Da Le migliori recensioni del pubblico: "Una tensione sempre maggiore e d'improvviso ci si trova con le unghie conficcate nel bracciolo della poltrona".
di Lapo10
A chi storceva il naso per la scelta, Alberto Barbera assicurava che L'affido (guarda la video recensione), opera prima, di Xavier Legrand, sarebbe stato una grande sorpresa. Personalmente non ho pregiudizi sulla scelta di un'opera prima nel concorso principale. Se il film è buono è buono a prescindere dall'autorità del suo creatore. Incuriosito dalle affermazioni del direttore della Mostra ho assistito, così, all'ultima proiezione disponibile il sabato della premiazione. Posso dire che Barbera aveva ragione. Il film si è rivelato all'altezza.
Due coniugi, ormai separati si contendono il figlio minorenne in tribunale (la figlia ormai maggiorenne ha scelto di vivere con la madre). Il giudice decide di concedere al padre apparentemente violento, la custudia del figlio durante i weekend. Fin dal contraddittorio in aula è evidente il tentativo di destabilizzare lo spettatore. Chi avrà ragione. Il padre (forse violento)? La madre (forse troppo emotiva?). Dove sta la verità?
Ci viene il sospetto che la verità stia "in mezzo"... Ma non è così. La verità è spesso dura e non sta mai a metà strada, specie quando si tratta di violenze in famiglia. Legrand sembra pensarla così e mano a mano che la storia procede la situazione diventa chiara. Il ritmo blando dell'inizio, che consente a chi guarda di farsi un opinione, lascia spazio ad una tensione sempre maggiore che culmina in un finale serrato e d'improvviso ci si trova con le unghie conficcate nel bracciolo della poltrona. L'unico appunto che mi sento di muovere al film riguarda la sceneggiatura. La storia parallela della figlia più grande è un po' troppo abbozzata e non sembra apportare molto all'economia dell'intera pellicola. Peccatuccio che tutto sommato non toglie nulla ad un film ben girato e che non può e non deve lasciarci indifferenti.