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Rassegna stampa di Gérard Depardieu

Gérard Depardieu è un attore francese, produttore, produttore esecutivo, co-produttore, è nato il 27 dicembre 1948 a Châteauroux (Francia). Gérard Depardieu ha oggi 75 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Quante vite avrà vissuto Gérard Depardieu? Adesso ha cinquantasette anni, ma il grande attore, il francese più popolare al mondo, attraversa continue resurrezioni. Adesso ha recitato per la prima volta il personaggio di un odioso capo della polizia imperioso, intrigante, spietato arrivistaeall’occasione assassino in 36, Quai des Orfèvres e ha ritrovato aTangeri la donna amata in silenzio per più di trent’anni, Catherine Deneuve, in I tempi cambiano di André Téchiné. Adesso è più o meno magro e nel perenne affermarsi nel suo grosso corpo di grassezza e magrezza, ogni perdita di peso rappresenta una rinascita. Allo stesso modo, è una palingenesi ogni nuovo amore: dalla moglie madre dei due figli adulti, alla bellissima modella figlia di un diplomatico africano che gli ha dato un figlio, alla stupenda Carole Bouquet (il regalo d’addio per lei è stato un ristorante parigino molto bene avviato), alla coetanea Fanny Ardant con la quale al momento lavora per cinema e teatro. Peso e amori: il ripetitivo meccanismo delle resurrezioni fa sì che Depardieu non si annoi mai, che passi da un’emozione carnale all’altra, che ami moltissimo vivere.

ALESSANDRA MAMMI
L’Espresso

“Il regalo francese al cinema mondiale”, dissero fin dal 1974 ai tempi dei “Santissimi” di Bertrand Blier che lo lanciò mentre Time gli dedicò una copertina dal titolo One-man Nouvelle Vague (La nouvelle vague in un solo uomo). Nel 1991 ottiene la nomination all’Oscar per Cyrano che gli aveva già regalato la Palma d’oro a Cannes. È il suo capolavoro: il fisico animalesco di Depardieu sposa l’ottocentesco testo in versi di Edmond Rostand. L’attore francese trionfa in tutto il mondo. È unico. Ha la presenza scenica di una grande star cinematografica, l’appeal di un sex symbol e insieme la raffinatezza di un attore di teatro europeo.
Negli Stati Uniti tutti giurano che ha già in tasca la statuetta. I magazine si scatenano a raccontare l’incredibile vita del ragazzo povero, figlio di sottoproletari, con padre analfabeta perennemente ubriaco e madre perennemente incinta, che scappa di casa a Otto anni, fa ogni tipo di mestiere, trova la sua vocazione e conquista Hollywood.
Una bella favola dove l’epico “self made man americano” si unisce al fascino della cultura letteraria europea. Storia perfetta per commuovere il pubblico e la giuria dell’Academy Awards. Ma Gérard straripa: nel raccontare a un giornalista la sua infanzia infelice dice, nel suo malfermo inglese, di aver assistito a uno stupro quando aveva solo nove anni. Il giornalista capisce male. Traduce “assistere” con “partecipare” e nell’America puritana si scatena un putiferio che mobilita associazioni di madri e femministe. Depardieu perde l’Oscar. Colmo dell’umiliazione è vedere al posto del suo passionale e poetico Cyrano, l’affermato e dissanguato Jeremy Irons in una delle sue interpretazioni più monocordi: Il mistero Von Bulow.

PAOLA ZANUTTINI
Il Venerdì di Repubblica

La passione per la buona tavola di Gérard Depardieu è cosi proverbiale che ha voluto recitare la sua propria morte per indigestione nel nuovo film di Mimmo Calopresti, intitolato, appunto, L'abbuffata. Interpreta se stesso: il divo che regala la sua partecipazione al film di quattro giovani e improvvisati cineasti calabresi. Per ringraziarlo s'imbandisce un pranzo di paese altrettanto generoso. E fatale: sul necrologio si leggerà: «Gérard Depardieu, un cuoco prestato al cinema». Cibo e morte. Spunto gaio per cominciare un'intervista. «Anche in La grande abbuffata di Marco Ferreri c'era questa relazione temibile: alcune persone si chiudono in casa e mangiano fino a morire. Era il 1973, ma nel cinema di Marco c'erano idee chiare e geniali che prevedevano come saremmo diventati, come avremmo vissuto. Con L'ultima donna, in pieno femminismo, mi fece evirare con un coltello elettrico. Allora era fantascienza, oggi è la realtà: con Ferreri, Mastroianni, Tognazzi ridevamo su queste previsioni, ora rido da solo. A sessant'anni adoro il futuro ma lo sopporto solo col sostegno dei ricordi, che provo a riprodurre anche coi sapori, le prime memorie a fissarsi nella mente. Non dimenticherò mai la pasta ai frutti di mare che mi fece Tognazzi: capii che in cucina puoi mescolare tutto».

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