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One last kiss

Artista eccentrico, strumentista senza pari, folletto megalomane, precursore di tutte le ibridazioni, Prince ha segnato il pop dagli anni Ottanta. Per sempre.
di Marzia Gandolfi

Prince in un dettaglio della copertina dell'album "Lovesexy" (1988).
martedì 26 aprile 2016 - Celebrities

"My name is Prince and I am funky. My name is Prince the one and only" canta nell'album Love Symbol afferrando (e condensando) la sua essenza. E Prince funky lo era davvero. Lo è diventato presto, durante le assenze del padre, intonacatore di giorno e pianista jazz di notte, e davanti a un pianoforte che compensava qualche cosa che gli sfuggiva costantemente.

Aggrappato al piano, alla chitarra, al basso, alla batteria, al sassofono e a qualsiasi altro strumento assecondi la sua visionarietà perfezionista e paranoica, Prince diventa grande e maggiore negli anni Ottanta e nel cuore di un decennio che lo incontra e scontra con altre stelle blasonate del pantheon pop.
Marzia Gandolfi

Due anni dopo "Thriller" di Michael Jackson (1982) e un anno dopo "Let's Dance" di David Bowie (1983), il 1984 è segnato (e graffiato) dalla colonna sonora di "Purple Rain", il cui eroe è un cantante e musicista 'travestito' da Jimi Hendrix mai troppo timido per imporsi, combattere e vincere. La notorietà di Prince è già considerevole negli Stati Uniti ma questo disco segna la sua impresa mondiale.


Prince ai tempi del successo di "Purple Rain" (1984).
Prince ai tempi del successo di "Purple Rain" (1984).
Prince ai tempi del successo di "Purple Rain" (1984).

Dal 1984 al 1987 fa la sua revolution e regna sovrano alla testa della sua band mitica e archetipale: le saffiche Wendy Melvoin, alla chitarra, e Lisa Coleman, alle tastiere, l'ardente Sheila E. alle percussioni, il jazzista Eric Leeds al sassofono con cappa e cappuccio...

Precursore di tutte le ibridazioni della nostra epoca (nero, bianco, meticcio, latino, bambino, donna, aristocratico, mascalzone, etero, gay, felino) e musicista che ha osato tutte le ibridazioni, Prince è fatto della materia di cui sono fatte le note e di cui è fatto Bowie, con cui condivide il medesimo gusto per il rischio e lo stesso disprezzo per le regole.
Marzia Gandolfi

Sessualmente ambigui ma accanitamente sessuali, infilano abiti femminili, mescolano musica black e white, 'rieducano' il pop, tracciano piste con le rispettive discografie, traducendo nella loro lingua fluida e accessibile gli idiomi delle avanguardie come del pop, del funk e della new wave, dello psichedelismo e del jazz, dell'hip hop e del rock. Troppe volte comparato a Michael Jackson, come solo il pianeta pop sa fare nutrendo rivalità presunte o reali, Prince perfeziona incessantemente la sua musica, rigenerando linguaggi agonizzanti e ricreando l'eccitazione del primo passo sulla luna, mentre Jackson lima performance e immagine per congelarsi nel firmamento della sua superba giovinezza. Contro o in alternativa alle coreografie perfette e la precisione maniacale del rivale, l'artista di Minneapolis rilancia coi suoni e la vita fino ad 'abdicare' negli anni Novanta la sua identità d'artista.


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Un dettaglio della copertina dell'album "1979".
Un dettaglio della copertina dell'album "Dirty Mind" (1980).
Un dettaglio della copertina dell'album "Controversy" (1981).

E gli studi di Paisley Park sono la terra sacra, il luogo di creazione dove il personaggio Prince governa e l'artista Prince crea, scrive, arrangia, suona, registra, produce, difendendo la propria privacy e i propri 'diritti', entrambi 'ritirati' dai servizi in streaming e dall'esposizione mediatica senza tregua.

Nell'epoca della spettacolarizzazione generalizzata, in cui prevale il voyeurismo televisivo, la fiction si insinua nella realtà sotto l'occhio onnipresente delle telecamere e il verbo dominante diventa 'apparire', il ragazzo di Minneapolis sceglie la riservatezza e la hometown in cui è cresciuto e dove i genitori si stabilirono fuggendo nel Minnesota freddo e liberale il soffocante clima del Sud razzista.
Marzia Gandolfi

Abbracciato alla sua chitarra, Prince non si limita a comporre musica ma la diffonde, la mette in scena, la visualizza. Costantemente aggiornato sui suoni come sulle nuove tecnologie, parte mille volte per il fronte con le sue camicie à jabot, le collane, le catene e gli anelli molto prima del bling-bling del rap. Delle conquiste e delle vittorie in trincea sull'abitudine, l'inerzia e l'istituzionalizzato beneficiano oggi i nuovi artisti tra cui è ancora difficile individuare il discendente diretto dell'impudenza che caratterizza il suo gesto artistico.


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Prince.
Prince in un dettaglio della copertina di "Parade" (1986).
Prince.

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