Alessandro Tiberi e Matteo Rovere sono i protagonisti di una puntata che riflette sul riaggiornamento di generi tradizionali come la fantascienza, il noir, i film d'azione.
di Mario Sesti
Scattante come uno scoiattolo e curioso come una scimmia, Splendor è il primo programma che va on line (su MYmovies.it) e in tv (Iris) con qualche ora di differenza: è un focolaio di creatività legata alla cultura (cinema ma anche anche video, internet, spettacolo dal vivo, fumetti e videogiochi) che ogni settimana intreccia conversazioni, musica e videoespolrazioni di quanto c'è di bello, interessante e sorprendente là fuori: oltre al porta di casa o oltre i mille schermi di tv, computer e smartphone, che sono il paesaggio costante della nostra vita.
Questa settimana iniziamo con Francesca Reggiani, autrice, attrice, performer che ha fatto dell'imitazione, della satira e della comicità la propria passione e l'accanimento della sua tecnica. Qual è il segreto per imitare alla perfezione qualcun altro con la propria voce e il proprio corpo? La risposta è meno scontata di quello che si immagina.
In realtà tutta la puntata è un po' dedicata al ritorno del successo dei film di genere: film come Lo chiamavano Jeeg Robot, Pericle il nero, Veloce come il vento, proprio negli ultimi mesi hanno attirato un pubblico interessante riaggiornando generi tradizionali come la fantascienza, il noir, i film d'azione. Francesca Marciano, autorevole scrittrice e preziosa sceneggiatrice (ha lavorato con Verdone, con Valeria Golino e ha scritto in collaborazione Pericle il nero), racconta di cosa vuol dire usare, il plot, la forza della struttura di una narrazione, le suggestioni del genere, per costruire il racconto di un film. Ma è anche lo stesso Matteo Rovere, il regista di Veloce come il vento, a condividere con il pubblico di Splendor l'idea, e l'avventura della realizzazione, del film con Stefano Accorsi che è una delle sorprese della stagione.
Si chiude con Alessandro Tiberi, il giovane stagista di Boris che è diventato nell'immaginario popolare l'icona del precario: anche se adesso ha una famiglia e due bambini, l'apparenza di teenager pieno di stupore e speranza non l'ha abbandonato (in realtà ha iniziato da giovanissimo come doppiatore, sulle orme del padre, Piero, un professionista del settore).
La forza e la mobilità della voce è un altro dei percorsi interni della puntata visto che dopo la Reggiani e Tiberi si chiude con l'esibizione dal vivo di un cantautore emergente, Lopez, che è anche lui doppiatore e voce teatrale: il passaggio al canto è un ulteriore manifestazione delle illimitate possibilità espressive di quell'incredibile strumento che è l'espressione vocale.