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«Ripariamo i malintesi», Bergoglio e il contatto con Lutero

Prendendo spunto dal film Luther i parallelismi tra papa Francesco e il teologo della riforma protestante.
di Pino Farinotti

domenica 6 novembre 2016 - Focus

"Ripariamo i malintesi". È la frase d'apertura, il segnale che papa Francesco ha voluto dare per un'iniziativa straordinaria, e mai aggettivo è stato più appropriato. Bergoglio ha pronunciato quella frase a Lund, in Svezia, il 21 ottobre scorso. È quello il giorno, del 1517, in cui Lutero affisse alle porte della chiesa di Wittemberg le sue 95 tesi, che divennero il manifesto della protesta verso la Curia di Roma. Sappiamo cosa ne derivò in termini di Chiesa, di morale, di mistica, di rivoluzioni e di sangue. I lemmi correnti, successivi, sono riforma e controriforma e poi inquisizione. E guerre di religione, infinite. Anche se Lutero il futuro non poteva conoscerlo. Però poteva immaginarlo. Rimaneva alla sua protesta, per lui, e per molti, sacrosanta. Così come ritengo "sacrosanta" l'iniziativa di Bergoglio che, nelle azioni e nelle esternazioni recenti ha spesso suscitato dialettica, diciamo così. E dunque, da quella visita storica ecco, fra le molte conseguenze, un promemoria importante.

Ma chi era questo Martin Lutero? Ho fatto buoni studi e so chi era, ma l'evento storico di Lund mi ha indotto a un ripasso, e in questo senso ho trovato uno strumento. Uno strumento serio, e vale la precisazione, perché spesso il cinema non lo è. Esiste un film Luther del 2004, firmato da Eric Till, uno studioso londinese, classe 1929, che conosce bene l'argomento.
Pino Farinotti

Trattasi di anglicano, dunque, verosimilmente, ha maggiori simpatie per Lutero che per... Roma. E c'è un dato della produzione, che alla fine ringrazia proprio la Chiesa anglicana per la collaborazione. Tuttavia, da ricercatore serio, rimane ai fatti. Certo, con qualche licenza di linguaggio, cioè di cinema, che pretende, oltre che la verità e la Storia, anche un minimo di azione e di spettacolo. Nei panni di Luther c'è Joseph Fiennes, fratello del più celebre Ralph.
La vicenda di Lutero (1483-1546) è scandita secondo filologia, certo coi tempi, con le sintesi del cinema. Martin studia legge ma non gli basta, entra in convento e riceve il sacerdozio degli agostiniani. Possiede una passione forte, è supercritico, vuole cambiare le cose. A Roma, nel 1510, assiste, e ne è sconvolto, al degrado della Chiesa. Ai piedi di una scalinata i preti raccolgono i soldi delle indulgenze. Uno gli dice: "con pochi fiorini tuo nonno lascerà il purgatorio,e sarà accolto in paradiso". Till si ritaglia una licenza, ma legittima, mostrando un prete che si apparta con una prostituta. Lutero è un allievo molto difficile per i docenti tradizionali che difendono a oltranza la Chiesa. È coltissimo, un maestro quasi lo minaccia: "fuori dalla chiesa non c'è salvezza". L'allievo ribatte: "nel 1215, il quarto concilio lateranense stabilisce che ci può essere salvezza fuori dalla chiesa, ma non fuori dal Cristo." È la traduzione dell'assunto fondamentale di Lutero: le verità sta nelle sacre scritture, non nei concili o nei papi.


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Una scena di Luther.
Una scena di Luther.
Una scena di Luther.

Conseguito il dottorato inizia la sua attività di docente universitario. È l'idolo degli studenti. Insegna al di fuori di tutti gli schemi. Racconta: "Con un fiorino d'argento ho tirato fuori mio nonno dal purgatorio, se avessi avuto qualche soldo in più avrei salvato anche mia nonna e mio zio". È il suo modo di insegnare. E funziona. Diventa popolare, la gente gli da retta, le indulgenze non si vendono più, la Chiesa si arrabbia. Eric Till non dimentica un excursus sui papi dell'epoca: al laido Alessandro VI - un Borgia, padre di Cesare - succede Giulio II, quello di Michelangelo - un guerriero, al quale succede Leone X, riformatore della Chiesa ma più nelle intenzioni che nella sostanza. Sarà lui, prima a blandire Lutero, ormai troppo popolare, e poi vista la sua inflessibilità, a scomunicarlo. Un altro personaggio decisivo è Federico il saggio (Ustinov), principe di Sassonia che protegge Lutero a oltranza, sfidando persino l'imperatore Massimiliano primo. Il principe organizza un falso rapimento di Lutero, ormai condannato, e lo nasconde nel castello di Wartburg, salvandogli la vita.

Con un fiorino d'argento ho tirato fuori mio nonno dal purgatorio, se avessi avuto qualche soldo in più avrei salvato anche mia nonna e mio zio
Lutero

Un altro momento di cinema, di qualità, mostra il giovane Luther furibondo perché un vescovo non concede il terreno consacrato per la sepoltura di un suicida: scava con le sue mani la fossa, si carica il cadavere sulle spalle e lo seppellisce. Non manca, naturalmente, l'istantanea dell'affissione alle porte della chiesa di Wittemberg. Lutero vince così la sua battaglia. Dunque, un film come ottima, verosimile fonte, anche se non... perfetta. Perché tende a fare di Lutero un eroe senza macchia.
Ma qualche macchia c'era. La nuova dottrina non poteva, politicamente, e socialmente, essere condivisa da tutte le fasce, così si scatenò una vera guerra fra principi e contadini. E Lutero si schierò... coi potenti. Uscendo dalla fiction: papa Francesco che come riformatore avrà certo più fortuna di Leone, da religioso pragmatico e senza fronzoli (di ortodossia) ha capito che ormai molte ragioni del contendere non sussistono più. Il nodo della salvezza - attraverso le opere e la benevolenza del clero (tesi cattolica) o per grazia divina (Lutero) - sembra non preoccupare più di tanto. Le indulgenze non ci sono più. L'al di là, soprattutto l'inferno è stato... resettato. Adesso ci sono temi ben più discussi: il divorzio, l'omosessualità, le nascite, e il ruolo della donne. Su questi temi... ci sono stati persino troppi film. Adesso stiamo attenti a Jorge Mario Bergoglio.


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