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Slam, il cinema europeo scopre le gravidanze teen

Al contrario degli USA, la teenage pregnancy rappresenta da noi un segnale di vita, un voler crescere a dispetto di genitori mai veramente cresciuti. Al cinema.
di Paola Casella

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Luca Marinelli (39 anni) 22 ottobre 1984, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Valerio nel film di Andrea Molaioli Slam - Tutto per una ragazza.
giovedì 23 marzo 2017 - Focus

Tutto è cominciato nel 2011 quando due registe francesi, le sorelle Delphine e Muriel Coulin, esordirono al lungometraggio di finzione con 17 ragazze e la benedizione dei fratelli Dardenne, in veste di produttori. 17 ragazze narrava la storia (ispirata ad un evento realmente accaduto negli Stati Uniti) di una cittadina della provincia francese, Lorient, in cui ben 17 adolescenti fra i 16 e i 17 anni decidevano di rimanere incinte. Lorient era raffigurata come una comunità economicamente depressa: di più, una comunità umiliata dalla disoccupazione e dalla nuova povertà. E i genitori delle ragazze erano figure di sfondo depresse e assenti, il cui sgomento di fronte alle gravidanze delle figlie aveva poco ascendente sulle decisioni delle adolescenti, che facevano fra di loro cartello affrontando insieme la loro sfida. Il film destò sgomento anche fra il pubblico e infiammò la critica: in Italia fu vietato ai minori di 14 anni, ma vinse il Premio speciale della giuria al Festival di Torino.

Cinque anni dopo, sono entrati in produzione in Italia due film che hanno al centro un'adolescente incinta: Piuma di Roan Johnson, in concorso all'ultima Mostra del cinema di Venezia, e Slam - Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli, presentato proprio al Festival di Torino nella sezione Festa mobile e appena uscito nelle nostre sale.
Paola Casella

In entrambi i film al centro della storia c'è una coppia giovanissima in cui lei scopre di essere incinta e accetta di portare a termine la gravidanza e i genitori sono figure in qualche modo inadeguate: lavoratori precari in grande difficoltà economica, padri eternamente adolescenti, nel caso di Slam (basato sull'omonimo romanzo di Nick Hornby) una madre e una nonna a loro volta rimaste incinte giovanissime. Sia in Piuma che in Slam le gravidanze sono incidenti di percorso e non accadimenti intenzionali, com'era invece in 17 ragazze: ma resta il fatto che le giovanissime protagoniste decidono di tenere il bambino a dispetto delle circostanze poco favorevoli.


SLAM - TUTTO PER UNA RAGAZZA: SCOPRI IL FILM
In foto una scena del film 17 ragazze.
In foto una scena del film Piuma.
In foto una scena del film Slam - Tutto per una ragazza.

Ed è proprio questo il punto, sia per il film francese che per i due italiani: le adolescenti agiscono "a dispetto delle circostanze", contrapponendo una fortissima esigenza di vita e una fame di futuro ad una contemporaneità che ripete ossessivamente ai giovani che, stante la crisi economica e la mancanza di lavoro, il loro domani sarà incerto e precario. Dunque rispondono, biologicamente prima ancora che razionalmente, compiendo la scelta più permanente di tutte, e assumendosene fino in fondo la responsabilità, con il sostegno - ancorché immaturo e discontinuo, poiché ad esempio la prima reazione di Samuele, il protagonista di Slam, è la fuga - dei loro partner maschili.

Da sempre le comunità più svantaggiate considerano le gravidanze adolescenziali come un terribile strumento di perpetuazione della povertà e il chiodo nella bara di ogni futura emancipazione, soprattutto femminile.
Paola Casella

Negli Stati Uniti ad esempio (ove, lo ricordiamo, si svolgeva la vicenda di 17 ragazze), la teenage pregnancy è considerata una piaga socioculturale da rimuovere, a botte di campagne sull'educazione alla sessualità consapevole e all'uso dei contraccettivi (con buona pace della comunità teocon, in America particolarmente agguerrita).

Ma per il cinema europeo queste gravidanze adolescenziali sono soprattutto un segnale di vita, una volontà di crescere a dispetto di genitori mai veramente cresciuti, un annuncio che le generazioni più giovani non staranno a guardare ma cercheranno, anche in modo scomposto e potenzialmente autolesionista, di costruirsi un futuro ignorando i "segnali di scoraggiamento" che li circondano. I giovani protagonisti di Piuma sembrano dire ai loro genitori: se voi non ce l'avete fatta noi ce la faremo, sapremo essere più competenti di voi. E Samuele sembra dire a sua madre: se ce l'hai fatta tu, posso farcela anche io, ed essere più adulto di mio padre. Una delle 17 ragazze diceva alle altre: "I nostri genitori hanno paura di invecchiare, di morire, di perdere il lavoro. Hanno paura di tutto". Ecco, quello che i protagonisti di Piuma e di Slam sembrano asserire - con una certa incoscienza, e a possibile rischio di imitazione - è: "Io non ho paura".


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