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Animali notturni, finzione letteraria nella finzione cinematografica

Dal 22 marzo in homevideo, il film si muove su un doppio livello narrativo. Ecco alcuni film che percorrono la strada dei molteplici livelli di narrazione
di Andreina Di Sanzo

Animali notturni

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Amy Adams (Amy Lou Adams) (49 anni) 20 agosto 1974, Aviano (Italia) - Leone. Interpreta Susan Morrow nel film di Tom Ford Animali notturni.
giovedì 23 marzo 2017 - Homevideo

Susan (Amy Adams), donna malinconica, donna di successo, donna a metà: una metà è quella della facciata, della carriera e dell'affermazione, l'altra è nascosta, appartiene a un passato mai svanito, ha il volto di un animale notturno, come la chiamava il suo ex marito Edward (Jake Gyllenhaal). E da Edward riceve il manoscritto del suo ultimo romanzo "Nocturnal Animals" in cui si addentra nelle sue notti insonni, tempi sospesi di una vita che in fondo non ama, lontana da un marito indifferente e che ha scelto solo per seguire uno schema. Il romanzo è un vortice, ferisce, ma Susan non può fare a meno di continuare, rapita in quella forza violenta delle pagine scritte dalla persona che amava e che ha lasciato improvvisamente. I livelli narrativi si sdoppiano e si intrecciano, il romanzo narra una storia di dolore e di vendetta, mentre Susan man mano che sfoglia quelle pagine realizza la sua infelicità. Il regista Tom Ford, al suo secondo film dopo A Single Man, torna con questo lavoro sontuoso ma di spietata freddezza e dall'atmosfera mortifera, dove la geometria hitchcockiana lascia anche spazio a quell'estetica dell'eccesso e del lusso. Memorabile l'incipit della mostra/performance che potrebbe benissimo riecheggiare questa didascalia: "Lunga vita alla nuova carne!". Da ieri Animali Notturni è disponibile in DVD e Blu-ray(TM) distribuito da Universal Pictures Home Entertainment.

Gli esclusivi contenuti speciali propongono diversi argomenti da approfondire tra cui un dialogo con il regista Tom Ford che si sofferma insieme agli attori Jake Gyllenhaal e Amy Adams sull'adattamento dei personaggi alla storia, l'attenzione per la messa in scena e lo sguardo meticoloso del regista/stilista che ormai è una firma anche nel panorama cinematografico mondiale.
Andreina Di Sanzo

Animali notturni si muove su un doppio livello narrativo facendo intersecare la finzione cinematografica nella finzione letteraria e creando una sorta di cortocircuito che culmina in un finale in cui i piani sembrano sovrapporsi. Il gioco della metanarrazione è una tendenza - in alcuni casi più, in altri meno esplicita - che da sempre attraversa la storia del cinema. Basti pensare a film imprescindibili come Cantando sotto la pioggia o 8 ½, in cui il meccanismo delle scatole cinesi tende da un lato a una riflessione teorica e dall'altro a coinvolgere e giocare con lo spettatore. Abbiamo scelto per voi alcuni esempi di film che, seppur in modi molto diversi, percorrono la strada dei doppi (ma a volte anche molteplici) livelli di narrazione.


RECENSIONE
In foto una scena di Animali notturni.
In foto una scena di Animali notturni.
In foto una scena di Animali notturni.
 

John Trent (Sam Neill) è un investigatore privato che deve ritrovare un famoso scrittore di libri dell'orrore misteriosamente scomparso. Inizia così un viaggio allucinatorio ai confini del reale dove la finzione sembra mescolarsi alla realtà (a sua volta finzione cinematografica per chi guarda).

Il maestro John Carpenter firma uno dei suoi lavori più teorici e visionari, un film inquieto dalla forma e dall'estetica eccentriche ma con una componente ludica nei confronti dell'arte stessa di fare cinema. Vale molto più quella scena del protagonista che in una sala cinematografica guarda se stesso sullo schermo che pagine e pagine di teorie del cinema.


