Advertisement
Donald Trump: che storia, che divo, che film!

I media, i sondaggi, gli analisti, gli amici, i nemici, le stelle del cielo e dello spettacolo, insomma tutto era preordinato da una piattaforma vasta e potente, invincibile. Ma poi c'era... la gente.
di Pino Farinotti

mercoledì 9 novembre 2016 - Focus

I media, i sondaggi, gli analisti, gli amici (ma c'erano?), i nemici, gli artisti, il potere quasi tutto, le stelle del cielo e dello spettacolo, la satira (mai così dura), le forze recondite, il fuoco amico, un presidente uscente mai così violento. Insomma tutto: contro. Poi sotto, o sopra (è lo stesso in questo caso) c'era la gente che va per la sua strada, individualmente, coi propri problemi che non sono quelli di Springsteen o di Bon Jovi. La gente che si è presa gioco dei sondaggisti. La tendenza comune a tutti era: fra due candidati così mediocri è bene scegliere quello meno mediocre, che non creerà sorprese pericolose, stiamo allo status quo, dunque assestiamoci sulla solita piattaforma del potere conosciuto, quello della coppia dei Clinton, che incombono da un quarto di secolo. Tutto era preordinato da quella piattaforma vasta e potente, invincibile. Ma poi c'era... la gente.

Trump: l'immagine, l'appeal, la controversia, il mistero, le anomalie. L'attore. Il divo.
Pino Farinotti

Lavoro nella comunicazione e nella cultura, mi informo, la politica non è il mio mestiere ufficiale, lascio lo spazio, vastissimo in questo caso, ai professionisti in quel senso. Ma dico che anch'io facevo parte della "tendenza comune" anche se provo scarsa simpatia per la signora Hillary. E adesso Trump: l'immagine, l'appeal, la controversia, il mistero, le anomalie. L'attore. Il divo. Mi concedo un altro breve inserto politico. Ho ascoltato per intero il suo discorso da neopresidente. Ha contraddetto i toni e i contenuti della campagna elettorale, aggressivi, violenti, magari pericolosi, "di pancia" come si dice adesso. Invece ha parlato da diplomatico quasi prudente, istituzionale, magari convenzionale. Tranquillizzante. Presidente di tutti, collaborazione con tutte le nazioni, attenzione a tutte le razze e religioni, ha persino lodato Hillary: tutto il contrario di prima.


In foto Hillary Clinton.
In foto Barack Obama.
In foto Donald Trump.

Entro nel mio specifico: dico che il divo mi è piaciuto. Avanzava verso il microfono col passo di John Wayne, sembrava (forse) commosso, dietro di lui la sua gente, moglie, figli, genero, la famiglia. Tutti belli, alti, abiti italiani (mi sembra), gonne corte e gambe lunghe, sorrisi perfetti. Un'istantanea di ricchi e vincenti per meriti propri, estranei al potere consolidato. Certo non raggiungibili dal braccio pur teso dell'uomo della strada americana. Ma forse è il momento buono in quel senso. Vale, parlo sempre di film, la cosiddetta identificazione: quella bella e impossibile, "voglio essere Marlon", "io Marilyn".

Credo che Trump sarebbe piaciuto a Hitchcock, conservatore, e a Ford, repubblicano. E certo piacerà a Eastwood. Sarà odiato da Stone e da Moore.
Pino Farinotti

Quanto vale l'appeal, quanto l'immagine, quanto gli schermi. Da quel famoso 1960 quando Kennedy, il nuovo, superò Nixon, il consolidato, in televisione, davvero tutto è cambiato. Franklin Delano Roosevelt, il più grande presidente dell'era moderna (4 mandati), che si presentava su una sedia a rotelle, non ce l'avrebbe mai fatta nell'epoca della televisione. Kennedy inaugurò, appunto, la pratica e la cultura dell'immagine, e ne aveva gli atout, lui, il progressista dei diritti civili, affascinante e soprattutto eroe postumo. A giovarsi del medium è stato Ronald Reagan, (semi)divo del cinema, che poi stupì tutti e si rivelò forse il miglior presidente dell'era recente. Clinton non richiamava Hollywood ma possedeva personalità. Poi si fece tutti quegli autogol. Gli "intermedi" fino a Obama non "bucavano", come si dice. Ha funzionato invece Obama, un metro e novanta, movenze da felino (africano), molto vicino al divo Sidney Poitier. Non c'è dubbio che Trump possieda appeal e non credo che tutte le donne, centinaia, da lui sedotte, le abbia... costrette. Credo che sarebbe piaciuto a Hitchcock, conservatore, e a Ford, repubblicano. E certo piacerà a Eastwood. Sarà odiato da Stone e da Moore, che hanno attaccato e sfottuto con violenza Bush junior. Donald non offrirà assist in quel senso.


