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Tre manifesti a Ebbing, Missouri trionfa ai Bafta

Cinque premi al film di Martin McDonagh. Miglior regia a La forma dell'acqua e miglior sceneggiatura non originale a Chiamami col tuo nome.
di Marzia Gandolfi

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Frances McDormand (Frances Louise McDormand) (66 anni) 23 giugno 1957, Chicago (Illinois - USA) - Cancro. Interpreta Mildred Hayes nel film di Martin McDonagh Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
lunedì 19 febbraio 2018 - Premi

Cinque premi, tra cui miglior film, miglior sceneggiatura e migliore attrice, sono stati assegnati a Tre manifesti a Ebbing, Missouri (guarda la video recensione) di Martin McDonagh, che ha trionfato domenica sera alla cerimonia dei BAFTA, i riconoscimenti del cinema britannico. In una serata profondamente segnata dalla mobilitazione mondiale contro gli abusi sessuali, che ha sconvolto l'industria del cinema dopo la deflagrazione dell'affaire Weinstein e la messa a morte simbolica di attori e autori, la madre di Tre manifesti a Ebbing, Missouri incarna la volontà di battersi per ottenere giustizia. La stessa invocata con altrettanta collera dalle campagne di #metoo e di Time's Up.

Film evento dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, la commedia nera di Martin McDonagh si impone con un senso del dialogo ereditato dalla sua esperienza teatrale, una scelta degli attori impeccabile e uno sguardo autentico sull'America profonda.
Marzia Gandolfi

Il regista anglo-irlandese si era già fatto notare con le prime opere poetiche e audaci (In Bruges - La coscienza dell'assassino, 7 psicopatici) ma con Tre manifesti a Ebbing, Missouri il risultato è sorprendente e totale. McDonagh coniuga familiarità e sorpresa, intelligenza ed emozione, umorismo e gravità, bellezza plastica e urgenza di intenzione, creando un'opera nuova che è già un classico. Il punto di vista dell'autore è a immagine della sua eroina, distaccata ed empatica, melodrammatica e ironica nell'interpretazione di Frances McDormand, legittimamente premiata per la sua madre ostinata in un dolore che la rende indistruttibile in faccia al diavoletto ex machina di Sam Rockwell. L'attore inglese, a cui è andato il BAFTA alla migliore interpretazione da non protagonista, contribuisce alla costruzione di un intrigo che fa letteralmente esplodere le convenzioni del genere. Sì ma quale genere? Nella sceneggiatura, scritta dallo stesso McDonagh e altrettanto 'retribuita' dalla British Academy of film, si mescolano thriller, western, commedia, polar, improntando piste puntualmente disattese.


Premio miglior regista a Guillermo Del Toro per La forma dell'acqua.
Premio miglior attore protagonista a Gary Oldman in L'ora più buia.
Premio miglior film d'animazione a Coco.

Se il film di McDonagh affronta in maniera intelligente e sarcastica la posta in gioco morale della vendetta, trasformando il dolore della sua eroina in motore drammatico, Guillermo del Toro, a cui è stato assegnato il premio per la miglior regia, realizza un elogio della differenza in cui brilla la dolcezza e la timidezza toccante di Sally Hawkins, inaspettata ma perfetta nell'universo dell'autore messicano. Racconto meraviglioso e romantico, abitato da una principessa senza voce che innamora la creatura del lago nero di Jack Arnold, La forma dell'acqua (guarda la video recensione) denuncia le assurdità morali di un'epoca e di un paese, che richiama ai principi fondamentali della democrazia. La sua favola, precipitata negli anni Sessanta, smonta il sogno americano, grattando la vernice di un'epoca glorificata da un presidente paranoico che alimenta oggi la fobia per l'altro e celebrando gli invisibili che salvano la creatura.

Contro un presidente che vorrebbe l'"America grande di nuovo", il regista Del Toro oppone la poesia dei mostri, affermando la vita e la bellezza sulle note di Alexandre Desplat, vincitore del BAFTA per la migliore colonna sonora originale.
Marzia Gandolfi

Sul fronte britannico vince (per la prima volta) e merita (da sempre) un riconoscimento la performance di Gary Oldman per L'ora più buia (guarda la video recensione), il fronte verbale di Dunkirk (guarda la video recensione), grande ed eclatante assente nella cinquina e nel palmarès britannico. Un podio sbilanciato sul versante americano che ha assegnato il premio a Coco (guarda la video recensione) (miglior film di animazione), a I am not your negro (miglior documentario), ad Allison Janney (miglior attrice non protagonista per Tonya), a Daniel Kaluuya (stella emergente per Scappa - Get Out).


Premio miglior attrice non protagonista a Allison Janney in Tonya.
Premio miglior sceneggiatura non originale a Chiamami col tuo nome.
Premio alla carriera a Ridley Scott.

L'Italia si aggiudica invece il BAFTA per il miglior adattamento, premiando la sceneggiatura di James Ivory e il film proustiano di Luca Guadagnino (Chiamami col tuo nome (guarda la video recensione)), un'estate atemporale e organica, una parentesi intima e universale in cui ricordi e profumi si sposano in un addio travolgente all'infanzia.

Riceve poi il più alto riconoscimento dell'accademia inglese Ridley Scott.
Marzia Gandolfi

Un premio alla carriera che cade in un anno difficile per il regista, impegnato recentemente in un'azione violenta contro Kevin Spacey, rimpiazzato brutalmente e scomparso alla maniera di John Paul Getty da quello che resta probabilmente il suo ultimo film (Tutti i soldi del mondo (guarda la video recensione)). Se a esprimersi è evidentemente tutta la crudeltà del Moloch hollywoodiano, il gesto di Ridley Scott testimonia la tentazione castigatrice dei tempi. Tempo di censura che giudica le opere di ieri con la morale di oggi, tempo di riscrittura radicale del passato, tempo in cui attore e autore non sono più legati da un patto ontologico che implichi la loro compresenza da una parte e dall'altra della macchina da presa. Grande specialista e frequentatore di zone grigie digitali, l'autore di Blade Runner e Alien aveva (già) 'innestato' il volto di Oliver Reed, morto durante le riprese de Il gladiatore, sul corpo di una controfigura per girare le scene mancanti. Che si tratti di presenza e di assenza (Kevin Spacey) o di vita e di morte (Oliver Reed), questo potere affascina quanto inquieta. L'ora più buia dell'industria cinematografica è stata comunque illuminata dalla vittoria di un film che cambia incessantemente il punto di vista destabilizzando le nostre certezze e quelle dei suoi protagonisti. Perché tutti a Ebbing, Missouri hanno le loro ragioni. Ed è questo a fare davvero paura.


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