II dramma di Shakespeare È messo in musica inglese». È per mettere Cleopatra in musica 1 se che Bressane ha fatto il film, dopo sette anni di lavoro «sulla del personaggio: teatro, pittura, musica, letteratura, un grosso i tutto uscito da altre lingue. Un'immagine di Cleopatra forgiata gua portoghese non c'era».
E siccome a suo avviso, «le lingue non sono sinonime, una lingua È di sentire il mondo, e la lirica è la forza di una lingua, ho pensato ( Cleopatra dal punto di vista lirico». Il «parlato» del film è tutte montando frammenti lirici di testi da Camòes (che a Cleopatra, letterati portoghesi, ha dedicato qualche verso) ai nostri giomi: una scelta di testi che potesse suggerire gli aneddoti di Cleopatra>, «Aneddoti: fatti della vita privata divenuti pubblici». Sontuoso nei riferimenti iconografici («da Ingres al Kitch, tutto mi intere meraviglia delle coreografie («ma non c'è stato nessun coreografi fatto da soli»), il film in realtà è costato nulla, 350 mila curo
che ha fatto le scenografie le ha ritagliate nella carta») ed è stato 1 giomi («ho girato anche soltanto in un giorno, o due, o tre»). Ma dietro quei 15 giorni c'è un lavoro preparatorio di mesi. «Cc trassati tre», ricorda Alessandra Negrini. .Andavo da lui ogni g vamo un sacco di discorsi, mi mostrava una quantità di imma€ me un'immersione progressiva nel mondo di Cleopatra e nel si Un'esperienza meravigliosa: «Ho avuto un grande piacere da qr
Era intenso ma divertente. Non era pesante, Lui è cosî "charming", così intelligente. È cc Per Freud il volo è metafora dell'amplesso, e patra è di un erotismo mozzafiato, una porn sublime da risolversi in danza. Che peccato possa vederlo! Bressane, lui, se ne infischia è uno stnunento di autotrasformazione. hi cercare di uscire dalla propria mediocrità.
lo sforzo, non il risultato. Il risultato è semp destre». Credetemi, non è vero. M.G.M.
Da Specchio +, Ottobre 2007