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L'oriente da scoprire a Cannes: ecco i film asiatici al Festival

Dopo il predominio quantitativo e qualitativo dello scorso anno, ecco veterani e volti nuovi attesi sulla croisette.
di Emanuele Sacchi

lunedì 9 maggio 2016 - Cannes Film Festival

Con Cannes si ha sempre più l'impressione di assistere alla selezione di una rosa ristretta appartenente all'élite del cinema mondiale, ma anche a un sistema chiuso che tende a privilegiare i suoi ospiti abituali. Anche per l'Estremo Oriente è così, in un anno in cui questa zona di mondo ricopre un ruolo apparentemente secondario nella line-up.

Dopo il predominio quantitativo e qualitativo del 2015, che ha visto The Assassin di Hou Hsiao-hsien primeggiare in diverse categorie, quest'anno sono solo due i film dell'Estremo Oriente in Concorso, Ma' Rosa di Brillante Mendoza e The Handmaiden di Park Chan-wook.
Emanuele Sacchi

Tre invece in Un certain regard e uno nella Quinzaine des réalisateurs, oltre alle proiezioni fuori concorso. Profilo autoriale elevato, con nomi già rodati: Park Chan-wook, già vincitore del Gran Prix per Oldboy nel 2004, Koreeda Hirokazu, vincitore della migliore sceneggiatura per Father and Son nel 2014 o Anurag Kashyap, emerso proprio qui con l'opera fiume Gangs of Wasseypur nel 2012. Tra le proiezioni speciali ha trovato posto un altro mostro sacro come Rithy Panh, autore dello splendido L'immagine mancante sul grande rimosso della storia cambogiana.


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Il titolo rimanda immediatamente a uno dei capisaldi del cinema sudcoreano, quel The Housemaid di Kim Ki-young che sconvolse una nazione nel 1960, poi ripreso nell'elegante ed eccessivo remake da Im Sang-soo nel 2010. Ma la governante qui è una truffatrice e seduttrice sotto mentite spoglie, tutt'altro che una vittima. Ambientazione nella Corea occupata dai giapponesi, prima della guerra.

Al solito da Park Chan-wook si attendono eccessi e sconvolgenti rivelazioni, storicamente apprezzate sulla Croisette: nel 2004 Oldboy si aggiudicava il secondo premio tra mille discussioni (il presidente di giuria Tarantino, infatti, voleva assegnargli la Palma d'Oro, ma Tilda Swinton si oppose) e nel 2009 Thirst vince il premio della giuria ex aequo. Oggi presso i critici la sua reputazione è più offuscata e ricorrono le accuse di un manierismo troppo insistito e di una poetica bloccata sui medesimi temi.


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In foto una scena del film The Handmaiden.
In foto una scena del film The Handmaiden.
In foto una scena del film The Handmaiden.
 

Il trailer del nuovo film di Brillante Mendoza racconta già molto di come lo sguardo del regista filippino torni a posarsi su vite al limite nei bassifondi di Manila. Finzione travestita da documentario per immortalare le gesta di Rosa, una negoziante che arrotonda con il narcotraffico finché la polizia non se ne accorge. Uno dei principali rappresentanti di una delle cinematografie più vitali oggi, come quella filippina, Mendoza torna in Concorso a Cannes, dove vinse un discusso premio per la Miglior Regia con Kinatay nel 2009.


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In foto una scena del film Ma' Rosa.
In foto una scena del film Ma' Rosa.
In foto una scena del film Ma' Rosa.
 

Dopo due anni consecutivi in concorso, Kore-eda Hirokazu approda a Un certain regard con After the Storm. La trama e il cast appartengono totalmente alla poetica dell'erede di Ozu, raccontando le dinamiche di una famiglia che si ricompongono durante una notte tempestosa. Dopo lo sguardo al femminile del delizioso Little Sister, la lacerazione interiore di un padre affetto dal demone del gioco. Per chi già lo ama, una garanzia.


