Advertisement
Il cinema del reale e i suoi protagonisti: la realtà supera il romanzo

Padre Cataldo di Liberami è solo l'ultimo di tanti personaggi che il cinema narrativo italiano non avrebbe saputo dipingere.
di Roy Menarini

Liberaci dal male

Impostazioni dei sottotitoli

Posticipa di 0.1s
Anticipa di 0.1s
Sposta verticalmente
Sposta orizzontalmente
Grandezza font
Colore del testo
Colore dello sfondo
0:00
/
0:00
Caricamento annuncio in corso
In foto Padre Cataldo in una scena del film Liberami di Federica Di Giacomo. Dal 29 settembre al cinema.
mercoledì 28 settembre 2016 - Focus

Se è maledettamente difficile distribuire e far circolare in pubblico i documentari italiani - produzione di pregio che non accenna a diminuire di intensità nel nostro paese - risulta ancora più complicato far capire agli spettatori più generalisti la differenza tra un reportage, un lavoro di analisi, un'opera poetica o il cosiddetto cinema del reale.

L'uscita di Liberami - che segue di poco la distribuzione di Spira Mirabilis (tanto per dimostrare quante diverse operazioni poetiche e contemplative si possano realizzare sotto l'insufficiente ombrello terminologico del documentario) - rafforza il concetto del cinema del reale.
Roy Menarini

Numerosi dibattiti, articoli e pubblicazioni hanno affrontato l'argomento, ma noi cerchiamo di farla breve: un cinema che nutre profonde radici nella realtà, a cominciare da persone, territori, cronache e che da esse comincia un'esplorazione in alcuni casi antropologica e in altri pienamente narrativa, dove gli steccati con la finzione traballano. Al centro, la convinzione che il cinema stesso possa essere messo in gioco, nella sua temporalità, veridicità, linguaggio e confini estetici.


SCOPRI IL FILM: LIBERAMI
In foto una scena del film Liberami.
In foto una scena del film Liberami.
In foto la regista Federica Di Giacomo.

Liberami, con la sua indagine del fenomeno degli esorcismi nel Sud Italia, non pretende di mettere in crisi gli statuti di verità e finzione, prassi invece consueta per esempio nei film di Roberto Minervini, dove lo spettatore deve fare perennemente scelte di campo e accordare fiducia al narratore. Federica Di Giacomo opta per l'analisi del personaggio del guaritore dal demonio, figura che il cinema dell'orrore e del soprannaturale ha spinto all'estremo dell'iconicità e che dunque deve essere calata nel mondo reale - oltre che spogliata del suo epos fantastico. Operazione perfettamente riuscita, perché padre Cataldo diviene via via il catalizzatore di un universo nascosto e sotterraneo, assai più diffuso di quel che crediamo, e al tempo stesso legato al contemporaneo in modo indissolubile.

Padre Cataldo, grazie al carattere pugnace ed instancabile, offre la cura a un disagio dei nostri tempi, che si colora di irrazionale e religioso per colmare un'assenza (lo Stato, la convivenza civile, la scienza medica) percepita come incolmabile.
Roy Menarini

Padre Cataldo, nel suo indicibile mix di umanità e inganno, si presta a momenti ambigui, lugubri, così come a situazioni grottesche - l'esorcismo per telefono è un momento che verrebbe invidiato dai padri della commedia all'italiana. Proprio questa sequenza, insieme alle molte altre che costruiscono un personaggio vero e proprio, spinge a sottolineare come il cinema del reale sia prodigo di protagonisti che il cinema italiano narrativo, mainstream, non riesce (o riesce raramente) a dipingere.


Una scena del film La bocca del lupo di Pietro Marcello.
Una scena del film Sacro Gra di Gianfranco Rosi.
Una scena del film TIR di Alberto Fasulo.

Quando Sacro GRA di Gianfranco Rosi vinse il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, venne automatico paragonarne i personaggi freak e dropout al cinema grottesco di Sorrentino, pur essendo i primi figure pescate dal regista in anni di osservazione "partecipata" sul grande raccordo anulare. Nei film di Pietro Marcello, questa capacità di sfondare la linea del reale per accedere a una dimensione romanzesca e cosmogonica del personaggio è connaturata all'autore: i due struggenti protagonisti di La bocca del lupo e l'Angelo del Carditello (alias Tommaso Cestrone) di Bella e perduta sono esempi mirabili. Anche i personaggi di Alberto Fasulo si muovono nel reticolo del cinema del reale (in TIR il personaggio del camionista, basato su ricerche accurate e ricostruzioni documentarie, viene interpretato da un attore costretto a prendere la patente di guida per veicoli pesanti), ampliando il compasso di quel che della società italiana - attraverso i personaggi "non fiction" - riusciamo a conoscere. E gli esempi potrebbero continuare a lungo, a volte con esiti di eccezionale intensità (L'estate di Giacomo, per fare un nome).

Ovviamente si fa strada il rischio che il cinema del reale diventi una moda e già ora - talvolta - si vedono progetti basati solo sulla bizzarria delle persone immortalate, sull'originalità del loro mestiere, e senza grandi riflessioni sul mezzo cinematografico, presenti invece nei titoli e nei cineasti elencati.
Roy Menarini

Il cinema del reale necessita insomma di una teorizzazione forte, e di riprocessarsi di continuo, anche durante la (spesso lunga) gestazione dei film, proprio come in Liberami che - entrando in un imprevedibile e fertile corto circuito tra il cinema antropologico ispirato da Ernesto De Martino, come i film di Luigi Di Gianni o Gianfranco Mingozzi, e il cinema dell'occulto statunitense - rovescia il tavolo della facili attese dello spettatore e mostra di aver trionfato nella sezione Orizzonti per meriti indiscutibili.


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati