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Rassegna stampa di Clive Owen

Clive Owen. Data di nascita 3 ottobre 1964 a Coventry (Gran Bretagna). Clive Owen ha oggi 59 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

FRANCESCA SCORCUCCHI
Il Mattino

Non capita spesso. Il più delle volte, quando si incontra dal vivo un “bello” del cinema o della tv, l'effetto è: tutto qui? Nel caso di Clive Owen l'impressione ravvicinata è invece: molto meglio che sullo schermo. È più alto di quanto ci si aspetti, meno ruvido di lineamenti, ha un modo avvolgente di trattare. Sexy potrebbe essere la definizione giusta. Julia Roberts, che in Closer lo ha visto molto da vicino, preferisce “mozzafiato”. E se lo dice lei...
A questo punto, basterebbe sostituirgli l'abbigliamento casual con uno smoking, la bottiglietta d'acqua con un Martini e diventerebbe un perfetto “agente al servizio di Sua Maestà”. E infatti Owen, premiato con un Golden Globe e candidato all'Oscar (non ha vinto, ma c'è andato vicino) per l'interpretazione in Closer è il più accreditato fra i possibili James Bond dell'era Post Brosnan, in lizza per la parte con il dottor Nip Tuck, Julian McMahon.
Probabilità di aggiudicarsi il personaggio? “Beh, so che si fa il mio nome. Ma credo dipenda soprattutto dalla pubblicità”, minimizza l'interessato. In che senso? “Ho interpretato otto short pubblicitari per la Bmw, diretti da grandi registi del cinema come Ang Lee, John Frankenheimer, John Woo. Si trattava di piccolissimi film d'azione in cui facevo il “pilota misterioso” in una serie di avventure alla guida dell'auto. E quando un attore sta su una macchina veloce, l'associazione con 007 diventa automatica”.

LIETTA TORNABUONI
Specchio

Siamo nel 2027. È la fine del mondo. Da 19 anni nessuno più nasce, quando gli adulti e i vecchi saranno morti sarà la fine. Conflitti, risse, illegalità, sparatorie. Il salvatore del genere umano, colui che protegge l'unica donna incinta d'Inghilterra ne I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, film sentito e confuso ora nei cinema, sarebbe Clive Owen, con la sua faccia comune e ruvida da eroe per caso. Altrove viene definito «vero uomo» e lodato come nuova bellezza virile, ma non è il caso di esagerare. Clive Owen ha 42 anni, è stato un ragazzo proletario di Coventry, patrigno disoccupato, famiglia non lontana dalla soglia di povertà; fortunato invece con la famiglia propria, l'amata attrice Sarah-Jane Fenton, le loro due bambine. In vent'anni di carriera ha fatto di tutto: serial televisivi, spot pubblicitari della Bmw, grossi film in costume come King Arthur, il bellissimo Inside Man di Spike Lee (nel quale però, da autentico rapinatore, portava sempre maschera e occhiali scuri), film intelligenti e arditi come Gosford Park di Altman o Closer di Mike Nichols. In I figli degli uomini è ricco più di buone intenzioni e ambizioni che d'altro. Adesso lo aspettano un film in costume, The Golden Age e Sin City 2. Nel frattempo è stato promosso eroe o antieroe, «emblema perfetto di una rinata mascolinità». Classificazioni del genere sono sempre un poco abusive e magari azzardate. Clive Owen parrebbe piuttosto un classico attore inglese non di prima fila, di quelli bravi, colti, lavoratori, calmi, ai quali la vanità non ha fatto perdere la testa né la popolarità fa perdere il senso della realtà e l'equilibrio. Non è abbastanza giovane per essere promettente, però è un bell'uomo con occhi profondi e una faccia da combattente, da salvatore e protettore. Sarà questo ad avergli guadagnato il suo titolo di «vero uomo»: da tanto tempo si pensava che il «vero uomo» non esistesse affatto, che le caratteristiche dell'uomo contemporaneo fossero la fragilità, l'irresponsabilità, l'irosità. Evidentemente la situazione generale si è troppo aggravata per non richiedere la necessità di una persona alla quale poter affidare la propria salvezza: e in questo senso Clive Owen va benissimo.

