Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

Tra le molte novità di questi ultimi anni nella programmazione delle sale, e in particolare nel contesto dei prodotti audiovisivi non cinematografici, spicca il ricorso all'opera lirica. Nella nostra testa, specie per i non melomani, l'opera è un intrattenimento particolarmente raffinato, che ha perso la popolarità degli esordi (in Italia la conoscenza di Verdi, un tempo, era diffusa e paragonabile alla confidenza che abbiamo oggi con le fiction più celebri), e che riguarda un settore abbastanza ridotto del consumo spettacolare.
Il ritorno dell'opera lirica al cinema, con l'ausilio dei mezzi audiovisivi, ma al contempo rispettando in molti casi la diretta (dunque l'espressione live degli interpreti) prova nuovamente a invertire la rotta. Del resto, molti storici del cinema hanno individuato nel melodramma e nella trasformazione delle forme teatrali ottocentesche - comprese quelle più volgari - una serie culturale antesignana del cinematografo e del suo pubblico, almeno di quello che tributò un successo enorme al nuovo dispositivo tra fine Ottocento e inizio Novecento. Non dimentichiamo poi la stagione del film-opera, ovvero di quelle trasposizioni di testi celebri che diedero vita a un vero e proprio genere negli anni Quaranta e Cinquanta in Italia.

Insomma, la corrispondenza di amorosi sensi tra la sala cinematografica e l'opera lirica non è davvero cosa nuova, e ci pare curioso e persino rassicurante che i due mezzi espressivi si ritrovino ancora una volta a braccetto. A ribadire il concetto, ecco spuntare registi celebrati di film su grande schermo alle prese con allestimenti teatrali: il 4 novembre, per esempio, dal Metropolitan Opera, arriva nelle sale la produzione di Richard Eyre (Diario di uno scandalo), peraltro già esperto di direzione scenica, della Carmen di Georges Bizet live HD dal MET. A Natale, sempre Microcinema propone Cenerentola, la favola musicata da Gioachino Rossini, nella versione cinematografica diretta da Carlo Verdone, e a maggio 2015 Rigoletto a Mantova per la regia di Marco Bellocchio, la fotografia di Vittorio Storaro e l'interpretazione di Placido Domingo. E proprio il grande tenore madrileno è protagonista dalla Royal Opera House di I due Foscari, in uscita lunedì 27 ottobre, cui si aggiunge ancora L'elisir d'amore a fine mese.

Quel che naturalmente sorprende è appunto la diretta, ovvero la tecnica che ha permesso alla televisione di affermarsi come medium unico nel panorama degli audiovisivi. Oggi l'antica forma dell'opera e la tradizionale forma del cinematografo, puntando su nuove tecnologie digitali, si ritrovano grazie a un elemento - il live - che è sempre appartenuto al piccolo schermo. Un corto circuito tecnologico, che dimostra come le forme dello spettacolo siano in veemente trasformazione, alla ricerca di pubblici al contempo tradizionali (gli amanti dell'opera in questo caso) e innovativi (tutti i curiosi della multiprogrammazione in sala).