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Addio all'ultimo Re del rock francese

Compositore e attore, Johnny Hallyday è morto a Parigi a 74 anni.
di Tirza Bonifazi

Johnny Hallyday (Jean-Philippe Smet) 15 giugno 1943, Parigi (Francia) - 5 Dicembre 2017, Marnes-la-Coquette (Francia).
giovedì 7 dicembre 2017 - News

È successo all'alba, qualche giorno dopo che la sua morte era stata annunciata su Twitter, immediatamente smentita da fonti ufficiali. Johnny Hallyday questa volta se n'è andato davvero, a confermarlo è stata la moglie. Lo ha travolto un cancro ai polmoni, ultimo capitolo di una vita fatta di eccessi... e successi.
Jean-Philippe Léo Smet nacque in una Francia occupata dalla Germania nazista e crebbe con una zia che per un periodo ebbe come marito un cantante di varietà che si faceva chiamare Lee Hallyday. Quando, giovanissimo, scoprì Elvis Presley e decise che avrebbe vissuto al ritmo del rock'n'roll, Jean-Philippe o Johnny (con l'accento sulla "y"), adottò quel cognome anglofono per darsi un tono come cantante.

Arrivò sulla scena al momento giusto, quando la nuova generazione francese era pronta per voltare pagina, e cavalcò l'onda. Il suo disco d'esordio, un EP di quattro tracce, uscì in contemporanea con Fino all'ultimo respiro, l'opera prima di Jean-Luc Godard.
Tirza Bonifazi

Iniziò una carriera vertiginosa che sarebbe durata quasi mezzo secolo, con un successo leggendario, la versione francese di "Let's Twist Again".
Il notre rockeur national fu una specie di ponte di collegamento tra la Francia e l'America, una figura che ruppe con la canzone tradizionale francese per importare tutte le combinazioni del pop d'oltreoceano; iniziò con quel "Viens danser le twist", ispirato a Chuck Berry, mise a punto uno stile da Elvis Presley gallo, strizzò l'occhio a Buddy Holly, in seguito avrebbe lanciato Jimi Hendrix in patria, suonato con i Rolling Stones e sarebbe volato fino in America per registrare un disco nella capitale della musica country, Nashville, Tennessee.


Johnny Hallyday in una scena di Vendicami di Johnnie To.
Johnny Hallyday in una scena di Vendicami di Johnnie To.
Johnny Hallyday in una scena de L'uomo del treno di Patrice Leconte.

Divenne talmente immenso che teatri come l'Olympia iniziarono a stargli stretti al punto da dover rivedere tutta la produzione scenica per riempire stadi e illuminare la Tour Eiffel in un concerto memorabile. Le sue esibizioni spettacolari, un'esperienza a metà tra la fantascienza e l'industrial della settima arte, fecero di lui il più grande live act della Francia; ma non era il più grande solo dal vivo.

Popolare tanto tra i suoi coetanei quanto tra i più giovani, Johnny registrò mille canzoni, vendette più di 110 milioni di dischi, s'imbarcò in più di 100 tour, e partecipò in moltissimi film.
Tirza Bonifazi

Già, il cinema: Hallyday incarnava per i francesi il sogno di Elvis, Dean e Brando messi insieme. In anni recenti, al servizio del regista di culto Johnnie To, vestì gli abiti del chef francese, François Costello nel thriller Vendicami, ma già a partire degli anni Sessanta iniziò la sua lunga relazione d'amore con la settima arte, mantenuta lavorando con registi come Claude Lelouch, Jean-Luc Godard, Costa-Gavras, Patrice Leconte persino Sergio Corbucci, che lo volle in Gli specialisti.
In Italia ci arrivò anche musicalmente, registrando il suo maggiore successo con "Quanto t'amo" ("Que je t'aime"), mentre tradusse per il mercato francese alcuni brani di Adriano Celentano tra i quali "24 000 baci" ("24 000 baisers").
La sua immagine da rocker fulminante che brucia anni, automobili e canzoni, apoteosi di una (falsa) giovinezza eterna, rimarrà sempre scolpita nei solchi dei dischi registrati e attraverso la luce del proiettore che gli diede vita sul grande schermo, come a mantenere vivo il mito dell'ultimo Re del rock francese.


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