CARYN JAMES
Vanity Fair

CLIVE OWEN'S latest film was directed by that master of moodiness, Wong Kar-wai, and lasts all of 20 seconds. In a commercial for Lancômes new men's fragrance - shown on television outside Britain and the United States but easily found online - he strides down a hall, a suggestive expre5sion on his face, to embrace a beautiful woman. That's it. Yet this stylized minifilm captures some elemental aspects of his career.
There is, obviously, the movie-star handsomeness. But there is also his pattern of working with top directors, and above all his minimalist acting style: so much emotion on his face, so little visible movement. That subtle approach, nuanced so the slightest glance registers with the camera, has shaped his finest, deepest work: in 2004 as a jealous, manipulative doctor in Mike Nichols's "Closer" (he got an Oscar nomination for that), and last year as the disaffected alcoholic who helps save the human race in Alfonso Cuarón's visionary "Children of Men."
And arriving almost back to back, his two new full-length films create a moment that highlights his immense versatility.
"Shoot'Em Up" (opening Friday) begins with an image found in several of his movies, as well as the Lancôme spot: an extreme close-up of his eyes, shrewdly hinting at surprises to come. Here the camera pulls back and reveals him to be a rumpled guy sitting on a bench munching a carrot, which he soon uses as a lethal weapon, stabbing a villain through the throat. And if a cartoonish action movie can find a way to exploit his looks, how much easier for "Elizabeth: The Golden Age" (opening Oct. 12), in which he plays a seductive Walter Raleigh opposite Cate Blanchett as the middle-aged Elizabeth 1. Wrenching a line furiously out of context, the film's trailer has her take one look at him and say, "Well, well" in a way suggesting that it's Elizabethan for "Ooh-la-la."

LEONARDO CLAUSI
L'Espresso

Per Julia Roberts e una spia. Per Naomi Watts un investigatore. E per i nuovi sex symbol, Owen e l'uomo da battere.
Clive Owen si nasconde dietro un sorriso enigmatico. È una difesa, quel sorriso. Ti tiene a debita distanza, tradisce il disagio che si prova a essere, se pur benevolmente, indagati. La sua figura imponente e slanciata, adagiata sui divani del Soho Hotel, ci ricorda perché l'attore inglese quarantacinquenne sia diventato negli ultimi dieci anni uno dei pesi massimi di Hollywood: quello sguardo, ambiguo e fulminante, che fa pensare ad Alain Delon, è agli antipodi dalla rassicurante bellezza americana, quella, per intenderci, di Robert Redford o George Clooney. Dopo tante pellicole di successo ("Gosford-Park" di Robert Altman, "Closet" di Mike Nichols, "Inside Man" di Spike Lee) torna con due film, entrambi girati anche in Italia, a Roma e a Milano. "Duplicity" (in sala il 20 marzo), scritto e diretto dal Tony Gilroy di "Mïchael Clayton", lo vede nuovamente, dopo "Closer", a fianco di Julia Roberts. I due sono spie industriali con liaisons romantico-professionali nell'ambiente dell'industria farmaceutica. In "The International" (aprile), tempestivo thriller finanziario diretto da Toni Tyk-wer ("Loia corre"), che ha aperto il Festival di Berlino, è un agente dell'Interpol. A fianco di Naomi Watts, indaga oscuri intrighi politico-bancari.

PRESSBOOK

Già candidato agli Academy Award® e già vincitore di un Golden Globe Clive Owen ha conquistato il grande schermo imponendosi al pubblico inglese, statunitense e del resto del mondo. Nel 2005 è entrato a far parte dell’olimpo del cinema internazionale vincendo un Golden Globe e aggiudicandosi una nomination agli Academy Award® nei panni del Larry di Closer, il film diretto da Mike Nichols.
In televisione, si è fatto conoscere attraverso una fortunata serie di telefilm inglesi e americani. Nel 1991, ha ottenuto il primo grande successo grazie alla serie Chancer, in onda sulla televisione inglese. Si è successivamente imposto all’attenzione del pubblico americano interpretando il telefilm della CBS Jack Gold, adattamento di “The Return of the Native”, al fianco di Catherine Zeta-Jones. Di recente, ha vestito i panni del detective Ross Tanner nel telefilm della BBC Second Sight, della serie Mystery! in onda sulla PBS. Ha lavorato in diversi telefilm inglesi, tra i quali Lorna Doone di Andrew Grieve, An Evening with Gary Lineker di Andy Wilson, The Echo di Diarmuid Lawrence e Split Second di David Blair.

News

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