Tom Hanks (Thomas Jeffrey Hanks) è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, sceneggiatore, è nato il 9 luglio 1956 a Concord, California (USA). Tom Hanks ha oggi 67 anni ed è del segno zodiacale Cancro.
Il padre è cuoco e Tom vive la prima parte della sua vita nell'area di San Francisco. Studia a Oakland e a Sacramento. Comincia a recitare al Liceo e poi debutta a teatro a Cleveland nel Great Lakes Shakespeare Festival dove rimane per tre stagioni, prima di giungere al Riverside Theatre di New York nel 1980 nel ruolo di Grumio in una versione della Bisbetica domata. Diventa attore alla rete televisiva ABC e nel 1981 il primo film, un horror diretto da Armand Mastroianni.
I primi successi li ottiene con commedie come Splash-Una sirena a Manhattan, Bachelor Party e L'uomo con la scarpa rossa. Il primo colpo di coda di qualità lo dà in Big di Penny Marshall ispirato al soggetto di Da Grande con Renato Pozzetto. Per questo film nel 1988 ottiene la prima candidatura all'Oscar, nel ruolo di un bambino che si trasforma in uomo adulto mantenendo l'indole precedente. Comincia a mostrare in pieno le sue doti (non subito riconosciute) nel sottovalutato film di Brian De Palma Il falò delle vanità ottenendo un grande successo personale con il film Insonnia d'amore di Nora Ephron. Il primo Oscar arriva con la parte dell'avvocato gay Contagiato dall'AIDS in Philadelphia (1993) di Jonathan Demme dove offre un'emozionante interpretazione. L'anno dopo l'asso pigliatutto Forrest Gump (1994) di Robert Zemeckis gli offre su un piatto d'argento un altro Oscar nel ruolo del ragazzo ritardato con un cuore grande che sorprende tutta l'America con i suoi exploit (da giocatore di football a giocatore di ping pong, da scopritore dello scandalo Watergate a maratoneta hamliniano). Altri grandi interpretazioni in Salvate il soldato Ryan e Il miglio verde (altre due candidature all'Oscar) e un grande successo come C'è posta per te. Ora diventa un moderno Robinson Crusoe in Cast Away di Zemeckis, per il quale è dimagrito di venti chili ottenendo una significativa nomination per l'Oscar come migliore attore..
Sempre in beige,loquace e ampolloso, dai modi affettati, amante della letteratura e pronto a piegare l’indice e il medio di entrambe le mani nell’antipatico segno che indica le virgolette, l’onesto e bravo Tom Hank fa in The Ladykiliers di Joel ed Ethan Coen la parte d’un falso gentiluomo del Sud degli Stati Uniti, ipocrita patentato, bugiardo matricolato, imbroglione assoluto.
Lo fa benissimo:a quarantotto anni è un attore sicuro, superpremiato (due Oscar, uno nel 1993 per Phlladelphia di Jonathan Demme, uno nel 1994 per Forrest Gump di Robert Zemeckis e infiniti altri premi). Sa fare tutto, la commedia (Insonnia d’amore di Nota Ephron), il dramma bellico (Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg), il bambino adulto (Big di Penny Marshall) e il nuovo Robinson Crusoe (Cast Away, ancora di Zemeckis), il secondino (il miglio verde di Frank Darabont) e il killer della mafia (Era mio padre di Sem Mendes). Ha una moglie intelligente e bella di nome Rita, produttrice ricca di acume: producono serie televisive che inevitabilmente hanno grande successo. È un americano tranquillo, cauto: apparentemente così privo di tensioni nervose da dover essere almeno paranoide.
È nato in California, a Oakland. Come tanti attori americani, ha cominciato a recitare a scuola, nelle compagnie studentesche al liceo e poi alla modesta Università di Sacramento: Il giardino dei ciliegie, La bisbetica domata, I due gentiluomini di Verona... Allora era più carino, adesso la faccia banale s’è un poco dilatata e fatta spugnosa, ha bisogno d’un trucco più accentuato. Il suo primo film, nel 1984, era Splash, diretto da Ron Howard, uno dei registi rimasti suoi amici anche personali insieme con Steven Spielberg e Robert Zemeckis: il suo primo personaggio era un newyorkese che salva una bella sirena di Manhattan dal rischio di finire prigioniera in un acquario e che finisce per seguirla nel profondo del mare; il suo prossimo personaggio è un conduttore di treni in The Polar Express di ChrisVan Allsburg.
Certo non è glamour. Non ha il fascino dell’intellettuale né del rivoluzionario né dell’asociale. Proprio non viene in mente di poterne essere sedotti: ma, unità alla bravura, la sua semplicità è una prova di qualità e anche di eleganza.
