Firenze. Inaugura giovedì 23 febbraio al cinema La Compagnia la quinta edizione del Balkan Florence Express, la rassegna di cinema balcanico promossa da Oxfam Italia, organizzazione presente nei Balcani da oltre 10 anni e oggi al lavoro per portare aiuto alle migliaia di migranti bloccati lungo la "rotta balcanica".

Nato nel 2012 grazie al contributo dell'Unione Europea e alla collaborazione con Fondazione Sistema Toscana, il festival è da sempre volto alla promozione di progetti di cooperazione e sviluppo che rimuovano gli stereotipi radicati nell'immaginario collettivo per ridisegnare un'idea di cittadinanza globale.

Ad aprire l'edizione 2017 la mostra fotografica a cura di Mario Boccia, Danilo Balducci e Giuseppe Chiantera: Il paradosso balcanico. Balcani radici e (s)nodi di migrazioni, che affiancherà le proiezioni dei 19 film in concorso nell'arco della tre giorni di proiezioni.

Tra gli appuntamenti da non perdere, ospite di questa quinta edizione sarà il premio Oscar (con No Man's Land nel 2002) Danis Tanovic che presenterà il suo Death in Sarajevo, Orso d'Argento a Berlino 2016: un affresco amaro della Bosnia di oggi, in cui tante storie si intrecciano in unico luogo, Sarajevo, nel centenario dell'assassinio dell'Arciduca Franz Ferdinand che darà inizio alla prima guerra mondiale. Attesissima inoltre la star serba Mirjana Karanovic (Orso d'oro 2006 con Il Segreto di Esma) presente con il suo esordio alla regia A Good Wife, film già applaudito al Sundance Film Festival e vincitore del premio lungometraggi al Trieste Film Festival 2016.

Proprio grazie all'importante collaborazione avviata quest'anno con il prestigioso Trieste Film Festival la rassegna fiorentina può vantare l'anteprima toscana di ben cinque film che rappresentano il meglio della più recente produzione cinematografica di Bosnia, Croazia, Serbia, Slovenia, Montenegro, Kosovo, Macedonia e Albania.

Filo conduttore di quest'anno, una narrazione che tiene insieme il tema del ricordo e della memoria della guerra "appena trascorsa", addentrandosi però allo stesso tempo nel racconto di storie composte da relazioni interpersonali rese spesso "dure" da una società in perenne transizione tra Europa e Oriente, tra memoria e voglia di cambiamento e riscatto.