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Rassegna stampa di Adolfo Celi

Adolfo Celi è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, è nato il 27 luglio 1922 a Messina (Italia) ed è morto il 19 febbraio 1986 all'età di 63 anni a Siena (Italia).

MAURO GERVASINI
Film TV

Ventanni fa moriva Adolfo Celi, un grande attore. Messinese di nascita, apolide d'adozione, come s'usa dire. Il padre prefetto, al quale penserà per il suo personaggio di La villeggiatura (il film più importante della mia vita», dirà infatti), si sposta di continuo, con la famiglia al seguito. Giovanissimo entra in Accademia, insieme a due coscritti (classe 1922) che resteranno “amici suoi” per sempre: Luciano Lucignani e Vittorio Gassman. Il loro legame sfida tempi e continenti e viene consacrato in un film diretto a sei mani, L'alibi. Celi è il più colto, sa l'inglese e viene per questo scritturato in produzioni più o meno importanti nei panni del G-Man americano, in tempi di guerra e Liberazione. Nel 1949 la grande occasione: un ruolo di rilievo in Emigrantes di Aldo Fabrizi, girato su una vera nave di migranti diretta a Buenos Alres. A riprese finite, tutti tornano in Italia tranne lui, Adolfo, che accetta di lavorare per una compagnia teatrale italiana della Boca. Il soggiorno argentino dura poco. L'attore viene infiitti contattato da un impresario brasiliano di origine italiana che gli chiede di occuparsi di regie teatrali a San Paolo. Per Celi, è l'inizio di una incredibile avventura durata quindici anni. Non solo infatti accetta l'incarico, ma grazie a una spiccata personalità autoriale diventa in poco tempo una delle figure più rappresentative del teatro “de comedia” brasiliano. A lui si devono esordi folgoranti e importantissimi, come quello di Fernanda Montenegro, la protagonista di Central do Brasil. Ai suoi attori, l'artista chiede soprattutto una cosa: di “non imitare gli italiani”. Non sbracare, non gesticolare, non enfatizzare. Prendere esempio da lui, che sa essere impassibile anche su una tomba, mentre con perfido aplomb esclama «Adelina, moglie e amante impareggiabile..!». Altro che lo stile del Perozzi. Celi in Brasile è anche regista di due film considerati “patrimonio della cinematografia nazionale”: Calcara, neorealistica storia di pescatori di grande successo popolare, e il musical Tico-Tico No fubà. Nel 1964 un regista francese in trasferta brasilera, Philippe de Broca, lo scrittura per L'uomo di Rio accanto a Belmondo. Il film sbanca i botteghini e all'attore cominciano a interessarsi i grossi produttori. Chiusa la pagina del teatro, Celi fa il botto: è il nemico di 007, Emilio Largo, in Thunderball-Operazione tuono, uno dei migliori film della serie. E questo anche grazie a lui. Il suo understatement è memorabile. Una benda nera sull'occhio, un anello con il simbolo della Spectre, la solita implacabile pacatezza della voce (che purtroppo in originale hanno doppiato!). Un film di Bond assicura fama imperitura, ma espone a più di un rischio professionale. Da quel momento Celi viene chiamato soprattutto per ruoli da cattivo. «Di mio padre, da piccolo, ricordo soprattutto i modi in cui i'eroe di turno lo faceva secco alla fine del film» dice il figlio Leonardo, autore del bel documentario Adolfo Celi: un uomo per due mondi in onda domenica 19 febbraio alle 11.30 su Sky Cinema Classics. Forse proprio perché “cattivo” in mille B-movie (westem, polizieschi…) l'attore siciliano amò tantissimo le sue commedie, in particolare, ovviamente, i tre Amici miei, dove veste i panni e il camice del professor Sassaroli, «il personaggio più azzeccato» secondo Monicelli. Salvo tornare icona dell'immaginario italiano nei panni di Lord Brook nel serial Sandokan di Sergio Sollima. Fu, anche in quell'occasione, un punto di riferimento per tutti, compreso Kabir Bedi che pure proveniva dalla solidissima tradizione di Bollywood: «Mi diceva che per recitare bene devi immaginare di essere di fronte a tre persone. Da sei occhi ti senti guardato e giudicato, se pensi che gli occhi siano mille è troppo impersonale, è come non avere davanti nessuno». Adolfo Celi muore il 19 febbraio 1986 mentre cura la regia di uno spettacolo in scena al teatro di Siena. Per il secondo tempo viene sostituito da Vittorio Gassman. Onorare il vecchio detto degli artisti, quello per il quale lo spettacolo continua, è in questo caso il miglior modo per rendere omaggio all'amico di sempre.

ALBERTO RIVA
Il Venerdì di Repubblica

Gli anni felici a Rio, dove lasciò il segno come sperimentatore teatrale. Il ritorno in Italia, dove, negli anni Sessanta, si impose come attore in ruoli perfidi, da Amici Miei a Sandokan passando per 007. L'ultima moglie racconta.
È stato l'indimenticabile (e cinico) professor Sassaroli in Amici miei. In Sandokan ha vestito i panni coloniali dello spietato James Brooke. Ha dato il volto (e la benda sull'occhio) al malvagio Emilio Largo, l'antagonista di James Bond in Agente 007. Thunderball. Operazione Tuono. Adolfo Celi ha avuto cento facce. E almeno due vite. Scomparso improvvisamente nel 1986 (era nato a Messina il 27 luglio del 1922), è stato uno degli attori italiani più amati. Ma ha conosciuto il successo solo dopo i quarant'anni, tornato in Italia dal Brasile, dove aveva passato quindici anni di fila.
«Quando rientrò, nel 1964, anche nell'ambiente dei cinema nessuno sapeva nulla del suo periodo brasiliano, tranne quei pochi che lo avevano raggiunto là, come Luciano Salce» racconta oggi Veronica Lazar, la sua ultima moglie, madre dei suoi due figli, attrice (ha lavorato con Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni e Dario Argento) e poi psicologa. La Lazar, che oggi vive a Roma, si emoziona ancora raccontando dell'uomo con cui ha trascorso «molti anni bellissimi».

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