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In foto una scena del film After the Storm.
In foto una scena del film After the Storm.
In foto una scena del film After the Storm.
 

Autore del primo film di Singapore approdato alla Semaine de la critique nel 2010, Boo Junfeng torna a Cannes con Apprentice, storia dell'amicizia tra una giovane guardia giurata e il suo ufficiale, un veterano del lavoro in carcere. Junfeng è solo al secondo film, ma è già un talento su cui puntano in molti per il futuro prossimo.


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In foto una scena del film Apprentice.
In foto una scena del film Apprentice.
In foto una scena del film Apprentice.

Dopo il discusso Sayonara, racconto della relazione tra uomo e androide che ha diviso la critica all'ultimo festival di Tokyo, Fukada Koji porta già a Cannes il suo nuovo lavoro, un racconto minimalista su un negoziante di provincia che assume un amico uscito di prigione. Ruoli principali affidati alla star Tadanobu Asano e a Furutachi Kanji, già protagonista per Fukada in Au revoir l'été.


In foto una scena del film Harmonium.
In foto una scena del film Harmonium.
In foto una scena del film Harmonium.

Per la sesta volta a Cannes, Rithy Panh è quasi una presenza obbligata al festival francese. Dopo anni trascorsi a elaborare il lutto collettivo delle stragi degli Khmer rossi e a ripercorrere il cammino di una memoria cancellata con violenza, Exil racconta della lontananza della propria terra, dell'esilio come scelta inevitabile dalle conseguenze altrettanto inevitabili.


In foto Rithy Panh, regista di Exil.
In foto Rithy Panh, regista di Exil.
In foto una scena del film Exil.

Il genere thriller-noir negli ultimi anni in Corea del Sud ha vissuto un apogeo indiscutibile. In questo particolare ambito Na Hong-jin si è distinto come uno dei registi dallo sguardo più lucido e innovativo. The Chaser nel 2008 ha ridefinito le regole del gioco con una durezza senza pari, mentre The Yellow Sea, approdato due anni dopo a Un certain regard, ha allargato il campo sulla problematica dell'immigrazione clandestina e della divisione tra le due Coree, dimostrando le qualità di linguaggio di un grande autore.

Passano ben cinque anni prima di The Wailing, proiettato fuori concorso a Cannes: morti inspiegabili in un villaggio isolato, su cui indaga il detective interpretato dallo straordinario Kwak do-won, interprete preferito di Ryoo Seung-wan. Un'altra certezza.


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In foto una scena del film The Wailing.
In foto una scena del film The Wailing.
In foto una scena del film The Wailing.

Nel 2012 The King of Pigs aveva scioccato per la sofferente brutalità con cui metteva in scena, in un film di animazione, il dolore inflitto dal bullismo e dalla competitività alle giovani vite di ragazzi sudcoreani. Ora la scommessa di Yeon Sang-ho è quella di trasporre la stessa lucidità di sguardo in un contesto live action, cimentandosi con l'horror apocalittico.

Train to Busan, proiettato tra i Midnight Screenings, racconta di un virus misterioso che si diffonde tra la popolazione e di un treno della speranza che cerca di fuggire da un destino inesorabile.


In foto una scena del film Train To Busan.
In foto una scena del film Train To Busan.
In foto una scena del film Train To Busan.

Per molti ancora legato all'irripetibile debutto di Gangs of Wasseypur, la saga epica gangster presentata a Cannes nel 2012, Anurag Kashyap è divenuto negli anni un habitué dei festival internazionali grazie al suo connubio di Bollywood e cinema d'essai, ibrido stimolante e difficile da bilanciare.

Atmosfere macabre per Raman Raghav 2.0, incluso nella Quinzaine des Réalisateurs, che porta su grande schermo le gesta di un famigerato serial killer, che ha terrorizzato Mumbai negli anni Sessanta.


In foto una scena del film Raman Raghav 2.0.
In foto una scena del film Raman Raghav 2.0.
In foto una scena del film Raman Raghav 2.0.

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