Ebreo che più ebreo non si può. Significa una certa qualità di intelligenza, che se applicata al cinema e allo spettacolo, diventa un "sine qua non" e se applicata alla comicità diventa un assoluto.

Gene Wilder, vero nome Gerome Silberman, fa parte di quella schiera di artisti, di quel gruppo yiddish, che ha inventato e reinventato l'evasione nobile e intelligente, appunto.

Si parte dai fratelli Marx, per risalire a Jerry Lewis, a Peter Sellers, Woody Allen, Billy Crystal, fra gli altri. E Mel Brooks, che ho tenuto per ultimo perché con Gene Wilder è quasi un tutt'uno. "Mai banale" può essere la targa applicabile al futuro cineasta.
Per i divi ci sono vie quasi obbligate: piccoli lavori, di ogni genere, fino al momento dell'incontro decisivo, delle piccole parti e poi di quelle grandi. Ma Gene, ottimo studente all'università di Milwaukee, poi allievo diligente alla "Bristol Old Vic Theatre School", Inghilterra, infine insegnate di scherma al suo ritorno in America. Un lavoro che gli serve per mantenersi la passione per il teatro, trattasi di piccole parti. In attesa... L'incontro decisivo detto sopra arriva quando Gene incuriosisce Warren Beatty, che sta per produrre e interpretare quello che diventerà un classico delle "gangster's story, Bonnie and Clyde (titolo italiano proprio Gangster Story). Nel film Wilder è presente solo in una sequenza, quando Bonny e Clide - Beatty e Dunaway, divi- che hanno appena fatto un colpo, lo raccolgono in macchina, lo fanno sedere fra di loro e lo usano come ostaggio. Ma Gene sta al gioco, tutt'altro che spaventato. Roteando quegli occhi azzurri sempre estranei alla realtà. È un'unica posa, ma che verrà notata. È il 1967 e Wilder ha 34 anni e non più perdere tempo. E non lo perde.

E così arriva Mel Brooks, regista che sta affinando un certo registro di comicità che apparterrà solo a lui, sì, un inventore. Ritiene che Wilder abbia la faccia e la personalità giusta per diventare un partner forte.

Il film è Per favore non toccate le vecchiette, opera intelligente e alla portata di tutti. Gene è bravo, tanto da ottenere una nomination all'Oscar come migliore attore non protagonista.

Ma l'attore è un istintivo ricercatore, ama variare ed esplorare. Diventa protagonista di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, firmato da Mel Stuart, tratto dal bestseller di Roald Dahl. Il film risulta all'inizio di... troppa qualità e cultura, ed è quasi un flop al botteghino. Ma nel tempo viene rivalutato, anche dal grande pubblico.
Un anno importante è il 1972, quando Wilder incontra Woody Allen. Ottime premesse dunque. Il film è Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere. Gene è protagonista dell'episodio forse più divertente. È un paziente mite, sottomesso, che si fa visitare da uno psichiatra, al quale confessa di essersi innamorato. "E cosa c'è di male?" domanda il medico "Ma si tratta di una pecora." Segue una descrizione, romantica di quell'innamoramento particolare.

Poi il mare diventa talmente grande e occorre selezionare. Per esempio le sue parodie, quella del West, come Mezzogiorno e mezzo di fuoco, dove racconta la frontiera a modo suo, o come Il più grande amatore del mondo, ispirato allo sceicco di Valentino e anche a quello di Fellini. Un'altra citazione nella memoria popolare del cinema è la gonna sollevata dal vento, che non è quella di Marilyn, ma di Kelly Le Brock, allora la "donna più bella del mondo", della quale Gene si innamora, timidamente, a modo suo.
Ma Gene Wilder è legato soprattutto a uno dei più divertenti film comici della storia del cinema: Frankenstein Junior. Dove fa un Frankenstein sui generis, che un po' si vergogna del suo status, ma che risolve tutto, "a modo suo". E se quel titolo è perennemente presente nella classifiche nobili del cinema, il merito è certo di Mel Brooks, ma soprattutto di Gene Wilder. Mancherà, era, un amico affidabile.