Da Lo Specchio, 5 giugno 2004
Tom Hanks in versione cattivo. Pizzetto mefistofelico, ciuffo impomatato, voce melliflua e mantellina beige, «l’americano tranquillo» del cinema hollywoodiano si affida ai fratelli Coen per regalare una scossa alla sua piana carriera di ingombrante successo. Il 48enne californiano, bollato dalla rivista Premiere come «la certezza per il botteghino>, ha studiato l’accento dei Sud per trasformarsi in Goldthwait Higginson Dorn III, finto professore di greco e latino che ama citare i versi di Edgar Allan Poe, ma che in realtà progetta di rapinare un casinò galleggiante sul Mississippi. Per scavare un tunnel, il mellifluo individuo si installa, insieme ai complici tonti, nella cantina della villetta di un’anziana e inconsapevole donna di colore, seguace battista e patita di gospel: è lei la Ladykillers del titolo, interpretata dalla strepitosa Irma P. Hall.
Pur di lavorare con Ethan e Joel Coen, Tom Hanks, che prima dl Ladykillers mal aveva messo piede sulla montée de marche del Festival di Cannes, ha accettato un salario più ragionevole del suo cachet stimato in 25 milioni di dollari. E ha anche detto si a questa rischiosa operazione remake che s’ispira a un classico britannico del ‘55 come La signora omicidi, con Alec Guinness e Peter Sellers. Negli Stati Uniti le critiche, solitamente generose nei confronti del duo creativo di Fargo, sono state tiepide. Al festival francese, invece, il film, che arriva oggi nelle sale italiane, ha divertito senza racimolare premi e innervosito quelli che ci vedono un’altra concessione dei Coen all’industria cinematografica dopo Prima ti sposo e poi ti rovino, girato con la coppia George Clooney e Catherine ZetaJones.
L’unica cosa su cui non si è discusso è l’interpretazione di Tom Hanks, che aveva sì incarnato un killer spietato e padre amoroso per Sam Mendes (Era mio padre), ma che stavolta offre un perfetto ritratto di cattivo sopra le righe, il cialtrone con prosopopea, modi affettati e scrupoli inesistenti. Il risultato è stato un incasso in Usa di 38 milioni di dollari, contro i 35 spesi. Non abbastanza da soddisfare l’attore, che pure ha spinto in prima persona per la promozione del film. Tom Hanks, comunque ha già nel mirino il nuovo obiettivo: l’uscita statunitense dei film Terminal, il 18 giugno, firmato da Steven Spielberg e destinato a inaugurare la Mostra di Venezia il primo settembre. Questo divo con la faccia da ragazzino, il fisico da impiegato («ho il sedere grosso e le spalle strette, non capisco perché piaccio») è un professionista della comunicazione: uno di quelli che arriva alle interviste chiamando per nome il giornalista, capace di inscenare uno show nella conferenza a Cannes duettando con una reporter cinese sua grande fan e in grado di rispondere a una domanda mai fatta. «È colpa dei caffè - spiegò -‚ alle 10 del mattino ne ho già bevuti 9 e mi sento “agitateilo“». Sì, perché nonostante faccia film da 20 anni, abbia vinto due Oscar consecutivi (Philadelphia nel ‘94 e Forrest Gump nel ‘95, solo Spencer Tracy era riuscito a tanto), malgrado sia l’attore più amato dal pubblico americano che lo considera l’erede di James Stuart, Hanks ha ancora il terrore che tutto finisca. «Recitare è subito stato la mia vita, anche perché, affidato a mio padre, a dieci anni avevo già cambiato tre madri, cinque scuole e dieci case. Ma gli inizi sono stati duri. Ringrazio ancora Ron Howard che, dopo avermi conosciuto sul set di Happy Days, mi volle nell’84 in Splash Una sirena a Manhattan. Ma anche dopo sono arrivate le crisi. Sono rimasto più di un anno senza lavoro, che è come essere disoccupato per 6 anni in altri settori». Nasce in quei tempi la sua ossessione per l’ingaggio continuo, che oggi gli provoca il rimorso di aver trascurato i due figli nati dal primo matrimonio, e lo spinge a dedicarsi ai due più piccoli avuti dalla seconda moglie Rita Wilson. Nasce all’epoca anche l’ossessione per l’interpretazione perfetta: «Per ora la mia migliore prova è stata in Cast Away: non avrei mai creduto di riuscire a tenere un film da solo», racconta Hanks, che per il ruolo di naufrago dimagrì 26 chili per poi vedersi soffiare l’Oscar numero tre dal gladiatore Russell Crowe. «Lo so che il pubblico mi identifica con il buon americano, ma il mio compito è far conoscere strade nuove», spiega. E in Termina4 infatti, è un immigrato deli ‘est bloccato nell’aeroporto JFK di New York. luogo che si trasforma nel suo microcosmo: sedie per dormire, panini da scroccare, una bellissima hostess, Catherine Zeta Jones, di cui innamorarsi. «È una commedia a lieto fine, ma con ovvi riferimenti alla trasformazione che oggi hanno avuto gli aeroporti. L’idea, tengo a dirlo, è nata prima dell’i i settembre. In questo film traspare la diffidenza nei confronti dell’immigrato, la tensione che si respira nei terminal, le pesanti misure di sicurezza». Un altro ritratto di emarginato, dopo l’avvocato gay malato di Aids, il geniale stupido Forrest Gump.
Hanks, che si è dichiarato fan di Michael Moore e del suo Fahrenheit 11/9, il documentario anti Bush vincitore a Cannes, ha sempre ostentato il sostegno al Partito democratico.
