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Quando un romanzo è come un puzzle di film

Il cinema è elemento vitale nella penna e nel cuore di Bruna Magi, autrice di "Vietato al padre".

martedì 6 dicembre 2016 - Libri

In "Vietato al padre" (edizioni Bietti), l'autrice affronta la tematica del dolore di fronte alla morte, non cercando di allontanarlo come umanamente accade a chi ha subito un lutto, ma lasciando che faccia parte costante della vita, affinchè la persona perduta continui in in un certo senso ad esistere, con uno scopo: poter capire le ragioni del pesante segreto che ha lasciato.

E il cinema, elemento vitale nella penna e nel cuore di Bruna Magi (i dialoghi del romanzo a tratti sono incalzanti e senza respiro come una sceneggiatura) va di pari passo con questa dolorosa ricerca.
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Nella "quarta di copertina" si legge: "Barbara e Rodrigo, fratello e sorella, sono uniti da un vincolo magico in cui l'affetto trova nell'immaginazione e nella fantasia i suoi naturali complementi. La morte, tragica e inaspettata, si scaglia su questo legame, obbligando Barbara ad affrontare il dolore della perdita, in un drammatico percorso che la porterà a ricostruire la vita segreta del fratello... Sono indizi sospesi tra realtà e immaginario...". Infatti già all'inizio la protagonista ha alcuni presagi. Che sono veri e propri input cinematografici.
È settembre, Barbara, affermata cardiologa, è in vacanza al Lido di Venezia, durante la Mostra del Cinema. Un giorno inciampa, cadendo in ginocchio di fronte al manifesto del film Elizabethtown, dove Orlando Bloom stringe fra le mani l'urna contenente le ceneri del padre. La sera stessa vede il cartoon La sposa cadavere di Tim Burton, dove i morti sono più allegri e colorati dei vivi, tristi esemplari di borghesi ingrigiti. Se la fosca premonizione per lei arriva dai film, il mattino dopo ecco la notizia con una telefonata reale: Rodrigo sta morendo, all'improvviso un aneurisma è esploso nel suo cervello. La Magi, attraverso la voce di Barbara, descriverà l'arrivo ai funerali dei tanti amici come un replay della scena iniziale de Il grande freddo di Lawrence Kasdan. E il ricordo straziante del fratello si trasformerà in miracoloso appoggio. Rodrigo diventa messaggero dall'aldilà un po' come la bambina stuprata e uccisa in Amabili resti di Peter Jackson, che dal cielo guida all'identificazione del suo assassino. Ma anche angelo guerriero, evocatore di cieli berlinesi secondo Wim Wenders, sostenitore della missione della sorella, che lo fa rivivere attraverso l'immaginario struggente di un vissuto comune. I giochi dell'infanzia nella casa antica, gli amici complici di scherzi adolescenziali e sfide sportive, gli amori nascenti, la fantasia scatenata di Rodrigo ragazzo che seduce tutti e reinterpreta la storia a modo suo... Una breve cavalcata a ritroso nella storia sulle orme di Orlando. L'amore fraterno a un livello altissimo, ripercorso in chiave cinefiabesca, "quasi nel solco dei fratelli Grimm" (quanto hanno ispirato il cinema!) si legge in una recensione. Sino alla sorpresa finale, Barbara arriva ad un ragazzo "riconducibile" a suo fratello Rodrigo. E la vita sconfigge la morte. Perchè il sangue non è acqua, è scritto nel destino e nel Dna.


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