La piccola Anna Sophie Ondrakova dimostrò presto vivaci e testarde doti di carattere: vincendo l'opposizione del padre, piantò la scuola a quindici anni per iscriversi a un corso di danza a Praga, poi, ottenuta una scrittura come ballerina di fila, diede un addio alla sbarra e al tutù e si mise a sgambettare sul palcoscenico del teatro Svanda. Nel 1919, appena sedicenne, esordì nel cinema con Dama s malou nozkov (La signora dai piccoli piedi). A questa divertente commedia, ove Anny ebbe come partner Gustav Machaty, ne seguirono molte altre dove il personaggio dell'attrice è spesso quello di una donna che riesce a farsi strada sfiorando pericolosamente le insidie della vita. Dopo una trasferta viennese per due film d'argomento ebraico, Anny si affida completamente a Karel Lamac, con il quale formerà un lungo e duraturo sodalizio. Lamac, oltre ad essere un attore di bell'aspetto, è anche regista: forse non ha molte corde al suo arco, ma quelle di cui dispone sa tenderle con abilità. Film dopo film, in genere tutte commedie che si ispirano al cinema americano, già allora dominante, riesce a costruire il personaggio che permetterà alla divetta nazionale Anny Ondrakova di trasformarsi nell'attrice a livello europeo Anny Ondra.
Il momento arriva nel 1925, quando la coppia, trasferitasi a Berlino, costituisce la Ondra
Lamac GmbH, instaura contatti con l'Austria, la Svizzera, la Francia e la Gran Bretagna e gira film in tutti questi paesi, spesso con il sistema delle doppie versioni, non trascurando di alternare queste trasferte con ritorni in Cecoslovacchia per non perdere del tutto i rapporti.
Negli ultimi anni del muto, Anny interpreta quattro film in Gran Bretagna, due diretti da Graham Cutts e due da Hitchcock, The Manxman (1929) dal romanzo di Hall Caine e Blackmail (1929), suo primo film sonoro, dove è una figurina sensuale ed intrigante.
Boccuccia a cuoricino, biondissimi capelli svolazzanti, una vocetta garrula, abitini da collegiale, ma abbastanza corti da concedere la temeraria - almeno per l'epoca - visione di un paio di gambe ben tornite, Anny va avanti senza fermarsi: quattro, cinque film all'anno dove i personaggi che interpreta sono emancipati, egocentrici, liberi, esuberanti di una vitalità che la spinge ad usare tutte le seduzioni femminili possibili. Tipica è la sua propensione per il travesti, un espediente cui ricorre con frequenza: l'indossare abiti maschili accentua l'ambiguità di situazioni che si svolgono in collegi, dormitori, caserme e simili, dal cui imbarazzo l'attrice si cava alla fine con disinvoltura. Lasciato Lamac e sposatasi con il pugilatore Max Schmeling, all'inizio degli anni Quaranta, con oltre cento film al suo attivo, Anny decise di ritirarsi a vivere nella villetta che s'era costruita sulle rive dell'Alster, una sorta di castello incantato con finestre a forma di cuoricino, vialetti ombreggiati, poggi fioriti, ponticelli alla veneziana. Un sito che divenne una meta deputata dei giri turistici in bateau-mouche sul lago anseatico.
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.