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Jackie, first per sempre fra leggenda e realtà

Nessuna come lei, tra le First Lady un'eroina perenne, Jacqueline è al cinema.
di Pino Farinotti

Natalie Portman (Natalie Hershlag) (42 anni) 9 giugno 1981, Gerusalemme (Israele) - Gemelli. Interpreta Jacqueline Kennedy nel film di Pablo Larraín Jackie.
lunedì 6 marzo 2017 - Focus

Natalie Portman, nel ruolo Jacqueline Kennedy nel film Jackie, ha conteso l'Oscar a Emma Stone che lo ha vinto, meritatamente, per la sua performance in La La Land. Il film, evocando Jackie, ha smosso tutta una letteratura e la vedova Kennedy è stata rivisitata ancora una volta. In uno dei servizi è emersa una Jacqueline che non era quello che sembrava. E così ecco il racconto di questa donna "mascherata", fredda e calcolatrice, della sua collezione di amanti: dai massimi divi come Holden, Brando, Sinatra, Newman ai cognati, soprattutto all'amatissimo Teddy.

Era la donna più famosa del mondo, e c'era uno scotto da pagare, che di solito viene pagato postumo. Scotto come "grande pettegolezzo", certo con buone ragioni. Ma dico che ha poca importanza. In chiave di modello per il mondo resiste l'immagine della leggenda. E' la solita storia della leggenda che si scontra con la realtà. Il quesito che risolse John Ford in un suo film. La realtà perde.
Pino Farinotti

Il film di Pablo Larrain, racconta la vicenda della first lady nei giorni successivi l'assassinio di suo marito John Kennedy. Il promemoria riferito a Jacqueline Lee Bouvier Kennedy Onassis è quasi superfluo, trattandosi di eroina perenne. Non c'è letteratura o cinema adeguati alla vicenda della ragazza, donna, predestinata. Nata in una famiglia di alta condizione sociale di New York era amazzone di vaglia, "debuttante dell'anno" nel 1948, studentessa alla Sorbona, padrona delle lingue più importanti, collaboratrice del Washington Times e dunque inserita nell'ambiente politico. Era la principessa pronta per l'incontro col principe ereditario. E infatti non si fece scappare Kennedy. Poi tutto il resto, enorme, come la tragedia. Jackie significa, di fatto, first. Nessuna come lei, appunto. E dopo tanta "Jackie" mi sembra corretto, e storicamente opportuno dedicare piccole storie alle sue colleghe. Stazionando nell'era recente e andando a ritroso.


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Una foto di Jacqueline Kennedy
Una foto di Michelle Obama
Una foto di Elizabeth Ann Bloomer Ford

Michelle Robinson Obama si è subito posta come collaboratrice quasi simbiotica col marito. Sorridente, potente, anche imponente, ha agito con azione complementare, scegliendo argomenti precisi, puntando sulla salute del proprio Paese: l'alimentazione e lo sport. Ma senza ignorare i temi contingenti.
Hillary Rodham Clinton ha sempre cercato di essere "presidentessa", quasi omologa al marito. Chi non la ama l'ha accusata di un'ambizione parossistica che l'ha portata a tutto sopportare pur di mantenere e di potenziare quello status. Per poi cadere sull'ultima ambizione presidenziale.

Qualcuno, evocando Jackie, ha scritto che una differenza fra le due donne stava anche nelle amanti dei mariti: Marilyn, la donna più sexy del mondo, e Monica, la squallida obesa ricattatrice.
Pino Farinotti

Laura Welch Bush, sottotono, non invasiva, anche a compensare l'irruenza del marito George W., modello di signora di classe, amata dagli americani. Nancy Davis Reagan. First con una sola ambizione, Ronald. Ignorò la politica per sostenere il marito nella vita privata, non abbandonandolo nemmeno un istante nel periodo dell'Alzheimer. Eleanor Rosalynn Smith Carter impegnata nel sociale diede vita a fondazioni umanitarie, al di là della politica. Elizabeth Anne Blooner Ford è stata una first colta e attiva, femminista, impegnandosi soprattutto per i diritti delle donne. Divenne un modello di coraggio quando rivelò il suo tumore al seno.
Citazione indispensabile: Anna Eleanor Roosevelt è stata, di fatto, regina degli Stati Uniti, moglie di Delano, eletto quattro volte, allora si poteva. Attiva e vitale, sostegno morale della nazione in momenti molto difficili come la Depressione e la guerra. Roosevelt era sulla sedia a rotelle, era lei a muoversi. Diceva: "sono io le gambe di mio marito". Un ultimo salto a ritroso, nel 19esimo secolo. Mary Todd Lincoln, che, come Jacqueline vide suo marito Abraham assassinato. Di educazione inglese non si integrò del tutto nella cultura americana e non fu d'aiuto politico al marito che comunque le dedicava tutte le attenzioni. Mary viveva una depressione pesante, avendo perso nella Guerra di secessione il figlio Willie e due fratelli.


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