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Rassegna stampa di Lory Del Santo

Lory Del Santo (Loredana Del Santo). Data di nascita 28 settembre 1958 a Povegliano (Italia). Lory Del Santo ha oggi 65 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

ALDO FITTANTE
Film TV

Fantasmatica, vincente presenza dell’edizione 3 dell’Isola dei famosi, Lory Del Santo, classe 1958, veneta, ex (f)oca-feticcio del riflusso anni ‘80, gorilla femminista ma anche madre di tutte le battaglie velinare prima di Striscia, Passaparola e cotillons, tagli ritagli e frattaglie frullati nel Drive In berlusconiano, timida e paciarotta, che violentava una natura austera, nonostante, al cinema, fosse stata Gorilla e «vertigine sensoria» (parola di Grmek Germani), rimbalza di nuovo nell’immaginario come eterea non-presenza. Molto evocata e poco vista, l’hanno spesso costretta a indossare i panni di cameriera e infermiera perché la fantasia del cinema italiano è stata assai di rado al potere. In fondo è la televisione che l’ha (ri)scoperta (grazie ad Arbore e Ricci e, ora, Simona Ventura), perché Lory è doppio misto: corpo gossip (storie, non di tutti i giorni, con Kashoggi, Eric Clapton, il tennista Krajicek..) e ironia e controllo. Foca od oca non importava, ai tempi. Poi, il dolore. Un figlio morto tragicamente, un ritiro forzato ma necessario. Giustamente, non ne parla volentieri, anzi quasi mai. Anche perché ci pensano gli occhi e lo sguardo, velati di ricca tristezza, di splendori e miserie di una madame che la classe se l’è conquistata sul campo, con disperata determinazione. Pare spaesata, Alice che non abita più lì, disinteressata ai contesti e agli astanti, con i piedi ben poggiati sulle (sue) nuvole, Marilyn stilizzata, naufraga di se stessa. Si può crescere senza volerlo. Generosa nel mostrarsi e tuttavia lontana dalle volgarità, Lory ha “vinto” (si vince su un’isola?) sbaragliando albani poco albani, david che sembravano ingorde antonelle e altrettanto golie, santarelli che patteggiavano con diavoli e demoni, people from Ibiza, culatelli spolpati, marie giovanne ernie, quaranta furboni e quaranta ladroni, delineando all’orizzonte la sottile linea rossa della pura osservazione del vuoto. Si può essere in tanti e solissimi e mai liberi, ascoltare le onde putride a due passi da maleodoranti mangrovie infangate da un selvaggio e falso vip and best, interra(n)ti e itineranti circumnavigando una tenda per sessanta giorni e sessanta notti, non fumare come turchi, accendere fuochi ma soprassedere alle passioni, caselle di un gioco tanto virtuale quanto vero, nella sua rincorsa alla falsità. Zechila bum bum, champagne per brindare a un incontro: quello con la nuova Lory, identica alla vecchia, solo che la vita (consapevole) è adesso. A pensarci, il presagio toccò a Quentin Tarantino, padrino della pazza rivalutazione di W la foca di Nando Cicero alla Mostra di Venezia del 2004: con quei pantaloni tutti peace and love, quei capelli che s’aggrovigliano nei pensieri stupendi, quegli occhi, appunto, trafitti dallo sgomento di una perdita impossibile, cosa ne farebbe il regista pulp di quest’icona pop?! Il cinema, il nostro cinema, neanche s’azzarda a nominarla (eppure aveva cominciato con il miglior Pozzetto, col Celentano di Geppo il folle, col Dino Risi di Caro papà...), consentendo alla televisione d’infilarsi, di rubarla (forse), riadattandola fliosoficamente comica e comicamente filosofeggiante, raggio che si basta, che cerca, che scava, con le unghie e nella terra, che ride di se stessa e degli altri, perché la vita è più strana della merda, folle, e spiazza, e ti fa credere di essere acclamata pur rimanendo fermamente lontana dal ronzio e dai rumori sullo sfondo, decolorati dal traffico di una nient’affatto irreality Silicon Valletty, deserto delle anime senza peso, aggravate da protesi che sono, soprattutto, nei cervelli. Forse Lory ha capito tutto questo e si è limitata a guardare, a non parlare, a far sfogare il falò delle vanità. Sognando, nel frattempo, ciò che sarebbe accaduto dopo, nulla che possa uccidere il dolore, ma qualcosa che abbia voglia di farti ridere dentro, spegnendo il volume del mondo.

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