Fu il primo a Hollywood a staccare un assegno di 10 mila dollari per sostenere Clinton, salvo pentirsene ai tempi dello I scandalo Lewinsky. Non ha neanche escluso la possibilità di un futuro ingresso in politica, forte della sua immagine di americano tranquillo. «Dovrei studiare», I ha risposto, interrogato sull’argomento. Per ora continua a recitare, a dirigere i film per la tv, a produrre pellicole di successo come Il mio grosso grasso matrimonio greco. E a dire ai conservatori, lui, capitano Miller di Salvate il soldato Ryan: «Spero che i nostri soldati tornino sani e salvi dall’Iraq e trovino un popolo americano Capace di comprenderli
Da Il Venerdì di Repubblica, 11 giugno 2004
Ha avuto l’onore di essere il primo attore in 50 anni a ricevere due Academy Award consecutivi come miglior attore protagonista: nel 1994, nei panni dell’avvocato vittima dell’AIDS in Philadelphia; e l’anno seguente nel ruolo di Forrest Gump. Si è anche aggiudicato dei Golden Globe per queste interpretazioni, così come per Big e Cast Away.
Nato e cresciuto a Oakland, in California, Hanks si è interessato alla recitazione durante il liceo. Ha frequentato lo Chabot College a Hayward, in California, e la California State University a Sacramento. Su invito del responsabile artistico Vincent Dowling, ha esordito a livello professionale interpretando Grumio ne La bisbetica domata (The Taming of the Shrew) al Great Lakes Shakespeare Festival di Cleveland, Ohio. In seguito, ha continuato ha lavorare con questa compagnia per tre stagioni. Dopo essersi trasferito a New York nel 1978, Hanks ha lavorato con la Riverside Shakespeare Company fino ad arrivare alla svolta nella sua carriera, quando ha fatto coppia con Peter Scolari nella serie comica della ABC Bosom Buddies. Grazie a questo impegno, ha ottenuto un ruolo da protagonista in Splash, una sirena a Manhattan (Splash) di Ron Howard, la sua prima collaborazione con questo regista. Nel 1988, la Los Angeles Film Critics Association ha premiato le sue interpretazioni in Big e L’ultima battuta (Punchline), conferendogli il premio di miglior attore protagonista. Successivamente, sono arrivate pellicole come Ragazze vincenti (A League of Their Own) e Insonnia d’amore (Sleepless in Seattle). Nel 1996, ha esordito come regista e sceneggiatore con Music Graffiti (That Thing You Do!). La canzone che dà il titolo al film è stata candidata agli Academy Award. Dopo aver ritrovato Ron Howard per Apollo 13, Hanks è stato produttore esecutivo, sceneggiatore, regista e interprete di From the Earth to the Moon della HBO, una miniserie drammatica di 12 ore, vincitrice dell’Emmy, che parlava del programma spaziale Apollo. Nel 1998, è stato protagonista del dramma bellico di Steven Spielberg Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan), grazie al quale ha ricevuto la sua quarta nomination agli Oscar. L’anno seguente ha lavorato a Il miglio verde (The Green Mile), diretto e sceneggiato da Frank Darabont e basato sul romanzo in sei parti di Stephen King. Nel 2000, ha ritrovato il regista Robert Zemeckis e lo sceneggiatore William Broyles, Jr. in Cast Away, che gli ha permesso di ottenere un’altra nomination agli Oscar.
Sempre quell’anno, ha nuovamente collaborato con Steven Spielberg, come produttore esecutivo, sceneggiatore e regista per un’altra miniserie epica della HBO, Band of Brothers, basata sul libro di Stephen Ambrose, che è stata trasmessa nell’autunno del 2001 ottenendo enormi consensi, così come un Emmy Award e un Golden Globe nel 2002 per la miglior miniserie. Nel 2002, ha lavorato a Era mio padre (Road to Perdition), al fianco di Paul Newman e Jude Law sotto la direzione di Sam Mendes. A questo film ha fatto seguito l’avvincente pellicola di Spielberg Prova a prendermi (Catch Me If You Can), assieme a Leonardo DiCaprio, basata sui veri exploit del truffatore internazionale Frank Abagnale, Jr. Hanks ha poi ritrovato per la terza volta Spielberg in The Terminal, al fianco di Catherine Zeta-Jones, per poi lavorare alla dark comedy dei fratelli Coen The Ladykillers. Nel novembre del 2004, Hanks ha partecipato all’adattamento cinematografico del libro per bambini, vincitore della Medaglia Caldecott, The Polar Express di Chris Van Allsburg, che gli ha permesso ancora una volta di ritrovare Robert Zemeckis. Nel 2006, Hanks è apparso nei panni di Robert Langdon nell’adattamento del romanzo di Dan Brown Il codice Da Vinci (The Da Vinci Code), diretto da Ron Howard e interpretato anche da Audrey Tautou, Paul Bettany, Ian McKellen e Jean Reno. Nel 2007, ha recitato con Julia Roberts e Philip Seymour Hoffman ne La guerra di Charlie Wilson (Charlie Wilson’s War) di Mike Nichols.