Il festival riconferma il suo rigore filologico ma anche l'accessibilità per il grande pubblico.
di Paola Casella
La 53esima edizione della Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro si è conclusa con una vittoria italiana, almeno per metà. Il premio Micciché per il miglior film in concorso va infatti a The First Shot di Federico Francioni e del cinese Yan Cheng, coprodotto dal Centro sperimentale di cinematografia, che racconta la ricerca di identità di tre ragazzi nati dopo il 1989, ovvero dopo le proteste e il massacro di piazza Tienanmen. Cheng e Francioni sono già alla seconda collaborazione alla regia, avendo firmato nel 2016 Tomba del truffatore, presentato proprio a Pesaro nella sezione Satellite. La motivazione del premio riproduce il linguaggio sperimentale degli autori:
All'improvviso una tempesta spazza via il sangue di Tiananmen. La metafora è tanto grande che diventa metonimia e la metonimia è il cinema. Una cosa e l'altra. La e è fondamentale. La e è il cinema. Non c'è commento né finzione. Una via di mezzo, tutto è cinema. Noi che facciamo film ringraziamo due giovanissimi cineasti che ci mostrano che il cinema è ancora possibile.
Due le menzioni speciali della giuria: per People That Are Not Me, opera prima dell'israeliana Hadas Ben Arova, e Sexy Durga di Sanal Kumar Sasidharan, severa critica della società patriarcale indiana, che vince anche il premio della Giuria giovani. Il Premio del pubblico dedicato ai film che sono stati visti in Piazza del Popolo è andato al francese Lumières d'été di Jean-Gabriel Périot, ambientato ad Hiroshima fra i reduci della bomba atomica. In mattinata la tavola rotonda "L'attore nel cinema italiano contemporaneo", inaugurata da una conversazione con Jasmine Trinca, ha consentito una riflessione sulla recitazione, il divismo (o la sua assenza) e la costruzione di carriera e identità professionale all'interno di un industria fragile come quella cinematografica nel nostro Paese. La Mostra di Pesaro si conferma uno dei rari spazi di approfondimento sul cinema come sperimentazione e sulla critica come ricerca del nuovo nella produzione internazionale. Sotto la direzione di Pedro Armocida e la presidenza di Bruno Torri Pesaro riconferma la sua vocazione dura e pura, il suo rigore filologico, ma anche un'accessibilità al grande pubblico sottolineata dal film di apertura, Gli intoccabili di Brian De Palma, e chiusura: Fortunata di Sergio Castellitto.