SCOPRI IL FILM
In foto una scena de Il seme della follia.
In foto una scena de Il seme della follia.
In foto una scena de Il seme della follia.
 

Charlie Kaufmann dirige un film cervellotico e complesso in cui i piani della narrazione deragliano e si confondono gli uni negli altri mettendo in discussione la valenza di certe strutture e l'ambiguità della realtà.

Caden Cotard (Philip Seymour Hoffman) è un regista teatrale alle prese con il suo nuovo spettacolo. Ma i personaggi e gli attori cominciano a confondersi e a passare continuamente dall'opera alla vita in un gioco di maschere pirandelliane che genererà caos ed enigma. Solo la morte porterà all'annullamento di questi infiniti sdoppiamenti e al (ri)livellamento del piano narrativo. Forse.


RECENSIONE
In foto una scena di Synecdoche, New York.
In foto una scena di Synecdoche, New York.
In foto una scena di Synecdoche, New York.
 

Un regista che mette in scena se stesso nell'atto di girare un film, una serie di spirali concentriche che riportano solo e unicamente al cinema nell'atto di farsi. François Truffaut dirige un film intimo, divertente, in cui le avversità della creazione vengono superate grazie all'amore e alla devozione per questa arte.

Effetto Notte è un saggio che mostra per immagine e attraverso l'ironia l'universo di un set, la matericità e l'artigianato che sta dietro un film. Immancabile Jean-Pierre Lèaud, alter ego e figlio adottivo del regista padre della Nouvelle Vague. E i piani ancora si sovrappongono.


SCOPRI IL FILM
In foto una scena di Effetto notte.
In foto una scena di Effetto notte.
In foto una scena di Effetto notte.
 

Lo sceneggiatore Charlie Kaufman deve adattare per il grande schermo Il ladro di orchidee, un testo apparentemente difficile su cui lavorare tratto dal romanzo di Susan Orlean e incentrato sul suo incontro con John Laroche, che commercia orchidee rare. Ma il gemello di Charlie, Donald, cerca di far uscire il fratello dalla sua crisi creativa, da qui strane verità cominceranno a emergere.

Titolo originale: Adaptation, il film di Spike Jonze è un racconto che si guarda allo specchio, vi è un gioco di narrazione nel mettere in atto quello che effettivamente si sta svolgendo attraverso il cambio di registro, l'ironia e il passaggio da un genere all'altro. Riflessione e autoanalisi sull'atto creativo, sulla scrittura e ancora una volta sul cinema nell'atto di nascere.


RECENSIONE
In foto una scena de Il ladro di orchidee.
In foto una scena de Il ladro di orchidee.
In foto una scena de Il ladro di orchidee.
 

Film quasi testamentario di Leos Carax, difficile cercare di descrivere la grandezza di Holy Motors, un'opera che, può piacere o meno, ha indubbiamente un peso notevole nella cinematografia contemporanea. Il regista si sveglia ed entra in una sala cinematografica, gli spettatori a occhi chiusi sono di fronte a uno schermo illuminato. Sono morti o forse sognano? Da qui le varie mutazioni di Oscar, un immenso Denis Lavant, che si riversa nelle strade, nel viscere e sui tetti della ville lumière, ventre materno del cinema, interpretando diversi personaggi come diverse sono le forme e i volti della settima arte.

Anche se la narrazione in questo caso sembra procedere su un unico piano, i livelli si moltiplicano nel corpo del protagonista, generando così un opera che vuole raccogliere dentro di sé l'essenza dell'arte cinematografica. Commedia, thriller, musical, gangster movie, dramma, arte digitale, lo spettatore si muove come e con Oscar per provare semplicemente "la bellezza del gesto". Vi è un prima e un dopo Holy Motors.


RECENSIONE
In foto una scena di Holy Motors.
In foto una scena di Holy Motors.
In foto una scena di Holy Motors.

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