La miccia della passione cinefila e della storia che ritorna si riaccende anche quest'anno a Bologna, in Piazza Maggiore, dal 24 giugno al 2 luglio.
di Roy Menarini
La storia del cinema ha questo di bello: che ogni mese che passa tutti i film già realizzati cominciano da subito a farne parte. Una macchina del tempo, legata all'innovazione perenne, che conserva il suo passato sempre più abbondante. È per questo che, sempre di più, i festival retrospettivi - quelli cioè che celebrano il cinema che è stato invece che i film inediti - stanno allargando il proprio raggio d'azione cronologico. Un tempo si vedevano i muti e i classici, ora la scelta può andare dal 1895 a opere contemporanee già bisognose di una riscoperta.
La miccia della passione cinefila e della storia che ritorna si riaccende ogni anno al Cinema Ritrovato di Bologna, che apre i battenti con l'edizione in partenza il 24 giugno, fino al 2 luglio compreso. La scorpacciata di restauri, ritrovamenti, rarità, recuperi, pellicole vintage e proiezioni cult trova ospitalità nel denso programma proposto dalla Cineteca di Bologna in alcuni cinema cittadini e (di sera) sull'imponente schermo di Piazza Maggiore, sotto le stelle.
Proprio la grande piazza testimonia ogni anno la capacità del cinema di trasmettere la sua magia e di mostrarsi ancora oggi carismatico e ipnotico (a dispetto di tutti i nuovi media che lo assediano). Al di là delle migliaia di cinefili che accorrono nel capoluogo emiliano, è infatti con il pubblico occasionale, solitamente distratto, che si può verificare tuttora il fascino della settima arte vista su grande schermo. Tra le opere più epocali, troviamo alcuni capolavori indiscussi (L'Atalante di Jean Vigo nella sua copia definitiva) e altri discussi (La corazzata Potemkin, nota per le esilaranti prese in giro di Fantozzi e proprio per questo da riscoprire nella sua visionarietà). Eppure, a proposito di tempi che ormai si comprimono, altrettanto fascino rivestono il restauro di Monterey Pop - il memorabile documentario sulla summer of love e sul mitico concerto con Jimi Hendrix - o il ritratto di Chet Baker, malinconico e geniale, ideato da Bruce Weber, Let's Get Lost - Perdiamoci.
È però nelle pieghe delle sezioni collaterali che troviamo il vero senso del viaggio nel tempo e nello spazio (film europei, africani, asiatici, statunitensi, latinoamericani). Tra le retrospettive più esotiche ed eccitanti - per fare alcuni esempi - si possono conoscere finalmente i film storici del Giappone anni Trenta, i noir del cineasta iraniano Samuel Khachikian, il cinema messicano post-rivoluzionario, le folli pellicole musicali e variopinte del mauritano Med Hondo - i cui film sono stati restaurati in collaborazione con Martin Scorsese. Moltissimi gli ospiti che si uniranno anche quest'anno da 50 Paesi nel mondo: Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti, Dario Argento, Costantin Costa-Gavras, icone della Nouvelle Vague come Jacques Rozier e Agnès Varda (accompagnata dall'artista francese JR), due maestri del documentario americano come il decano D.A. Pennebaker e lo sperimentatore Bill Morrison.
Poi, certo, la quantità non è tutto, l'orgia di cinema potrebbe risultare quasi immorale e l'accumulo di shock estetici potrebbe portare a sentirsi ostaggi della storia del cinema, una specie di sindrome di Stendhal del cinefilo. E allora, chi vorrà, potrà anche scegliere forme alternative di fruizione, secondo i dettami dello "slow cinema": per esempio rinchiudersi nella sala che proietta a getto continuo i lavori di cento anni fa (il 1917), oppure godersi la proiezione realizzate con la lampada a carbone, o ancora prepararsi alla celebrazione per i quarant'anni di La febbre del sabato sera.
In quest'ultimo caso, la storia della cultura popolare e quella del cinema si saldano, grazie a un musical moderno dal successo imprevedibile che ha dato cittadinanza alla disco music, al ballo da discoteca, alla messa in discussione degli stereotipi maschili in trasformazione.
Bisogna ricordare - infatti - che il cinema ha avuto una funzione di rabdomanzia sociale, di generatore di miti culturali, di punto di riferimento per spettatori di tutte le latitudini: un'attitudine cosmopolita che il Cinema Ritrovato interpreta al meglio.