In foto Richard Nixon.
In foto Ronald Reagan.
In foto George W. Bush.

Uno dei codici forti, che ti fanno vincere è l'eroe. L'unico profilo che Trump non presentava era quello, ma gliel'hanno regalato i nemici. A ribadire: i vip, i sondaggi, i media, le lobbies, i poteri, la politica, il mondo, erano contro di lui. Ne hanno fatto l'uomo solo contro tutti. Eccolo il profilo eroico, irresistibile. E Donald a fronte di "quei tutti", si è trovato al fianco... gli americani del cinema: Gary Cooper ne Gli invincibili va da solo nel campo indiano. È circondato da lance, frecce e pugnali, e da occhi fiammeggianti. Sarà ucciso, non c'è dubbio. Invece no. Prevale col coraggio e con la forza.

Obama ottenne, nel 2009, il Nobel per la pace e non aveva fatto quasi niente per meritarlo. Era un premio al futuro, beneaugurante. E dunque, come auspicio e speranza, portiamoci avanti, giochiamo, poniamo fra i quattro giganti del Rushmore, un Donald Trump, futuribile.
Pino Farinotti

Qualche anno fa ebbi modo di parlare di presidenti con uno che se ne intendeva, Henry Kissinger, a Milano per una conferenza. Gli ero stato presentato come critico di cinema e il discorso fu in quel senso. Promemoria: in Intrigo internazionale c'è il monte Rushmore, con le grandi sculture di quattro presidenti: Washington, Jefferson, Lincoln e Theodor Roosevelt. Kissinger, grande esperto di presidenti e di Storia conosceva benissimo quel Rushmore. "Quei quattro", gli chiesi, "erano la scelta giusta?". "Direi proprio di sì." Gli feci una domanda più impegnativa: "Mr Kissinger, quali altri quattro presidenti metterebbero di stare sul Rushmore, da allora a oggi". Non si sottrasse al gioco. Non ci pensò molto: "Non può mancare l'altro Roosevelt, Delano, ha salvato l'America. E poi naturalmente Kennedy, se non altro per popolarità". A quel punto rallentò. Finché il nome si formò. "Reagan". "E siamo a tre, il quarto?". Il quarto non gli veniva di getto. Ragionava, scuoteva il capo, sorridendo. Gli diedi un assist: "... Nixon?", "direi di no. A quei livelli assoluti l'aspetto morale è molto importante. No, Nixon no". "Clinton?", "neppure, troppe bugie". Lasciai passare qualche secondo: "Mr Kissinger, il quarto proprio non le viene...". Concluse: "Facciamo così, lasciamo il posto vacante in attesa fiduciosa". All'epoca della cena, presidente era George W. Bush. Poi sarebbe stata la volta, anzi le volte, di Obama. Non posso certo esprimermi a nome di Henry Kissinger, posso cercare di indovinare. Credo che il posto continuerebbe a rimanere vacante. Ma visto che di fiction e di gioco trattasi, azzardo una proposta preventiva: che il quarto nome sia Donald Trump. Un riferimento può essere Obama, che ottenne, nel 2009, il Nobel per la pace e non aveva fatto quasi niente per meritarlo. Era un premio al futuro, bene augurante. E dunque, come auspicio e speranza, portiamoci avanti, giochiamo, poniamo fra i quattro giganti del Rushmore, un Donald Trump, futuribile.
E comunque, fra quattro, o otto anni, tirate le somme, se il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti sarà stato tanto bravo da meritarsi l'effigie su quel monte, sarà stato il mondo a guadagnarci.


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati