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Rassegna stampa di Robert Carlyle

Robert Carlyle è un attore inglese, regista, è nato il 14 aprile 1961 a Glasgow (Gran Bretagna). Robert Carlyle ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Ariete.

OSCAR COSULICH
Il Mattino

In Trainspotting era una belva umana, alcolista e violento; in «007 - Il mondo non basta» il cattivissimo terrorista che mette nei guai Bond, ora ha da poco interpretato il giovane Adolf Hitler per la tv inglese: è Robert Carlyle, vincitore della seconda edizione del premio Il Satiro, che gli dedica lunedì anche una miniretrospettiva al cinema al Nuovo Olimpia. Un riconoscimento per la commedia con un carnet di ruoli da psicopatico? «Non è vero. Full Monty è il mio film più popolare», ricorda Carlyle, «e, poi, io da sempre sento dentro di me la vena del comico, un desiderio finora espresso solo in parte. Adoro Chaplin, Stanlio & Ollio, Peter Sellers e la Pantera Rosa. La commedia è il genere più difficile, soprattutto a livello internazionale». Infatti il nuovo film di Robert si chiama Kill Kill Faster Faster di Gareth Roberts: «È una storia molto dura, tratta dal romanzo di Joel Ray, su un uomo che sconta venti anni di carcere per aver ucciso la moglie. Non ricorda nulla, ma tutti gli dicono che ha commesso l'omicidio e lui si adegua, sviluppa un comportamento psicotico, scrive un libro sulla vicenda e colpisce un produttore cinematografico (James Gandolfini) che, allo scadere della pena, lo trasforma in una star mediatica». Poi c’è «The Marlene Hotchkis Ballroom Dancing and Charm School»: «Nel film di Randy Miller sono un uomo distrutto dal dolore per la morte della moglie, ma rinasce grazie al ballo e all'amore per Marisa Tomei». E il progetto di Go Go Tales di Ferrara? «Non ho capito come entrare nel suo mondo, Abel ha uno stile particolare, approfitto di questo viaggio in Italia per tentare di conoscerlo meglio. Il copione è pieno di buchi tra una scena e l'altra, in cui non ho idea cosa succeda. Il film, sempre che nelle parti mancanti non cambi tutto, si svolge in un locale di spogliarello, dove interpreto un maniaco della lotteria, che si gioca tutto». Fondamentale per Carlyle resta l’incontro con Ken Loach: «Venivo dall’improvvisazione teatrale e lui mi ha insegnato, ciak dopo ciak, a prosciugare ogni forma di recitazione e impostazione, fino a dimenticare l'ego d'attore e ritrovarmi "persona". Una scuola fondamentale, per me». Dopo Loach, l’addio al teatro: «Non ero mai stato a mio agio sul palcoscenico, il cinema è la mia vera casa. Gli attori di teatro sostengono che il cinema è troppo dispersivo. Io, invece, preferisco le brevi esplosioni di concentrazione richieste scena dopo scena: la cinepresa permette una concentrazione assoluta, mentre sul palcoscenico il pubblico mi distrae, impedendomi la "sospensione dell'incredulità". Poi le parti migliori dei testi classici sono per attori di cinquanta, sessant'anni; pensate ad Al Pacino con Riccardo III e Il mercante di Venezia, forse a quell'età tornerò anch'io al teatro».

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