"È più arduo onorare la memoria dei senza nome che non delle grandi personalità. La costruzione storica è devota a dar memoria ai senza nome". Così scriveva il filosofo e scrittore tedesco di origine ebraica Walter Benjamin.
Il cinema, nella sua ormai lunga storia, ha contribuito in maniera determinante a rendere accessibile alle più vaste platee proprio il ricordo di coloro che altrimenti sarebbero stati dimenticati. Ne troviamo un'ulteriore testimonianza nelle programmazioni dedicate al Giorno della memoria nel quale, più che mai in un periodo di rinnovate atrocità, bisogna ricordare per conservare antidoti alla crudeltà che si fa sistema.
Nelle sale italiane (fisiche e virtuali) vengono proiettati film che tutti dovrebbero vedere anche se il flusso mediatico di notizie tende ad anestetizzarci e a spingere molti verso una sorta di amnesia solo apparentemente rassicurante. Per chi predilige il cinema di narrazione (parlare di finzione in questo caso sarebbe solo deviante) il film di Pepe Danquart Corri ragazzo corri si rifà al libro che narra la vera storia di Yoram Friedman (che suggella con la sua presenza il finale) che al tempo della Shoah aveva solo otto anni e che, spinto dal desiderio di sopravvivere e sostenuto da un'acuta intelligenza, riuscì a sfuggire ai nazisti non senza conoscere la sofferenza ma anche la bontà di chi metteva a repentaglio la propria vita per aiutarlo. In un numero limitato di sale torna anche l'inspiegabilmente ostracizzato dalla distribuzione Anita B. anch'esso con una base letteraria (il romanzo di Edith Bruck "Quanta stella c'è nel cielo") che affronta un tema che il cinema non aveva mai affrontato in modo così esplicito e diretto: il desiderio da parte della comunità ebraica di lasciarsi alle spalle gli orrori della Shoah per poter tornare a vivere una vita che fosse pienamente tale.
Chi invece preferisce la forma documentaristica ha a disposizione tre titoli di grande rilevanza. Uno si trova nelle sale cittadine e due su MYmovieslive. Il primo è L'uomo per bene - Le lettere segrete di Heinrich Himmler di Vanessa Lapa la quale ricostruisce la vita e la personalità del capo delle SS e ideatore dei campi di sterminio attraverso le lettere inviate a moglie e figlia e le sue memorie. Con il contributo di uno psicologo la regista riesce a fornire un quadro molto efficace di una conformazione di carattere in cui l'odio scava tunnel sotterranei indistruttibili mentre in superficie resta intatta l'apparenza del buon borghese.
Se in questo caso è un nome noto ai più a stare al centro dell'attenzione, nei due documentari di Claude Lanzmann proposti su MYmovieslive sono invece i senza nome (o comunque poco noti al mondo non ebraico) al centro della narrazione. In L'ultimo degli ingiusti il grande documentarista riporta alla luce materiali girati trent'anni prima per cercare di inquadrare con lucidità la complessa figura di Benjamin Murmelstein, Rabbino Capo a Vienna nel momento dell'annessione dell'Austria alla Germania e accusato di collaborazionismo con i nazisti tanto da venirgli vietato l'ingresso in Israele. Lanzmann non si limita ad ottenere dal suo soggetto risposte 'scomode' ma mostra anche come la manipolazione della comunicazione abbia consentito ad Hitler di occultare gran parte delle atrocità commesse nei confronti degli ebrei. Ebrei che in Sobibor-14 ottobre 1943 contraddicono l'immagine stereotipata delle vittime passive grazie alla ricostruzione della rivolta che un gruppo di loro mise in atto nel campo di concentramento di Sobibor in Polonia. Chi vuole ricordare ha, in queste opere, l'occasione per continuare a farlo.