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Avengers: Endgame, alla resa dei conti il fattore decisivo è sempre la coscienza

Il film Marvel esplicita una chiara allusione alla politica contemporanea, guidando lo spettatore verso riflessioni più ampie.
di Giovanni Chessari, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Avengers: Endgame

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Chris Hemsworth (40 anni) 11 agosto 1983, Melbourne (Australia) - Leone. Interpreta Thor nel film di Joe Russo, Anthony Russo Avengers: Endgame.
lunedì 29 aprile 2019 - Scrivere di Cinema

Tre fasi, undici anni, ventidue film: è stato un cammino obiettivamente esteso e talvolta accidentato quello percorso dalla prolifica casa Marvel prima di tagliare il traguardo. E in effetti era una sfida innegabilmente ardua centrare l'occasione e le modalità migliori per scrivere la parola 'fine' al termine di un'epopea antologica come questa, tanto longeva quanto fortunata.

Da Iron Man all'Incredibile Hulk, da Captain America a Thor, da Ant-Man ai Guardiani della Galassia: a guardarlo nel suo insieme, quello tracciato dalla Saga dell'Infinito è un mosaico complesso e sfaccettato, ora più grossolano ora più raffinato, ma sempre coerente con sé stesso e con la propria idea di intrattenimento.
Giovanni Chessari, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema

In tal senso, Avengers: Endgame è l'epilogo perfetto di una grammatica epica che, prendendosi tutto il tempo necessario, ha sviscerato la mitologia dell'eroe moderno, rinunciando a sacrificare sull'altare della mera deriva intellettualistica l'arte nobilmente effimera del gioco. E se in più di un'occasione nei capitoli precedenti i ritagli comici finivano per collassare con le istanze drammatiche, è con il tassello conclusivo che il versante dichiaratamente umoristico (e meta-filmico, riallacciandosi al Peter Parker di Infinity War (guarda la video recensione) nel divertito gioco di citazioni più o meno trasparenti, da Alien e Footloose fino a Titanic (guarda la video recensione) e Ritorno al Futuro) e quello più propriamente tensivo riescono a spalleggiarsi con misurata versatilità, restituendo al genere fumettistico il merito dell'indubbia maturità acquisita negli anni sul grande schermo.

D'altro canto, il punto di forza degli Studi Marvel è stato quello di saper fidelizzare, con onestà di intenti e chiarezza di contenuti, un numero di persone quanto mai sterminato, parlando alla pancia degli spettatori senza mai trascurarne cuore e mente. Infatti, il linguaggio scelto oscilla tra il significante palese dell'intreccio e il significato intrinseco della fabula, tra il piano del visibile e quello del latente, tra il letterale fantastico e il metaforico realistico.


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