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Roger Moore, uomo di grande qualità, amico di tutti

57 anni di cinema in cui ha fatto tutto. È impossibile attribuire un'identità all'artista scomparso ieri in Svizzera.
di Pino Farinotti

Roger Moore (Roger George Moore) 14 ottobre 1927, Londra (Gran Bretagna) - 23 Maggio 2017, Crans-Montana (Svizzera).
mercoledì 24 maggio 2017 - Celebrities

Roger Moore ha fatto 57 anni di cinema. Ha fatto tutto. Tanto che è impossibile attribuirgli un'identità. L'obiezione potrebbe essere: ma come? È stato James Bond. È vero, ma non è stato quello il ruolo dell'identificazione. Saltzman e Broccoli, i produttori, che avevano scovato Sean Connery quando era praticamente uno sconosciuto, arrivato il momento della sostituzione fecero un'altra scommessa con George Lazenby, un australiano troppo macchinoso. Il botteghino fu impietoso. Così, per non correre rischi la produzione "ripiegò" su Roger Moore, già divo, che era un buon compromesso e col quale non correvi rischi.

Roger era troppo elegante e sofisticato e troppo curato con quel ciuffo biondo sempre perfetto, per fare a botte coi cattivi o saltare da un elicottero in volo.
Pino Farinotti

Comunque la sua serie (sette film) funzionò, eccome. Ed è la più lunga. Moore, pur essendo di due anni più grande, aveva battuto Connery che si era stufato e anche un po' imbolsito. Nel 1954, a 27 anni ebbe un ruolo non da protagonista in L'ultima volta che vidi Parigi, tratto da un racconto di Scott Fitzgerald. Faceva un tennista sempre in smoking che si fa mantenere dalle donne. La protagonista era Elizabeth Taylor, che riusciva comunque a resistere a tanto fascino. Liz, inglese come il partner, e star molto potente nell'ambiente, nonostante i suoi 22 anni, sostenne Roger e gli fu utile nell'abbrivio della carriera.


Una scena di La spia che mi amava.
Una scena della serie tv Attenti a quei due.
Roger Moore all'arrivo all'aeroporto a Fiumicino nel 1961.

Tra gli Anni Cinquanta e Sessanta ebbe ruoli da protagonista in film d'amore e di avventura. Tirava di spada e baciava le donne. Nessun titolo ricordabile. Mentre il salto di qualità, soprattutto di popolarità, arrivò con la televisione. Nel 1958 era Ivanhoe, l'eroe di Walter Scott. La serie arrivò in Italia e venne inserita nella tv dei ragazzi, con uno sponsor d'eccezione, il mago Zurlì. Fu così che Roger divenne un amico di famiglia, un ruolo che avrebbe conservato e perfezionato, ancora grazie al piccolo schermo, dando corpo e volto a Simon Tamplar, il Santo, inventato da Leslie Charteris, un esercizio preliminare in vista di 007. Di grande appeal fu la serie, dei primi anni settanta, Attenti a quei due, in coppia con Tony Curtis. Moore era un Brett Sinclair, un lord inglese sempre in doppiopetto rigorosamente abbottonato. Ruolo assolutamente perfetto per lui. Ma è riduttivo, naturalmente,connotare la parte migliore dell'attore con le serie.

007 già basterebbe per la storia, ma è vero che Moore è stato protagonista di tanti film di successo ma di nessun capolavoro. Ma non gli importava più di tanto.
Pino Farinotti

A memoria di getto ricordo titoli come I quattro dell'oca selvaggia, Ci rivedremo all'inferno, una "Pantera rosa" e un'efficace e non convenzionale interpretazione di Sherlock Holmes.
Una volta l'ho conosciuto a Venezia, era simpatico, ironico e parlava un buon italiano - ha avuto una moglie italiana - . Gli dissi che fra i tanti ruoli, io lo ricordavo soprattutto quando ballava a cantava "Singin in the rain" con Lino Banfi. Scoppiò a ridere. "Sì, quanto mi sono divertito". Un riflesso della sua carriera sono i premi. Come succede spesso ai "troppo belli" Roger non ha ottenuto riconoscimenti di vertice, nessun Oscar e nessuna nomination. Ha raccolto un Golden Globe speciale e molti premi televisivi, fra i quali un Telegatto speciale. Ha sempre detto di aver fatto il cinema con distacco, era più interessato alla "vita". E in quel senso le onorificenze ci sono state. Per volere di Elisabetta. E queste sì, sono importanti: Commendatore dell'ordine dell'impero britannico e Cavaliere dello stesso ordine. Da quasi trent'anni Moore era Ambasciatore umanitario dell'Unicef. Dove ha profuso un impegno assoluto, più che nei film. Attore di buona recitazione, uomo di grande qualità. Amico di tutti.


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